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Foibe, il ricordo di CasaPound in un clima surreale. "Camerati, at-tenti!". Dall'altra parte gli anarchici: "Fascisti tornate nelle fogne"

L'iniziativa in Largo Pigarelli si è svolta senza incidenti. Da un lato fiaccole, petti in fuori e sguardi alti (e anche un braccio che non resiste a fare il saluto romano) dall'altra una pioggia di insulti e un mantra che ha fatto da sottofondo a tutta la celebrazione (GUARDA IL VIDEO)

Di Donatello Baldo e Giuseppe Fin - 10 febbraio 2017 - 12:02

TRENTO. Il rituale marziale di CasaPound, che ogni anno si riunisce e si dispone militarmente per tributare onore alle vittime delle foibe, è avvenuto anche ieri in un clima surreale di assedio. Largo Pigarelli, dove sorge la targa in ricordo degli infoibati, di fronte al tribunale, è stato blindato, transennato, isolato dal resto della città.

 

Appena oltre la cintura di sicurezza, verso piazza Venezia, una cinquantina di contestatori, anarchici e altre realtà antagoniste. Ma nessun esponente del Centro sociale, della sinistra istituzionale, dei movimenti pacifisti o studenteschi. Uno striscione: “Ancora partigiani, ancora banditi, la resistenza continua”.

 

Surreale, dicevamo. Nella “terra di nessuno” ritagliata dentro la città soltanto la polizia e il “circo mediatico” in attesa dell'arrivo da via Pilati dei militanti di CasaPound. Le macchine deviate altrove, gli autobus pure. Quattro signore attraversano di corsa la strada con la testa china tenendo le borse strette a tracolla, come si attraverserebbe una città sotto l'assedio di un cecchino.

 

Arrivano da via Pilati a passo svelto, intruppati come fossero un sol corpo. I militanti di CasaPound si dispongono in file ordinate attorno alla lapide, pronti per essere passati in rassegna dal loro capo Filippo Castaldini. “State dritti, via le suonerie dei cellulari. Veloci, le fiaccole”. E parte così la celebrazione, che avviene con il sottofondo degli slogan che arrivano da qualche centinaio di metri più in là: “M...e, m...e, m...e”. Insulti e nulla più.

 

Le fiaccole, “per illuminare il ricordo degli italiani infoibati”, sono state accese una dopo l'altra in perfetto silenzio. A romperlo le parole di Castaldini: “Questa è una città particolare – ha esordito – dove il sindaco toglie la targa in memoria delle foibe per paura che sia danneggiata, che sia rubata da quattro 'scappati di casa' a cui è concesso tutto. E le forze dell'ordine permettono questo teatrino”.

 

“Ma noi – dice Castaldini riferendosi alle contestazioni che non smettono di accompagnare con un sottofondo di insulti la celebrazione – noi continueremo a manifestare, a ricordare le vittime delle foibe. Ricordiamo queste persone al sindaco e a tutti gli italiani. Noi andiamo in piazza e non ce ne frega un ca..o, e lo faremo sempre”. Anche se il sottofondo non smette e il mantra continua: “M...e, m...e, m...e”.

Foibe, manifestazione di Casa Pound e la protesta degli anarchici

 

Ora tutti sull'attenti. “Camerati, at-tenti!”, grida una voce. E tutti si raddrizzano pettoruti, testa alta, sguardo lontano. Per tre volte la voce scandisce: “Onore ai martiri delle foibe”, e la truppa risponde: “Presente”. E una mano non resiste, si solleva e saluta romanamente.

 

Poi due ragazze, depongono ai piedi un fascio di fiori. E la cerimonia si conclude, le fiaccole vengono spente e ordinatamente, sempre muovendosi a passo deciso, si avviano tutti da dove sono venuti.

 

Le grida di chi contesta non smettono, continuano, si alzano ancor di più quando da lontano gli anarchici vedono sfilare via quelli che loro additano, senza mezze misure, come “fascisti”. Che accompagnano al grido “tornate nelle fogne”. Poi se ne vanno anche loro, i contestatori, lasciando tra i cespugli qualche decina di sanpietrini ammonticchiati, qualche scritta sul muro e un volantino affisso firmato “Collettivo transfemminista queer”.

 

Saremo froce sempre, fascisti mai”. Questo il titolo (scritto in sloveno) del volantino. "Siamo femministe, trans, froce e lesbiche; siamo proletarie, siamo i gatti neri, siamo i cattivi pensieri, siamo tutto quello che ogni regime fascista imprigiona, rifiuta, confina, violenta e opprime”. 

 

 

 

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