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Una delegazione trentina al congresso per la fondazione di Sinistra Italiana. Renata Attolini: "C'è bisogno di noi su lavoro, diritti, ambiente"

Ma non tutti ci stanno, Rifondazione e L'Altra Europa con Tsipras non confluiranno nel nuovo soggetto. "Da parte nostra c'è la volontà di mettersi in gioco e lavorare per superare tutte le chiusure identitarie"

Di Donatello Baldo - 17 febbraio 2017 - 11:30

TRENTO. Tempo di congressi. Non solo per il Partito democratico, anche Sinistra Italiana celebra il suo, quello di fondazione, che avvia un nuovo progetto che raccoglie gli ex di Sel, qualche fuoriuscito dal Pd, qualche altra formazione della sinistra e alcuni esponenti dell'associazionismo e della società civile legata ai movimenti antagonisti.

 

A Rimini, da oggi fino a domenica, saranno presenti alcuni delegati trentini. Tra loro anche Renata Attolini: “Il percorso che ci ha portati al congresso nazionale si è articolato attraverso una serie di assemblee territoriali, attraverso la costituzione di un comitato promotore che ha messo attorno a un tavolo non solo Sel ma anche il Partito del Lavoro, con Mirko Carotta, un rappresentante dei Gruppi di acquisto solidale, uno della Comunità islamica della Val di Non, alcuni rappresentanti del sindacato come Roland Caramelle della Filcams-Cgil”.

 

Tra i promotori della fondazione di Sinistra Italiana sono però escluse, per ora, altre realtà: Rifondazione Comunista, l'area dei civatiani, L'altra Europa con Tsipras. “Con queste espressioni della sinistra abbiamo lavorato sul No al referendum istituzionale – assicura Attolini – ma politicamente si tengono ancora in disparte rispetto al nostro progetto”.

 

Niente di nuovo, la difficoltà di riunire sotto un'unica bandiera le sigle che compongono la galassia della sinistra italiana è cosa nota. “Fratelli coltelli”, diceva Antonio Gramsci. Ma questa divisione annosa, qualche problema lo pone: in Consiglio comunale siede, sostenuta da una coalizione che comprendeva un po' tutti, Antonia Romano, de L'altra Trento a Sinistra. E sembra non ci sia un idem sentire tra lei quelli che oggi sono scesi a Rimini per fondare Sinistra Italiana.

 

Non ci riconosciamo in certe sue decisioni e in alcuni suoi modi di fare – spiega Renata Attolini – cose che ci hanno portato a un allontanamento”. Perché sembra che Romano sia molto più in sintonia con gli esponenti di Rifondazione Comunista, piuttosto che con quelli che arrivano dal partito di Vendola, Sel.

 

“Da parte nostra – afferma convinta Renata Attolini – c'è la volontà di mettersi in gioco e lavorare per superare tutte le chiusure identitarie. Ma è difficile – osserva – perché tutti devono fare un passo avanti”. Per l'esponete di Sinistra italiana, “c'è bisogno di sinistra, è importante presidiare quest'area anche in Trentino, per dare risposte che altri non saprebbero dare: sul lavoro, sull'ambiente, sui diritti”.

 

Anche in vista del 2018, delle elezioni provinciali: “Ma una cosa deve essere chiara – avverte Attolini – prima di discutere sul 'con chi si sta', si discuta sulla qualità delle proposte che uniscono. E proprio per questo servirebbe un'unità all'interno di un partito strutturato, forte, con programmi ben definiti. Anche per superare lo spezzatino che non fa altro che indebolirci”.

 

Il congresso di questi giorni si inserisce in un quadro nazionale molto complesso. Dal gruppo parlamentare di Sel, che avrebbe dovuto confluire in Sinistra Italiana, qualcuno si è defilato, non condividendo l'impostazione di chi proviene dall'ortodossia vendoliana. Qualcuno sarebbe più attirato dalle proposte avanzate da Giuliano Pisapia, quelle di un movimento di sinistra che guarda alla collaborazione con un Pd diverso dall'attuale. Quelli che dicono, in sostanza: “Né con Renzi né con Vendola”.

 

Quelli che aspettano, assieme a Pippo Civati e altri gruppi e movimenti di sinistra grandi e piccoli, che cosa succederà nel prossimo futuro, se nel Pd si consumerà la scissione di Bersani e D'Alema, ad esempio. Perché a quel punto le carte si mescolano un'altra volta, e tutto si rimette in gioco. Altri fratelli, altri coltelli. “Speriamo di noi – sorride l'esponente di Sinistra italiana – sarebbe più utile costruire l'alternativa piuttosto che arroccarsi sulle proprie identità”. 

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