Sanità, i posti di letto della rianimazione più che raddoppiati, Zanella: "Aumento assurdo mentre geriatria è sovraccarica: Segnana ha sbagliato, Tonina persevera"
All'ospedale di Rovereto si passa da 32 a 78 posti letto. Paolo Zanella: "Solo il 50% viene utilizzato e si aumenta in modo assurdo mentre altri reparti arrancano. Miopia programmatoria della Provincia e di Apss". I dubbi del consigliere provinciale del Partito Democratico
ROVERETO. I posti letto in terapia intensiva sono stati più che raddoppiati all'ospedale di Rovereto. Bene più spazi, ma un aumento così deciso è considerato assurdo. Un dato che evidenzierebbe una miopia programmatoria dell'assessorato della Provincia e dell'Azienda provinciali per i servizi sanitari. A sostenere è Paolo Zanella, consigliere provinciale del Partito Democratico.
"Sono anni che ribadisco l'assurdità programmatoria dell'assessorato alla salute e dell'Apss che imperterriti si ostinano a portare i posti letto di terapia intensiva da 32 a 78: più di un raddoppio", dice Zanella. "Ci si dovrebbe basare su criteri di appropriatezza e una Provincia autonoma avrebbe dovuto ricontrattarli con lo Stato per far valere le proprie ragioni".
Questi numeri con molti più posti in terapia intensiva è dovuto anche all'emergenza Covid. Nel corso dell'epidemia, infatti, sono stati ricavati letti praticamente ovunque per far spazio ai pazienti. Il progressivo ritorno alla normalità, però, non è stato accompagnato da una revisione dei numeri.
"Questa situazione è dovuta a una ridefinizione a livello nazionale, durante la pandemia, del numero di posti letto per abitanti da portare a 0,14 per mille", evidenzia Zanella. "Un aumento che andava ri-contrattato con lo Stato, cosa che abbiamo chiesto di fare a inizio mandato anche all’assessore Tonina, però inascoltati".
Qualche posto in più in rianimazione serve, aggiunge Zanella, ma non un aumento di questa entità, tantomeno un incremento del 400% di posti a Rovereto in quanto attualmente sono 8 ai quali se ne aggiungeranno 32 che si inizieranno a realizzare a breve.
"Bene che si sia rivista la funzione di parte di quei posti letto, rendendone almeno metà utilizzabili anche per degenze ordinarie - ancora Zanella - ma ci si chiede quale programmazione di risorse umane ci sia dietro: numeri e formazione del personale per un reparto ordinario e per una terapia intensiva, infatti, sono ben diversi e quindi sembra l'ennesima boutade".
E qui arrivano diversi dubbi per il consigliere provinciale del Partito Democratico. "Quale senso ha aprire altri 32 posti di rianimazione a Rovereto (anche se 16 convertibili) se il tasso di occupazione della Rianimazione è del 52,5%? Quello delle due rianimazioni di Trento del 76,8% e del 83,7%. Le geriatrie sono sovraccariche (a Rovereto tasso di occupazione 98,7% e a Trento 104,3%) e avrebbe più senso riaprire posti di geriatria che di rianimazione, visto che aumentare il turnover dei posti letto in geriatria non pare aver decongestionato il reparto (tasso di occupazione aumentato del’8% rispetto al 2022) e non sappiamo nemmeno che esiti abbia avuto comprimere i tempi di degenza (per esempio sui tassi di riammissioni)".
E "che senso ha avuto, visto il tasso di occupazione, aver tenuto chiusi 27 posti di geriatria per 3 anni, se i lavori devono ancora cominciare? Di fatto si è risparmiato sul personale, spremendo all'osso quello operante nelle geriatrie sovraffollate. Tra le specialità più carenti ci sono proprio gli anestesisti-rianimatori e nel bando per le specializzazioni della Scuola di Medicina di Trento su 27 posti banditi ci sono state solo 7 iscrizioni: si rischia di avere la struttura nuova, ma senza i medici".
Non solo. "Mancano soprattutto infermieri e su 200 posti banditi al corso di laurea si sono presentati 120 candidati e stante la situazione non ci saranno numeri per aprire nuovi servizi, tanto meno servizi ad alto assorbimento di personale come la rianimazione e, come dimostrato, ad alto tasso di inappropriatezza: il personale è prezioso e va allocato secondo priorità e appropriatezza" mentre "32 più 8 posti letto di terapia intensiva, sono più di quelli dell'ospedale di Trento, che è riferimento provinciale con tutte le specialità in sede".
Insomma, i criteri non sembrano appropriati. "Una Provincia autonoma avrebbe dovuto ricontrattare con lo Stato i criteri pianificatori sulle terapie intensive, facendo valere le proprie ragioni. Non farlo, consapevoli dello sperpero di denaro pubblico a cui si andrà in contro, solo perché ormai è tardi per cambiare pianificazione e si perderebbero i finanziamenti ministeriali, è un assurdo. Avere i muri per erogare servizi non necessari (si vedano gli attuali tassi di occupazione della rianimazione), senza personale (si vedano i posti di semintensiva terminati e mai aperti perché non ci sono infermieri) ci dà la misura della miopia di questa politica e dell'incapacità di programmare a partire dalle priorità: territorio e cronicità. Segnana ha sbagliato e Tonina persevera. Povera sanità pubblica", conclude Zanella.