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Doppia preferenza, sul post di Molinari i "Like" dei consiglieri autonomisti. Bezzi: "Il Patt è alla deriva". Maestri: "Che coerenza"

Lorenzo Ossanna si giustifica: "Ho messo Like a un ragazzo che stimo, ma leali alla coalizione". I dubbi sulla proposta di legge emergono: "In Consiglio comunale il Patt si è astenuto" 

Di Donatello Baldo - 13 febbraio 2017 - 16:04

TRENTO. Quando l'ha scritto, Matteo Molinari non avrebbe mai pensato che il suo post su Facebook avrebbe causato così tanto rumore. Definendo la proposta di legge sulla doppia preferenza di genere come “sessista, antidemocratica e discriminatoria”, ha acceso un dibattito che ha coinvolto i vertici della politica trentina.

 

Un'opinione, quella del giovane in quota Patt, che ha riscosso molti “Like”, alcuni più pesanti di altri: quello del capogruppo del Patt Lorenzo Ossanna, del suo collega Luca Giuliani, oltre a quello del vicesegretario della stelle alpine Simone Marchiori. Esponenti politici che a breve saranno chiamati a sostenere la legge sulla doppia preferenza di genere nell'aula del Consiglio provinciale, che dovrebbero condividere e appoggiare la linea politica tracciata dal loro partito, da Ugo Rossi e da tutta la coalizione che ha inserito questa proposta nel patto di legislatura.

 

“Parole in libertà”, come le definisce la presidente del Consiglio comunale di Trento Lucia Coppola, che hanno fatto irritare il consigliere provinciale Giacomo Bezzi, co-firmatario della proposta: “Il Patt è alla deriva. Mandiamo a farsi un giro per il mondo 'sto ragazzotto che fa la morale a tutti, che forse apre gli occhi e anche le orecchie. Io – scrive seccato Bezzi - secondo sto tale Molinari avrei fatto una legge antidemocratica, sessista e discriminatoria? Se questo sono le future generazioni del patt e del Trentino siamo a posto”. Nel pomeriggio il consigliere ammorbidisce le sue parole, e di Molinari scrive: "Sono un liberale, i ragazzi giovani li rispetto sempre, indipendentemente dal loro pensiero politico".

 

Rincara la dose Manuela Bottamedi, unica donna della minoranza in Consiglio provinciale: “ Molinari afferma che in politica si dovrebbe premiare esclusivamente il merito. Quand'è che diremo finalmente che in politica il merito non è mai stato né premiato né valorizzato? L'unica cosa che viene premiata – afferma Bottamedi – è la capacità di intercettare voti”. E rivolgendosi direttamente all'estensore del post, scrive: “ Io di antidemocratico e sessista conosco solo il timonieri del tuo partito e della nostra Provincia. Preparami uno spritz che arrivo, e ti racconto un paio di aneddoti dei tuoi capi”.

 

A sinistra sono su tutte le furie. Antonia Romano de L'Altra Trento si dice “basita”, Coppola dei Verdi scrive: “Il programma di legislatura, questo sconosciuto!”. E i commenti si sprecano, intervengono in tantissimi. La politica, ieri, si è letteralmente spostata sul social di Zuckerberg: “La politica, a suon di like. Ma davvero?”, si chiede l'esponente dell'Arcigay provinciale Shamar Droghetti. E Jacopo Zannini, che alle discussioni su Facebook è abituato, scrive: Caro Matteo Molinari (taggandolo, ovviamente) sbagli di grosso 'sto giro: è giusto incentivare la presenza femminile in politica”, dando il via a un sottogruppo di commenti molto partecipato.

 

Ma il post, e soprattutto i “Like” di peso, mobilitano anche i pezzi grossi della politica, quelli che sono stati tirati in causa, quelli che Facebook lo usano poco ma che la situazione li ha costretti a intervenire: “Che i colleghi abbiano messo mi piace, ovviamente, non mi piace – scrive in un commento la proponente del ddl Lucia Maestri - noi, come al solito, fedeli al programma di governo, altri it depends”. Ma caustica punzecchia: “Solo che il Presidente, che è di tutti, proviene dalla loro famiglia. Solo che questo Presidente, ha inserito nel programma di governo proprio la doppia preferenza di genere”. E conclude: “Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità. Sempre che la coerenza sia ancora un valore”.

 

Alla fine della giornata, tirato in ballo dai troppi “tag” postati su Facebook, interviene il capogruppo del Patt, colui che dovrebbe garantire alla coalizione la lealtà della sua squadra: “Tranquilli tutti – affrma Ossanna – se devo modificare la mia posizione , che è di sostegno alla doppia preferenza e in linea con il programma di coalizione, lo faccio in modo diverso che postare un Like ad un ragazzo che a prescindere stimo per il suo impegno anche politico”.

 

“Della serie – scrive il consigliere - tanto rumore per nulla. Chi mi conosce – prosegue - sa che se dichiaro una posizione è quella, e certe insinuazioni o ipotesi di qualche giornalista non mi scompongono più di tanto. Essere in una coalizione per me significa anche rispettare gli accordi presi”.

 

Ma qualche dubbio, sulla reale convinzione del Patt a sostenere questa proposta, è più che lecito. Quel Like non sembra sfuggito a caso, a muovere quel dito sembra sia stato un inconscio che tradisce le intenzioni pubbliche, un “lapsus digiti” chiaro come il sole: “Diciamolo – afferma il capogruppo del Pd Alessio Manica – il tema è questo: il Patt questa legge non la condivide. E se non c'è condivisione è impossibile ogni confronto con la parte di minoranza che oppone l'ostruzionismo”.

 

“Sbaglio o sono esponenti del Patt anche i consiglieri comunali di Trento che si sono astenuti sull'odg in sostegno alla proposta di legge sulla doppia preferenza?”, chiede ironico il consigliere dem. E non sbaglia, sono proprio delle Stelle alpine, quelle che al loro interno, a Trento, non hanno eletto nemmeno una donna, che l'unica donna del loro partito era entrata in Giunta voluta dal sindaco Andreatta. Ma poi sacrificata per far entrare al posto suo uno di quelli che sul sostegno alla legge sulla parità di genere si è astenuto.

 

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