Rossi: "Renzi ci ha ringraziati per il nostro impegno. La coalizione, però, adesso deve dimostrarsi coesa e leale"
Attaccato da più parti (anche in maggioranza ieri mattina) il presidente della Provincia, amareggiato per la vittoria del No al referendum, guarda avanti: "La nostra coalizione deve riflettere sul senso dello stare assieme. Ci attendono la sfida sulle leggi di stabilità in senato e in Trentino. Servono deliberazioni chiare e nette"
TRENTO. "Ho sentito Matteo Renzi e voglio portare anche a voi il ringraziamento che mi ha fatto per il nostro impegno e la nostra lealtà". C'ha messo la faccia per questa riforma il presidente della Provincia Ugo Rossi spendendosi, in prima persona, anche con foto e locandine elettorali. Una riforma che nel resto del Paese veniva additata come troppo favorevole ai privilegi delle regioni a statuto autonomo. "E in Alto Adige l'hanno capito bene - ci spiegava ieri notte il senatore Franco Panizza - visto che lì il Sì ha stravinto. Gli altoatesini dimostrano di percepire maggiormente il valore dell'autonomia. In Trentino, invece, ci siamo fatti influenzare troppo da quanto accade in Italia e dal vento dei populisimi che ormai soffia forte anche qui".
E un po' come Renzi, oggi Rossi si è trovato ad affrontare non solo l'esito di una sconfitta politica, ma anche i sorrisi a denti stretti di quanti, nella sua stessa maggioranza hanno deciso di votare No, addirittura facendo campagna contro la coalizione. Restando solo a quelli seduti tra gli scranni del suo consiglio provinciale c'erano Kaswalder del suo Patt e la consigliera del Pd Violetta Plotegher e addirittura il presidente del consiglio Dorigatti aveva preso posizione per il No. Proprio quest'ultimo, ieri mattina durante la riunione di maggioranza, avrebbe criticato il presidente della Provincia per essersi esposto troppo in questa campagna referendaria. Una riunione di maggioranza a dir poco "agitata". I toni sono stati, infatti, molto accesi e al centro del dibattito non poteva che esserci la coalizione di centrosinistra autonomista che anche in questa sfida s'è dimostrata fragile e frammentata. Il Patt, non c'è dubbio, s'è battuto in prima persona. Il Pd, soprattutto quello istituzionale-provinciale, meno nonostante la riforma portasse la "firma" del segretario nazionale del partito democratico.
"Questo voto ci interroga profondamente - ci spiega Rossi - e la nostra coalizione deve riflettere sulla sua coesione e sul senso dello stare assieme. Nessuno dei nostri partiti può esimersi da questa riflessione. A questo proposito la responsabilità che avverto mi induce fin d'ora ad alcune considerazioni. Nell'immediato ci sono degli adempimenti cruciali e decisivi: la legge di stabilità da approvare al senato che contiene passaggi fondamentali per i nostri conti e la nostra legge di stabilità che abbiamo il dovere di condurre in porto. Già questi due soli appuntamenti richiedono la massima coesione e lealtà, a cui faccio fin d'ora appello. Non credo però che bastino le dichiarazioni di principio ma che sia necessario e urgente che i partiti della coalizione si esprimano su questo con deliberazioni chiare e nette".
E sulla riforma sfumata Rossi non usa mezzi termini: "Credo che sia una grande occasione persa per l'Italia. Ma anche persa per l'autonomia perché avevamo la possibilità di renderla più forte. Ma non dobbiamo scoraggiarci perché 70 anni di storia della nostra autonomia dimostrano che Trento e Bolzano hanno saputo fare grandi passi anche senza il principio di intesa nella costituzione. Dovremo stare ancora più uniti e batterci per difendere e ampliare sempre la nostra autonomia e lo faremo ancora con qualsiasi governo dovremo interloquire. Ho sentito Matteo Renzi e voglio portare anche a voi il ringraziamento che mi ha fatto per il nostro impegno e lealtà. Ci siamo spesi in tanti, quasi tutti (quasi ndr), per questa riforma costituzionale e ci abbiamo messo la faccia con generosità sapendo anche che poteva essere rischioso. Ma non di soli calcoli può vivere la buona politica. E la generosità dovrebbe essere una caratteristica evidente e riconosciuta dai cittadini del nostro impegno politico".
Poi ci sono quei dati che dicono che in Trentino la battaglia sull'autonomia non è passata fino in fondo mentre in Alto Adige la vittoria del Sì dimostra che lì, l'Svp è riuscita a convincere il suo elettorato. "Sul piano politico il voto del Trentino conferma che quando le consultazioni sono nazionali la nostra provincia non si discosta dal trend nazionale - conclude il presidente della Provincia - cosa che invece non è avvenuta alle elezioni provinciali. Questo è accaduto nel 2008, nel 2013 e alle ultime europee". Insomma: mala tempora currunt, diceva Cicerone. A questo punto, anche per chi governa.