Pista da bob, dietrofront sul Fondo dei Comuni confinanti: "Non ci sono le cifre, aspettiamo il piano industriale ma dalla sanità alle famiglie ci sono tante priorità"
C'è un nodo giuridico da superare per utilizzare le risorse del Fondo dei Comuni confinanti per coprire i costi di gestione della pista da bob. I territori restano fondamentalmente contrari ma aspettano il piano industriale di Simico. Intanto non si esclude che Cortina possa trovare le risorse autonomamente
BELLUNO. Il ricorso alle risorse del Fondo dei Comuni confinanti per coprire le spese di gestione della pista da bob per le Olimpiadi 2026 va in stand-by. Passo di lato della Regione Veneto e nessun assegno in bianco del Bellunese. Si aspetta il piano industriale di Simico. Non ci sono ancora numeri e quindi non si può prendere una decisione, anche sei territori di base restano contrari per metodo e modi. Non si esclude che Cortina possa sostenere i costi in autonomia con l'indotto generato dai Giochi invernali.
La bozza di accordo inserita nel Bollettino ufficiale della Regione Veneto, numero 65 del 21/05/2024, definisce che le "Province di Trento e Bolzano si impegnano a sostenere, per gli esercizi compresi tra il 2027 e il 2046, un importo annuo determinato nell’ambito della programmazione, per garantire la continuità dell’utilizzo sportivo dell’impianto recuperato, destinando apposite risorse nell’ambito del Fondo Comuni confinanti".
Un documento che ha scatenato il caos con prese di posizione e distinguo. La scelta di Venezia è stata vissuta come una mossa unilaterale, ma fin da subito sono emersi dei fortissimi dubbi sull'opportunità di "ripianare" il disavanzo generato annualmente dall'opera di Cortina.
L'ipotesi è di un milione e mezzo all'anno ma il documento è vago e non contiene cifre. La società infrastrutture Milano Cortina non ha presentato un piano economico e prima di esprimersi in via definitiva i Comuni, di prima (quelli direttamente confinanti con Trentino e Alto Adige) e seconda fascia (definiti contermini), aspettano di conoscere i numeri. Intanto la Regione si è fermata e ha compiuto un dietrofront.
"La Regione ha avuto l'umiltà di ascoltare il lungo dibattito e non c'è stato un atto di forza", commenta il deputato Dario Bond, delegato alla gestione del Fondo dei Comuni confinanti. "Si è deciso di aspettare il prossimo autunno perché non ci sono i numeri". Si parta di un milione e mezzo "ma non ci sono dati sul tavolo. Certo, c'è una contrarietà di base sull'utilizzo di queste risorse per la pista da bob ma c'è un aggiornamento tra settembre e ottobre. Aspettiamo per l'occasione anche il governatore Zaia e l'assessore regionale competente".
Un "No" a utilizzare il Fondo dei Comuni confinanti come un bancomat, ma sembra esserci anche un nodo giuridico. Queste risorse sono vincolate agli investimenti, le spese di gestione rientrano nella spesa corrente. Tecnicamente non sembra esserci la possibilità di dirottare i soldi in questo modo.
"Bisogna cambiare la legge se si devono tirare fuori i soldi in pronta cassa per la pista da bob", aggiunge Bond. "Non è un iter facile e se si va in parlamento ci sono comunque dei rischi: non ci sono certezze di come potrebbe uscire la norma".
Il Fondo dei Comuni confinanti raccoglie un "tesoretto" da 80 milioni equamente divisi tra Trento e Bolzano. Questo strumento è stato creato a seguito dei referendum dei Comuni di prima fascia che sono andati al voto per chiedere il passaggio alla Regione autonoma Trentino Alto Adige e l'obiettivo è quello di diminuire le differenze con la vicina regione autonoma.
I fondi, sostengono i territori, devono mantenere la finalità di provare almeno a mitigare le differenze tra le aree dolomitiche. Negli anni i territori di confine hanno chiesto di poter utilizzare parte delle risorse per le spese correnti e non solo per gli investimenti. Ma è sempre arrivato un "Niet" alla revisione della norma. Vincolo che invece si vorrebbe sorpassare in ottica Olimpiadi. "Non c'è solo la pista da bob - prosegue Bond - ma ci sono gli studenti, i servizi sociali, la sanità e tante famiglie che hanno grossi problemi".
Modi e metodi che insomma non convincono i territori. "Sosteniamo la pista da bob e le Olimpiadi ma sui costi di gestione fin da subito ci siamo chiamati fuori dalla compartecipazione alle spese per motivi finanziari e di competenza", dice Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno. "Inoltre non si può correre il rischio di creare un precedente sugli impianti".
Non si esclude che Cortina possa sostenere i costi in autonomia. Si guarda alle sponsorizzazioni per l'utilizzo degli impianti per le manifestazione non competitive, così come alle altre iniziative, come il taxi bob e il fun bob, senza dimenticare le opere olimpiche accessorie che potrebbero creare l'indotto necessario a coprire le spese. Un percorso comunque non appare semplice.
"Si deve capire la strada da seguire e non si esclude che i vari investimenti possano permettere a Cortina di alimentare autonomamente l'impianto. L'operazione è certamente delicata e aspettiamo il piano industriale", conclude Padrin.