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Renzi saluta. Panizza: "A Roma si fa il nome di Padoan". Nicoletti deposita proposta di legge elettorale: è il Mattarellum

Il Parlamento ha approvato la legge di stabilità sbloccando gli avanzi di bilancio della Provincia e dei Comuni trentini. Zeller (Svp): "E' stato un governo amico delle autonomie come pochi altri". Nicoletti sul Pd: "Ora si vada al congresso. Penso che Renzi si ripresenterà". E intanto le elezioni si allontanano

Panizza nel 2015 con Renzi nella sede del Pd per le consultazioni per il Presidente della Repubblica
Di Luca Pianesi - 07 dicembre 2016 - 20:55

ROMA. Via libera alla legge di stabilità da parte del Senato e ultima buona notizia per l'autonomia trentina arrivata grazie al "fu" governo Renzi. Un "governo - ha detto oggi il senatore dell'Svp Zelleramico delle autonomie come pochi altri in precedenza. Il percorso di collaborazione e i progressi graduali ma costanti che il governo Renzi e le autonomie hanno saputo assicurare ha consentito di superare quasi tutti i problemi rimasti irrisolti nei 10 anni precedenti ponendo così fine a contenziosi e immobilismo". E infatti ecco che, grazie anche al voto di fiducia (il governo ha avuto l'ok con 173 sì e 108 no) sono stati definitivamente sbloccati gli avanzi di bilancio della Provincia e dei Comuni trentini (70 milioni di euro nel 2017 e 50 milioni all'anno dal 2018 al 2030).  

 

"In questo momento sono convinto che debba prevalere il senso di responsabilità - commenta il senatore del Patt Panizza -. Per questo oggi da autonomisti responsabili abbiamo messo in sicurezza i conti dello Stato con l'approvazione della legge di bilancio. Per l'autonomia, poi, è stato raggiunto un risultato molto importante con lo sblocco dell'accordo degli avanzi di amministrazione per la Provincia".

 

Renzi, quindi, dopo un breve passaggio serale nella direzione del Pd, dove è sembrato visibilmente più sollevato dopo che già domenica aveva annunciato le sue dimissioni, ora è davvero "libero" di lasciare la palla a qualcun'altro. Chi? "L'unico nome che si sente circolare è quello di Padoan - continua Panizza -. Ora Mattarella farà le consultazioni e, penso, già venerdì chiamerà anche noi delle autonomie. Andare alle elezioni non servirebbe a nulla. Rischieremmo di trovarci nella stessa situazione di questa legislatura. Serve trovare una convergenza tra le parti per una legge elettorale fatta bene che tenga conto delle diverse sensibilità e che metta in campo la possibilità delle coalizioni. Che dia stabilità. Noi spingeremo perché si formi presto un Governo che abbia il compito di arrivare ad una legge elettorale omogenea tra Camera e Senato e che soprattutto dia la possibilità a chi vince di governare con una maggioranza chiara".

 

E una proposta di legge elettorale è già stata depositata: porta la firma del deputato trentino Pd Michele Nicoletti ed ha già raccolto l'ok di svariati parlamentari (Bazoli, Cova, Zampa e tra gli altri). L'idea è quella di tornare al Mattarellum la legge che porta la firma dell'attuale presidente della Repubblica, Mattarella, datata 1993. "Si tratta di una legge che bilancia in modo equilibrato sistema proporzionale con sistema maggioritario - ci spiega Nicoletti - e, attraverso i collegi, favorisce uno stretto rapporto tra rappresentati e rappresentanti. È una legge che non ha suscitato in passato dubbi di costituzionalità e ha consentito a schieramenti diversi di vincere le elezioni e formare maggioranze in Parlamento, come era accaduto nel 1996 e nel 2001. Non è dunque una legge a favore o contro qualcuno, ma una legge imparziale che può costituire un buon punto di partenza per un accordo tra forze diverse. Quel che bisogna evitare è un proporzionale puro che con un paese spaccato in tre parti non riuscirebbe a garantire nessun tipo di governabilità".  

 

Ma quale sarà la sorte del Pd (posto che allo stato dei fatti un Partito democratico senza Renzi oggi sembra un'ipotesi da percentuali minime e un Renzi senza il Pd rischia di farsi altrettanto male)? "Penso che sia tempo di fare un congresso - ci spiega il deputato, capogruppo del Pse all'interno dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa - perché ci sono due visioni diverse di intendere i democratici all'interno del partito ed è bene sciogliere questo nodo. Renzi, che a mio parere assumendosi la responsabilità del risultato referendario ha dimostrato onestà e correttezza, deciderà se ripresentarsi alla guida del partito. E io credo che lo farà".

 

Quando, però, ancora non è dato saperlo. Se tutti, poche ore dopo il referendum, gridavano alle "elezioni immediate" oggi la sembrano, almeno in parte, tornare sui loro passi e il percorso che porta alle urne pare farsi, giorno per giorno, più in salita. Movimento 5 Stelle e Lega sanno che non potranno mai andare d'accordo. Forza Italia al momento è un non partito che attende di sapere se la Corte europea dei diritti umani "riabiliterà" in qualche modo il suo unico leader, Berlusconi. C'è poi da attendere che la Corte si pronunci sull'Italicum (a gennaio) e bisogna, come detto da tutti, arrivare a una legge elettorale condivisa. A marzo, poi, c'è già in programma a Roma la riunione dei capi di Stato dell'Unione Europea e a maggio il G7 a Taormina. Se poi ci mettiamo, maligni, che sono in 608 su 945 i neoeletti tra Camera e Senato che raggiungeranno il vitalizio solo dopo il 15 settembre 2017 (quattro anni, sei mesi e un giorno dall’inizio della legislatura solo così si ha diritto alla pensione piena di legislatura) il sospetto è che i tempi potrebbero allungarsi ancora.

 

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