Dellai: "Dobbiamo ripensare l'Autonomia. Questo è il tempo delle idee nuove, delle persone nuove, delle letture ambiziose"
"E' il tempo di farsi avanti e di essere generosi. Dobbiamo trovare il modo di riposizionare l'idea di autonomia alla luce dell'oggi e in vista del domani".
TRENTO. Durante questa campagna referendaria il tema dell'autonomia è stato tra i più dibattuti, perlomeno nella nostra provincia, e in quella di Bolzano che però ha risposto in modo diverso in termini di voto, premiando il Sì a differenza del Trentino che ha votato No.
A Lorenzo Dellai la prima domanda non può che partire da qui, dall'autonomia alla luce del risultato referendario. “La riforma prevedeva l'intesa come presupposto alla modifica dello Statuto, ora che non c'è più questa garanzia nessuno pensi di continuare come niente fosse, tira una brutta aria e da questo parlamento o dal prossimo non ne uscirebbe certo un buon esito”.
Dellai spiega che l'accelerazione delle due commissioni per la revisione dello Statuto (la Consulta in Trentino e la Convenzione in Sud Tirolo) era motivata dall'ancoraggio all'articolo della riforma che tutelava la stessa autonomia statutaria, che subordinava la modifica della Costituzione all'approvazione del nuovo Statuto “sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome”.
“Questo presupposto ora è venuto a mancare – afferma il deputato – e credo sia meglio avviare una riflessione approfondita su come procedere. Ora tempi e modi devono essere aggiustati”.
Presidente, che cosa succede adesso? Lavorare sullo Statuto in termini istituzionali e parlamentari è rischioso.
Ma non viene meno la necessità di aprire una fase pre-istituzionale sullo Statuto, un percorso che si può giocare soprattutto al di fuori della procedura istituzionale e parlamentare.
Quindi un percorso politico.
Un percorso capace di mettere insieme autonomia e visione del futuro, comunità e valori di fondo che ci uniscono, una rilettura e una nuova reinterpretazione come premessa vera. Quello che c'è da affrontare ora è la Costituzione materiale che precede necessariamente quella formale.
Cogliamo l'occasione dunque.
Infatti non ha senso procedere a livello istituzionale sullo Statuto, sarebbe pericoloso. Ma possiamo cogliere l'occasione per riflettere sull'identità sociale e culturale dell'autonomia, sulla rigenerazione di una politica capace di interpretare il cambiamento, una politica che sappia interrogarsi anche sul tema della rappresentanza.
E questo passaggio lo devono fare per forza i partiti politici.
Sapendo però allargare la visione, dentro una cornice che dia senso alla riflessione, una cornice dentro la quale la politica deve sapersi reinventare con parole nuove, con visioni nuove, con forme di rappresentanza che siano in grado di superare l'insufficienza dei partiti nel rispondere alla rappresentanza stessa. C'è bisogno di una nuova coalizione comunitaria che possa accompagnare il Trentino in questa nuova fase di preparazione al Terzo statuto di autonomia.
Quindi prima si affronta il tema dell'idea di società e di comunità e dopo si scrive lo Statuto.
Certo, questo è il tempo delle idee nuove, delle persone nuove, delle letture ambiziose, è il tempo di farsi avanti e di essere generosi. Dobbiamo trovare il modo di riposizionare l'idea di autonomia alla luce dell'oggi e in vista del domani.
Una nuova ripartenza, significa che l'onda lunga dell'”anomalia trentina” è in fase di riflusso.
Gli anni '90 e i primi anni del 2000 ce la siamo cavata perché avevamo un collante diverso, eravamo un'anomalia politica che, seppur rifacendosi all'esperienza del centro-sinistra italiano, aveva valori particolari. Ora il ciclo di questa anomalia si sta esaurendo, c'è la necessità di trovare nuovi valori per trovare un nuovo collante.
Nei suoi ragionamenti non c'è nessun accenno all'analisi della sconfitta, va bene guardare avanti ma una parola sulle cause che hanno portato ad un voto così diverso tra Trento e Bolzano?
I processi e i regolamenti di conti non servono a niente, il tema della capacità di rappresentare le istanze dell'elettorato è un tema che dovrà affrontare ogni forza politica dentro quella cornice di cui parlavo poco fa. Per quanto riguarda il dato di Bolzano le peculiarità e fatti contingenti hanno pesato molto.
Ad esempio?
Non dimentichiamo che l'Svp può contare, soprattutto nelle valli altoatesine, di un collante etnico che costituisce la sua base elettorale forte. Una realtà che si è fidata del suo partito di riferimento che aveva assicurato che attraverso il principio dell'intesa la riforma avrebbe tutelato le prerogative dell'autonomia.
Questa la peculiarità del voto di Bolzano, ma la contingenza?
Quella del voto austriaco, della vittoria di Van der Bellen sull'ultra-nazionalista Hofer. La vittoria della destra avrebbe dato forza alle spinte nazionalistiche sudtirolesi influenzando anche il voto referendario. Ma le destre hanno perso e questo ha influito molto.
Qualcuno, come il deputato Florian Kronbichler, parla del rischio che l'Alto Adige voglia in qualche modo “scaricare” il Trentino rivendicando l'autonomia solo per sé.
E' vero, c'è la percezione di una leggera aria di un nuovo “Los von Trient!”, ma è una brezza leggera, molto contenuta. Non mi sembra che l'Svp sia su queste posizioni e gli impegni del presidente Arno Kompatscher mi sembrano non andare certo in questa direzione. Dobbiamo monitorare queste spinte contrarie alla nostra presenza nel contesto autonomistico, ma non mi sentirei preoccupato su questo fronte.
È più preoccupato per la situazione interna alla maggioranza che sostiene Ugo Rossi?
La coalizione deve proseguire il suo lavoro e accompagnare la giunta nella sua azione di governo della Provincia. Non si perda tempo in recriminazioni e in processi politici, si lavori invece sulla costruzione di un percorso politico che sappia guardare al futuro. Serve questo ora.