Il ricordo di Bruno Kessler. Rossi: "Ha tracciato la strada". Daldoss: "Ha portato il wc nelle case dei trentini"
Alla commemorazione di Bruno Kessler a 25 anni dalla morte anche la ministra all'istruzione Stefania Giannini: "Kessler ha trasformato la periferia in centro"
TRENTO. A 25 anni dalla morte di Bruno Kessler la casa editrice Il Margine ha voluto ricordare il politico trentino con un'iniziativa che si è tenuta al castello del Buonconsiglio. Un appuntamento preceduto da una piccola polemica raccolta dal Corriere del Trentino: come mai la "famiglia politica" del defunto presidente solandro non è stata invitata? Al posto di Lorenzo Dellai e dell'Upt, alla commemorazione c'erano infatti Ugo Rossi e il Patt. C'era pure l'assessore Carlo Daldoss che Rossi sembra tenere in pectore come futuro governatore. Invitati anche il rettore Paolo Collini e Walter Viola in qualità di vice del presidente Dorigatti, Erano loro i conferenzieri chiamati a tracciare un ricordo della figura di Kessler. Loro e la ministra all'istruzione Stefania Gianni. Delfini di Kessler non se ne sono visti, incarnazioni e filiazioni politiche del padre della nostra piccola patria nemmeno.
C'erano autorità civili e militari assiepate nei primi posti, pochi posti,120, molti hanno dovuto rinunciare e tornare a casa come l'ex deputato Luciano Azzolini. Autorità civili e militari che quando ha preso la parola Carlo Daldoss sono state ringraziate ossequiosamente. L'assessore è stato voluto al tavolo perché conosceva direttamente Bruno Kessler, perché era sindaco di Vermiglio quando lì fu sepolto. "Ero un ragazzo quando frequentavo gli ambienti della Democrazia cristiana", ha esordito Daldoss. "Di Kessler ricordo il timore che incuteva, ricordo la serietà ma anche la capacità di rapportarsi con il popolo. Dopo una riunione politica si andava al bar - racconta - e spesso giocava alla morra". Bene.
Ma a parte i ricordi personali e di paese, che rischiavano quasi quasi di trasformare una commemorazione istituzionale in un giro di tavolo di aneddoti sul caro estinto, Daldoss ha ricordato l'importanza di Kessler nell'ideazione del Piano urbanistico provinciale e nella scommessa dell'Itc, primo embrione della futura Università di Trento. Ha detto poco però: gli uditori si ricorderanno molto di più la questione del water closed dentro casa. "Una cosa che non viene spesso ricordata - ha spiegato Daldoss - è l'iniziativa del presidente Kessler di portare i wc dentro le case dei trentini". Dobbiamo a Bruno Kessler - e ce lo segniamo con gratitudine - se oggi non siamo più costretti a fare pipì e popò, infreddoliti, dentro la turca sul balcone come i nostri nonni tanti anni fa. "Un contributo di centomila lire per chi spostasse il bagno dentro casa - precisa l'assessore - e l'avvenuta realizzazione dell'opera (sic) era certificata dal brigadiere del paese". Le autorità militari presenti sono un po' arrossite. Quelle civili anche, pensando forse che se Carlo Daldoss è il governatore in pectore, nel pectore di Rossi è meglio che rimanga ancora un altro po'.
Ad alzare il livello ci ha pensato Ugo Rossi, dicendo efficacemente che "parlare oggi di Bruno Kessler significa parlare di ciò che il Trentino ha saputo fare e che può fare ancora". Ha legato l'impronta del politico trentino alla prassi che ha caratterizzato ciò che è venuto dopo, riconoscendogli la capacità visionaria e quasi profetica. "Ci ha lasciato uno zaino pieno di possibilità, ci ha consegnato le carte in regola per affrontare il futuro e trasformare, come è stato fatto, questa terra in uno dei territori in cui, a livello europeo, si sta meglio".
"Da assessore all'istruzione sono riuscito a capire meglio l'importanza del messaggio politico di Kessler - afferma Rossi - quello che voleva un Trentino capace di mettersi in competizione senza mai lasciare indietro nessuno". Da qui comincia l'interlocuzione con Stefania Giannini su quanto siamo bravi. "Noi abbiamo ad esempio il Progettone - ha spiegato alla ministra - un supplemento agli ammortizzatori sociali che nemmeno il Sudtirolo possiede". E sull'istruzione, sulla ricerca: "Qui si destina il 20%, su 4,4 miliardi di bilancio 880 milioni sono per la formazione, la ricerca, l'università". La ministra lo sa che nessun'altra realtà può competere. Poi lo dice espressamente: "L'Europa raccomanda agli stati membri di raggiungere almeno il 3%.
Ma Ugo Rossi l'occasione del confronto con la sua omologa al governo non se la fa sfuggire. "Non voglio dire che siamo i più bravi - dice Rossi - ma quel piccolo seme piantato da Kessler l'abbiamo innaffiato bene". Rivolto alla ministra: "Lei sa quanti studenti fuori sede ci sono a Trento? Il 65%. E su 1.300 posti letto gestiti dall'università, sa quanti sono gli studenti trentini che ne usufruiscono? Soltanto 42". Come dire, noi serviamo anche al Paese, noi con i soldi dell'Autonomia contribuiamo a far studiare quella "classe dirigente"che poi farà grande l'Italia, non solo questa terra di confine.
La ministra interviene e dice quanto è brava pure lei, quanto ha fatto il governo Renzi e che sull'università i fondi aumenteranno. Su Kessler dice questo: "Ha fatto della periferia un centro, c'è riuscito con il Trentino e ci è riuscito con l'università di Trento". Per la ministra il momento storico, di cui ricorrono i 50 anni, è stata la fondazione dell'Istituto trentino di cultura - ora Fondazione Bruno Kessler - "da cui per gemmazione è nata l'Università di Trento. Un Ateneo che oggi è collegato in modo forte e importante non solo con il resto d'Italia ma con tutta Europa e con tutto il mondo della ricerca".