Tac fuori uso al Santa Chiara, l'Apss invia una circolare di richiamo, anche per "tutelare l'immagine". Il sindacato: "Il danno è non investire sulle strumentazioni"
Una circolare che suona come un richiamo e una puntualizzazione per "dare adeguata informazione all'utenza, anche a mezzo di opportuni comunicati stampa, di eventuali disservizi" e per quanto riguarda la "gestione dei rapporti gli organi di informazione". La Cisl Fp: "Il danno di immagine è forse un altro: una sanità che non riesce a prendersi cura di chi ci cura"
TRENTO. Una direttiva il cui obiettivo è tutelare anche l'immagine dell'Azienda nella quale "tutti noi, con fatica quotidiana, prestiamo il nostro servizio con professionalità e dedizione". Un rimando poi al codice di comportamento aziendale. Insomma, il problema sembra più che la vicenda sia emersa che il guasto a entrambe le Tac del Santa Chiara.
Una circolare ad hoc quella inviata martedì 31 dicembre con oggetto "Gestione segnalazione eventi critici" che suona come un richiamo e una puntualizzazione per "dare adeguata informazione all'utenza, anche a mezzo di opportuni comunicati stampa, di eventuali disservizi" e per quanto riguarda la "gestione dei rapporti gli organi di informazione". La firma in calce è di Antonio Ferro, direttore generale dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Scelta legittima chiarire la catena di comando e rinfrescare le procedure. Tuttavia sembrano molte le lacune nella gestione di un evento che appare grave: il principale ospedale del Trentino senza una strumentazione di base per la diagnosi e la cura delle persone. Una situazione che ha costretto l'Apss a rimodulare l'organizzazione con 9 pazienti dirottati a Rovereto e altri 2 nei poli extra-provinciali, Bolzano e Verona (Qui articolo).
"Una circolare che mi lascia perplesso", le parole di Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Fp. "I delegati ci hanno tempestivamente segnalato questa anomali, ci sono poi pazienti e familiari che a loro volta hanno segnalato ritardi e disguidi. Questo è il reale danno di immagine, non che la notizia sia trapelata".
Una Tac è stata riparata, complici le festività e dei contratti di intervento forse non ineccepibili, dopo quattro giorni, la seconda apparecchiatura è finita ko sabato sera. Emerso il doppio, e per certi versi incredibile, guasto come il Dolomiti è stato più semplice avere un confronto domenica 29 dicembre con l'assessore Mario Tonina, più che con le strutture dell'Apss. A onor di cronaca ha poi risposto il dg dell'Azienda provinciale per spiegare la situazione e i passi successivi per ristabilire la piena funzionalità del servizio (Qui articolo).
Per il resto in oltre 24 ore di Tac fuori uso, nessuna comunicazione esterna. La prima nota ufficiale è arrivata per spiegare che un'apparecchiatura è ritornata in funzione mentre per l'altra ci vuole qualche giorno in più. "E' da anni che evidenziamo la presenza di strumentazioni obsolete - dice Pallanch - il personale continua a segnalare l'importanza di investire per riqualificare il parco macchine. Purtroppo, l'autoreferenzialità dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari è più forte delle necessità di lavorare nel miglior modo possibile".
Anche l'Ordine dei medici ha parlato di strumentazioni in alcuni casi troppo datate e della necessità di investire meglio nei macchinari (Qui articolo).
Non solo. A ottobre l'analisi di "Dataroom" a firma Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera aveva riportato di una situazione allarmante delle cosiddette "grandi apparecchiature" sanitarie in Italia. In pratica mammografi, risonanze magnetiche, Tac e così via: macchinari cruciali per la diagnostica che, stando ai numeri, sembrano sempre più vecchi e inadeguati.
L'Apss aveva rassicurato, tempo 2 mesi e si è scritto delle Tac finite ko (Qui articolo). "Comprensibile il fastidio che questa situazione sia emersa ma è stato inevitabile. Grave che l'Azienda sia stata colta impreparata sul fronte comunicazione e informazione ma il danno di immagine è forse un altro: quello di una sanità trentina in affanno e sempre più fragile. Una sanità che non riesce a prendersi cura di chi ci cura", conclude Pallanch.