Il costituzionalista Ainis su Repubblica: "Con il Sì alla riforma le Autonomie sono super-garantite"
Galvanizzati i sostenitori trentini del Sì al referendum ma quelli del No smentiscono questa analisi: "E' una sciocchezza colossale"
TRENTO. Non possiamo negarlo, l'articolo uscito ieri su la Repubblica a firma dell'illustre costituzionalista Michele Ainis ha messo in subbuglio i comitati trentini per il No al referendum di dicembre e galvanizzato quelli per il Sì.
Senza volerlo, Ainis ha detto ai trentini che se vogliono tutelare l'autonomia devono votare a favore della riforma, così avranno assicurate le loro prerogative. Nell'articolo spiega che le garanzie di salvaguardia scritte nero su bianco nella nuova Costituzione sono “una fidejussione perpetua, vietano per tutti i secoli a venire di tagliare le competenze alle Regioni (e Province) a statuto speciale”.
Ha detto che se passa il sì siamo in una botte di ferro: “Gli statuti speciali sono più garantiti della stessa Costituzione – dice infatti il costituzionalista – l'autonomia delle Regioni (e Province) speciali non verrà mai più ridimensionata”.
Il suo intento non era certo quello di perorare la causa del vota sì, nemmeno quello di difendere l'autonomia. Lui voleva spiegare ai lettori di Repubblica che questa riforma tutela in modo incredibilmente potente, “più potente di un cannone”, le cinque autonomie speciali, quando invece centralizza tutte le altre quindici regioni a statuto ordinario.
“In effetti è così – spiega il deputato dem Michele Nicoletti – la salvaguardia della nostra specialità è scritta nella riforma: se prima bastava una legge costituzionale per modificare le competenze, se passa la riforma ci vorrà l'intesa con le Regioni e le Province autonome. Insomma, sarà molto più difficile e la tutela è decisamente maggiore”.
Sorride soddisfatta Elisa Filippi, esponente del Pd e sostenitrice di Matteo Renzi: “Ainis è il 'presidente del comitato del Forse' - afferma ironica - uno dei costituzionalisti che non hanno ancora deciso se stare con il Sì o con il No. Se lui non è convinto – afferma Filippi – è però riuscito con le sue parole a convincere molti trentini che questa riforma tutela l'autonomia come mai è stato fatto”.
È una follia e un'esagerazione – dice invece l'esponente del No trentino Jacopo Zannini - non condivido l'analisi che prende alla lettera quello che c'è scritto nella riforma e non tiene in considerazione i rapporti di forza. Bisogna dire che questa è una salvaguardia fragile: la riforma è centralista e non considera affatto le autonomie”.
Andrea Pradi, docente universitario a Trento oltre che esponente del fronte per il No alle riforme (Percorsi ricostituenti per il No), non usa mezzi termini. "Questa è una sciocchezza colossale, non è affatto vero che siamo blindati. Anzi - spiega convinto - è vero il contrario: per prima cosa stiamo parlando di una norma transitoria e questo la dice lunga. Se un domani volessero cancellare una norma transitoria basta una legge costituzionale. Ma soprattutto - continua il docente - nella riforma c'è scritto che la riforma stessa non si applica alle Autonomie speciali fino alla revisione degli statuti che definiscono le competenze di ogni realtà, statuti che devono essere definiti attraverso un'intesa. Ora parliamo di questa intesa - incalza Pradi - e scopriamo che non c'è nessun quadro giuridico che definisca una procedura per adottarla, esponendo le prerogative della nostra Provincia e delle altre Autonomie alla legge del più forte".
Pradi afferma dunque che senza un quadro giuridico certo l'intesa tra Governo e Autonomie per definire le competenze, come ogni altra contrattazione, si basa sulla forza contrattuale, "e nessuno può negare che sia molto più forte il governo che non una piccola Provincia". Andrea Pardi è chiaro: "Il coltello dalla parte del manico ce l'hanno quelli che le autonomie speciali vorrebbero abolirle. Se Matteo Renzi ha accettato di inserire questa blanda garanzia - conclude - è solo per avere dalla propria parte i deputati e i senatori delle realtà autonome, e quando non serviranno più la spinta centralista coinvolgerà anche noi".