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Pd, chiesta la resa dei conti contro i "dissidenti" del referendum. Nel mirino Lorandi, Scalfi, Dorigatti e Plotegher

Una mail di j'accuse (con tanto di cognomi, nomi e ruoli) è arrivata alla Commissione di Garanzia del partito per chiedergli di "pronunciarsi sul comportamento pubblico" dei quattro che avevano detto di votare No al referendum. "Tutto ciò - vi si legge - affinché sia impedito in futuro a chiunque di provocare, indebolire, minare il Pdt"

Di Luca Pianesi - 24 dicembre 2016 - 08:09

TRENTO. Sembrerebbe una sorta di resa dei conti. Solo richiesta, per ora, ma sempre di resa dei conti si tratta. Parte dal basso, da due rappresentanti del circolo Pd delle Giudicarie (l'ex segretaria Anna Pironi e Giancarlo Gallerani) e dall'ex capogruppo al comune di Rovereto Paolo Mirandola. E nel mirino, senza mezzi termini, sono stati messi i "No" di Fabiano Lorandi, Violetta Plotegher, Vanni Scalfi e Bruno Dorigatti al referendum.

 

Bruciano ancora, evidentemente, le ferite post 4 dicembre, in casa Pd. E anche in Trentino, svanito il clamore mediatico dei giorni immediatamente successivi al voto, adesso c'è chi ha, in qualche modo, sete di rivalsa anche se specifica che "non c'è nessun intento vendicativo" (tra l'altro in avvio di messaggio, gli antichi avrebbero detto Excusatio non petitaaccusatio manifesta). Eppure nella mail indirizzata praticamente a tutti all'interno del partito (al segretario del Pd trentino, al presidente, al coordinamento, alla commissione di garanzia del partito) dai tre firmatari, si fanno nomi e cognomi con tanto di incarico ricoperto e peccato commesso. Il tutto messo nero su bianco (da notare il cognome prima e nome poi) per un atto che, così com'è, finisce per trasformarsi in una j'accuse in piena regola. Non si chiede, infatti, un chiarimento generico verso gli iscritti che si sono espressi pubblicamente contro la linea del partito, a tutti i livelli. Si chiede che la Commissione di Garanzia si pronunci espressamente nei confronti di quattro "imputati".

 

"Con la presente si vuole sottolineare che non c’è nessun intento vendicativo - vi è scritto - e/o di voler dare ai membri del PDT che hanno invitato a votare NO al Referendum, la totale colpa di quanto è successo appunto con la vittoria del NO domenica 4.12.16. Vittoria del NO che già in questi primi giorni sta portando gravi problemi all’Italia e al Trentino; semplicemente questa è una richiesta di rispetto delle regole che governano la vita e le decisioni del Partito e dei suoi Organi, con il fine di fare chiarezza su cosa può fare o non fare un membro del Partito e sul senso di appartenenza allo stesso.

 

Si chiede quindi alla Commissione di Garanzia del Partito Democratico del Trentino che si pronunci in merito al comportamento pubblico, assunto nell’ambito della campagna referendaria, dei membri che hanno volutamente disatteso i deliberati del partito e più precisamente

 

Lorandi Fabiano, iscritto al Circolo di Rovereto ideatore e redattore del documento per il No al referendum confermativo;

Plotegher Violetta, assessore regionale che distinguendosi dalla coalizione di maggioranza ha propugnato il NO anche se questo contravveniva ad una dichiarata volontà dei partiti che compongono la maggioranza regionale e la Giunta relativa, che hanno sostenuto con convinzione, anche con manifestazioni pubbliche e pubblicazioni a pagamento sui giornali locali, la necessità di sostenere il SI al fine di garantire l’autonomia regionale e la sua necessaria revisione;

Scalfi Vanni, capogruppo del PD in Consiglio Comunale di Trento nonostante non vi sia stato alcun pronunciamento in tal senso di quel gruppo consigliare.

Dorigatti Bruno, Presidente del Consiglio Provinciale che si è pubblicamente espresso a favore del NO.

 

Hanno, con dichiarazioni ai media a favore del NO riguardo al quesito referendario e con i loro comportamenti di ostacolo alla campagna referendaria e allo sforzo del resto del Partito a favore del Sì, portato grave danno e discredito al Partito stesso".

 

Si citano, quindi l'articolo dello statuto del Partito democratico Trentino, il 15, che recita "Gli eletti si impegnano a collaborare lealmente con gli altri esponenti del Partito Democratico del Trentino per affermare le scelte programmatiche e gli indirizzi politici comuni". E poi c'è il codice etico che dice di astenersi dal partecipare a manifestazioni pubbliche organizzate contro il governo e la Giunta di cui si fa parte, senza trarne le dovute conseguenze e la leale collaborazione e sostegno alla vita del partito.

 

La mail prosegue spiegando che, proprio per queste ragioni:

- è venuto a mancare lo spirito di collaborazione e lealtà in uno dei momenti chiave della vita politica non solo del PD-PDT ma addirittura della Repubblica stessa;

- si sia aggravata questa situazione deliberatamente, prendendo posizione pubblica a favore del fronte avverso insieme a forze di estrema destra, destra, sinistra antigovernativa, movimento 5 stelle ecc;

- i membri coinvolti si sono apertamente schierati contro la dichiarazione all’unanimità a sostegno del SI dell’Assemblea del Partito, creando forte difficoltà nell’orientamento politico di militanti , elettori e simpatizzanti del PDT , tant’è che secondo le risultanze dei Centri Studi dei flussi elettorali, ben il 15% dei tradizionali sostenitori del Pd si sarebbero astenuti dal voto per le contraddittorie indicazioni di voto.

 

Pironi, Gallerani e Mirandola concludono chiedendo che si apra una discussione serie e puntuale, appesantendo ulteriormente il messaggio, con un tutto ciò affinché sia impedito in futuro a chiunque di provocare, indebolire, minare ulteriormente con le loro azioni il PD - PDT . facendosi scudo di una interpretazione di comodo dei diritti/doveri degli iscritti o di inesistenti casi di coscienza. Tali riflessioni dovranno orientare nella individuazione di future candidature nelle file del PDT.  Inoltre si chiede alla Commissione di Garanzia , se alla luce di questi fatti, sia opportuno suggerire al Partito di modificare, integrare e rafforzare le norme relative e se si ritenga che le stesse siano lacunose o che possano dare adito ad interpretazioni ambigue che permettano altri inopportuni e infelici comportamenti.

 

C'è da chiedersi, a questo punto, se un partito, per definirsi democratico, debba ammettere opinioni diverse al suo interno oppure, in quanto partito, a un certo punto debba presentarsi unito e compatto senza se e senza ma. Alla fine è un po' la storia se sia nata prima la gallina o l'uovo. La risposta, probabilmente, non c'è. L'impressione è che il No, in Italia e in Trentino, abbia vinto non perché Plotegher, Scalfi, Lorandi e Dorigatti hanno detto che non avrebbero votato Si. Le ragioni, forse, sono un po' più profonde e le rese dei conti, alla fine, finiscono solo per rendere ancor più profonde le ferite già aperte.  

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