Le Stelle Alpine verso il referundum, un "Sì" per rafforzare l'Autonomia
Il 4 dicembre l'Italia è chiamata a votare per il referendum costituzionale. Panizza: "Istituzioni più snelle e meno farraginose". Rossi: "Sostegno pieno, si può aprire una fase di federalismo e autogoverno"
LAVIS. L'auditorium di Lavis ha visto protagonista il Patt in una serata dedicata al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Il referendum costituzionale avrà il compito di confermare oppure respingere la riforma Renzi-Boschi, provvedimento contenuto nella legge costituzionale approvata dal Parlamento il 12 aprile scorso. La riforma prevederebbe il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero di parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
“Sono anni che l’Italia insegue - spiega Francesco Palermo, componente della Commissione Affari Costituzionali del Senato - la necessità di un aggiornamento della Carta Costituzionale per renderla più efficace e funzionale rispetto a una società che non è più quella di 70 anni fa: ci vuole una maggiore rapidità decisionale e questa riforma ha di buono la semplificazione del processo legislativo assieme a una forte garanzia per le nostre autonomie”.
Si tratta del terzo referendum costituzionale della storia della Repubblica Italiana dopo il 2001 e il 2006. Questa proposta di riforma è stata approvata con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna camera, e quindi, come prescritto dalla Costituzione, il provvedimento non è stato direttamente promulgato per dare la possibilità di richiedere un referendum confermativo, che non prevede un quorum di votanti: la riforma entrerà in vigore se il numero dei voti favorevoli sarà superiore al numero dei suffragi contrari, a prescindere dalla partecipazione al voto.
“Il Governo Renzi è nato per dare al Paese le riforme - spiega il senatore Panizza - Non dimentichiamoci che questa legislatura aveva il compito di mettere in sicurezza il Paese dopo gli anni difficilissimi della crisi economica e dei rischi di default. Messa in sicurezza che passa anche dal rendere le nostre istituzioni meno farraginose e più vicine ai cittadini. È chiaro che il testo era perfezionabile, ma bisogna smetterla di cadere nel tranello di chi a furia di ricercare la perfezione, poi lascia tutto sempre così come è. Chi si è perso sulle virgole - ha insistito il senatore trentino - non ha mai portato a casa nulla: se si guarda il disegno generale, quindi, anche in relazione alla nostra Autonomia, non si possono che cogliere gli elementi positivi.
Io credo ci siamo ottimi motivi per votare Sì: il nuovo articolo 116 ci consente di ottenere nuove competenze primarie, a cominciare dall'ambiente oppure l’introduzione del principio dell’Intesa, che mette in sicurezza la nostra autonomia. E, infine, una forte rappresentanza nel nuovo Senato dei territori, che avrà competenza su eventuali riforme costituzionali, passando da 7 senatori su 315 a 4 su 100. Il 4 dicembre non si vota sul Governo, ma su una riforma costituzionale che migliora le nostre garanzie. È bene che tutti lo sappiano. Ed è bene che quest’opportunità non vada sprecata".
L’ultimo intervento è toccato al Presidente Rossi che ha analizzato il tema dal punto di vista trentino: “Dobbiamo chiederci e la Riforma è utile alla nostra Autonomia indipendentemente dal colore del Governo che la propone. Ma dobbiamo chiederci anche se con questa riforma si può immaginare un sistema Italia più snello ed efficiente, condizione indispensabile per poter migliorare anche come Trentino. Per entrambe le domande la risposta è sì e quindi il nostro sostegno alla riforma è pieno”.
Il Governatore ha concluso il suo intervento nell'incontro delle Stelle Alpine con una valutazione legata al territorio trentino: “In questa Riforma, definita da molti centralista - ha concluso Rossi - resta, anche grazie all'intervento di Trento e Bolzano, la possibilità per le regioni ordinarie di chiedere nuove competenze. Questo aspetto è positivo e può essere l’appiglio per consentire alle Regioni di aprire una fase di vero federalismo ed autogoverno. Come autonomie speciali siamo a disposizione per dare una mano agli altri, mettendo a disposizione la nostra esperienza”.