Punto nascite di Arco, Lorenzin: "Nessuna novità, la struttura resta chiusa". Zeni: "Si dimettano Ottobre e Fraccaro"
Ieri erano state consegnate 11 mila firme, raccolte da un comitato guidato da Ottobre e Fraccaro, al ministero della Salute. Oggi la doccia gelata. Il parlamentare 5 Stelle: "La colpa è di Rossi, del Patt e del Pd". Rossi: "Il ministro mi ha detto di non averli nemmeno incontrati di persona"
ROMA. 11.000 firme parrebbero non bastare per riaprire il punto nascite di Arco. A dirlo il ministro della salute Beatrice Lorenzin che ha spiegato come per la struttura trentina di Arco, chiusa da mesi perché non presentava i parametri di sicurezza previsti di almeno 500 nascite annue, non ci siano elementi di novità tali che possano permettere al Comitato nazionale percorsi nascita di autorizzare una deroga alla normativa nazionale.
E in mattinata era stato lo stesso governatore del Trentino, Ugo Rossi, a sentire il ministro. Una telefonata nata proprio dopo che al ministero, ieri, erano state consegnate oltre 11.000 firme, raccolte da un comitato spontaneo guidato anche dai parlamentari trentini Riccardo Fraccaro e Mauro Ottobre, per chiedere la riapertura del punto nascite. Ed entrambi i rappresentanti con due comunicati che riportiamo integralmente sotto hanno addossato le colpe dell'immediata chiusura da parte del ministro proprio al presidente Rossi che abbiamo sentito telefonicamente.
"Ho chiamato il ministro - spiega - e mi ha spiegato innanzitutto di non aver mai incontrato né Ottobre né Fraccaro, come vanno invece dicendo loro. L'incontro con il ministero è stato fatto con un funzionario incaricato, con il quale ha poi parlato l'assessore Luca Zeni e al quale non ha riferito di non aver espresso aperture di nessun genere. Li ha ascoltati e gli ha spiegato che gli unici dati che sono stati valutati dal Comitato nazionale percorsi nascita sono quelli consegnati dalla Provincia che non sono contestabili. La Lorenzin, anzi, è rimasta anche un po' interdetta perché aveva già risposto a due interrogazioni ad Ottobre e sperava che avesse capito la situazione. Onestamente siamo tutti stufi di chi mistifica la realtà e fa demagogia dicendo inesattezze". E sulle firme? "Quella è un'altra partita. Le persone possono legittimamente impegnarsi in prima persona. Ma non c'entra con le dichiarazioni di questi signori".
L'assessore Luca Zeni rincara la dosa: "Non si scherza sulla salute. Ottobre e Fraccaro hanno mentito per l'ennesima volta. Il fatto grave è che per mesi hanno preso in giro i cittadini, sostenendo che c'erano dati sbagliati nonostante la documentazione prodotta. Hanno ribaltato la realtà: la scelta fatta per migliorare la sicurezza di donne e nascituri è diventato nella loro rappresentazione motivo di insicurezza. Credo - prosegue l'assessore - che dovrebbero chiedere scusa ai tanti cittadini che hanno tradito, e che in buona fede hanno creduto a chi aveva ruoli istituzionali rilevanti. Se fossero coerenti si dimetterebbero dal loro ruolo, ma dubito che abbiano tale levatura".
Eccole, dunque:
Questo il commento di Ottobre: "Per chiarire rispetto a quanto ha dichiarato il governatore Ugo Rossi. Né il Ministro né il Ministero hanno il potere di aprire o chiudere il punto nascite di Arco. Ciò dipende dalla volontà politica della Provincia e del nostro territorio, che devono fare uno sforzo comune e unitario. I funzionari del governo, tuttavia, ci hanno indicato una strada percorribile, che è quella di ripresentare la domanda con i dati completi e corretti, tenendo conto della chiusura del punto nascite di Tione - e quindi comprendendo il bacino delle Giudicarie. Ciò non significa che la Commissione Nazionale dei punti nascita, indipendente dal Ministro, poi approverà con certezza questa domanda, ma almeno potremmo dire di averci provato. Una possibilità che altre Regioni hanno intrapreso, come il Piemonte: dispiace che Rossi e i suoi colleghi questa volontà non la abbiano. Vedi il punto nascite dell'ospedale di Sandalo a Sondrio o Chiavenna o Susa".
Caustico Fraccaro: "Con le ultime dichiarazioni del governatore Rossi, tutto è finalmente chiaro: la chiusura del punto nascita di Arco non è imposta da Roma, ma voluta dal Pd trentino e dal Patt per risparmiare sulla pelle dei cittadini e coprire la loro politica fallimentare. Da mesi i cittadini dell’Alto Garda lottano contro la chiusura del punto nascite, ieri siamo andati a Roma a consegnare le 12.000 firme raccolte e a spiegare le ragioni oggettive per far riaprire il presidio, gli stessi funzionari del Ministero hanno riacceso le speranze suggerendo di chiedere una nuova richiesta di deroga sulla base di dati completi. E il governatore autonomista cosa fa? Rifiuta in partenza ogni ipotesi di provare a riaprire il punto nascita. Ora le intenzioni di Rossi e Zeni sono finalmente chiare e siamo certi che i cittadini se ne ricorderanno alle prossime elezioni. C’è sempre una precisa volontà politica - conclude Fraccaro - dietro alla chiusura di un servizio pubblico: il caso del punto nascite di Arco ne è la dimostrazione. La nostra battaglia non si ferma qui, ma si fa ancora più decisa: perché su diritti fondamentali come quello alla salute non si scherza".