"Hanno prevalso i personalismi". Esclusi in Camera di commercio Confesercenti e Industriali: "Preoccupante, accordi non rispettati". In discussione i fondi provinciali?
Le parole di Manzana e Paissan, presidenti rispettivamente di Confindustria e Confesercenti, dopo la rottura in Camera di Commercio, con l'esclusione delle due associazioni di categoria dalla Giunta camerale: “Disattesi gli accordi presi all'interno del Coordinamento provinciale – dice il numero uno degli Industriali – ora vien da chiedersi che senso abbia”. “Inaccettabile – sottolinea Paissan – come modus operandi e per il sistema trentino”
TRENTO. La 'sorpresa' De Zordo alla guida della Camera di Commercio di Trento si è accompagnata mercoledì scorso ad un'altra novità nell'assetto camerale, dove si è di fatto consumata una rottura che ha portato l'assessore Spinelli a chiedere di “recuperare in fretta quel clima di fiducia e di serenità indispensabile per affrontare insieme le grandi sfide sulle quali il nostro territorio è già chiamato a competere”. Dopo il passo di lato di Giovanni Bort infatti, la cui rielezione alla guida dell'ente era data sostanzialmente per certa, nell'elezione degli 11 componenti della Giunta camerale il nuovo Consiglio (in carica fino al 2029) ha di fatto escluso dall'organo esecutivo (quello che adotta i provvedimenti per la realizzazione dell'attività camerale, predispone i bilanci e le relative variazioni) Confindustria e Confesercenti. Una 'sorpresa' che, come prevedibile, non è andata giù a Fausto Manzana e Mauro Paissan, rispettivi numeri uno delle due associazioni di categoria, che parlano senza mezzi termini di “personalismi” in seno alla decisione, di un fatto “preoccupante” e della rottura di specifici accordi presi all'interno del Coordinamento imprenditori (dal quale Confindustria ha ufficialmente presentato le dimissioni). Sullo sfondo di tutto la possibilità, resa concreta da un comunicato della stessa Confindustria, di arrivare addirittura alla messa in discussione dei contributi che alla Camera di commercio arrivano dalla Provincia, visto che la Camera stessa oggi non rappresenterebbe trasversalmente tutti gli attori interessati: una sorta di extrema ratio che potrebbe essere messa formalmente sul tavolo se la frattura non dovesse ricomporsi. Ma procediamo con ordine.
Innanzitutto, come spiegato (Qui Articolo), dopo due legislature alla guida della Camera di Commercio, mercoledì Giovanni Bort ha deciso di non ricandidarsi nonostante avesse i voti necessari per la riconferma. Al suo posto, con 33 voti su 46 (i restanti 13 sono andati a Manzana) è stato eletto Andrea De Zordo, attuale presidente degli Artigiani. La proposta è arrivata dallo stesso Bort, che ha detto di aver preso la sua decisione in primis per motivi di lavoro. Al di là della presidenza però, la mela della discordia tra le associazioni di categoria è stata come detto il voto per l'elezione dei membri della Giunta camerale, che ha di fatto messo in luce una profonda spaccatura all'interno del mondo economico trentino. “Noi di certo rifletteremo rispetto a quanto successo – dice Manzana a il Dolomiti –. In generale sembra esserci un disinteresse rispetto al significato stesso della Camera: si tratta di un ente che dovrebbe rappresentare l'economia del nostro territorio, le sue istanze, e lavorare per questa economia e la sua comunità. Di fatto invece sono stati fatti ragionamenti di carattere completamente diverso, personalistici e agli antipodi rispetto a quello di cui il nostro territorio ha bisogno. Personalmente credo che questo passaggio rappresenti lo stato di decadenza che stiamo vivendo come classe dirigente e non penso che l'interesse collettivo abbia prevalso”.
La stessa Confindustria, ribadisce in un comunicato l'associazione di categoria: "Aveva chiesto un rinnovamento della governance e nelle strategie della Cciaa e il cambio di presidenza rappresenta senz'altro un elemento di novità e di fiducia, anche per il profilo che è stato scelto per la successione. Tuttavia, spiace rilevare che, nonostante il passo indietro all'ultimo minuto del presidente uscente Bort per favorire il ricambio, le associazioni che avevano chiesto insistentemente tale cambiamento, tra cui Confindustria Trento, siano state penalizzate con l'esclusione dalla Giunta camerale. Un atteggiamento questo che contraddistingue chi si dichiara favorevole al cambiamento purché non sia toccato direttamente".
E guardando ai numeri l'entità della spaccatura risulta in maniera lampante: i soli Industriali infatti producono in un anno oltre un terzo del Pil provinciale e quindi, aggiunge Manzana: “viene da chiedersi come chiunque abbia a cuore l'economia del nostro territorio possa arrivare a dire che Confindustria, come Confesercenti, non meriti di essere rappresentata all'interno della Giunta camerale. Penso sia un ragionamento che sta al di là del bene e del male”. Lo stesso Paissan spiega come la notizia sia stata accolta con “perplessità, stupore e preoccupazione” da Confesercenti: “Tutto – dice a il Dolomiti – è avvenuto correttamente dal punto di vista tecnico, ma politicamente la Camera con una Giunta di questo tipo non rappresenta in modo trasversale le associazioni. Viene da chiedersi il perché. Forse c'è stata la volontà di colpire personalmente me e il presidente Manzana ma, senza entrare nel merito personale dei membri contro i quali ovviamente non abbiamo nulla, si tratterebbe di un modus operandi inaccettabile per la Camera di commercio e per il sistema trentino. Auguro ancora, come ho già fatto, buon lavoro al nuovo presidente ma la gestione della composizione di questa Giunta è una ferita per i rapporti tra le associazioni di categoria”.
Con l'esclusione delle due associazioni infatti, rincara la dose Manzana: “E' stata fatta prevalere la logica del 'siccome mi sei contro ti punisco', anche se noi non eravamo né siamo contro nessuno. Dobbiamo però prendere atto di questa scelta: chiedevamo sì la novità, che poi è arrivata, ma anche una Giunta rappresentativa. Lo stesso Coordinamento provinciale imprenditori aveva deliberato di far entrare in Giunta (o quantomeno di favorire l'ingresso) tutti i presidenti delle associazioni di categoria, per avere una cinghia di trasmissione tra le associazioni stesse e la Camera di commercio, che in qualche modo è la vera casa delle imprese”. Un accordo che, evidentemente, non ha però retto alla prova dei fatti. “Vista la mancanza di rappresentanza – continua il numero uno degli Industriali – viene da chiedersi ora che senso abbia il Coordinamento imprenditori, al cui interno sono state prese delle decisioni tra chi ha partecipato alle riunioni, con verbali tra l'altro condivisi. A questo punto ognuno si assuma la proprie responsabilità”. E proprio per questo la stessa Confindustria ha annunciato, come anticipato, d'aver presentato le dimissioni dal Coordinamento ("un passo doloroso, dal momento che la nostra associazione aveva contribuito alla riattivazione e al rilancio del Coordinamento nel 2018, ma inevitabile perché sono stati traditi i principi fondamentali e disattese le decisioni prese collegialmente") attaccando lo stesso presidente pro tempore del Coordinamento imprenditori Andrea Basso (Ance) ("avrebbe dovuto chiedere il rispetto degli accordi presi, invece non solo ha accettato di essere candidato per la Giunta camerale, ma lo considera anche un successo").
Per Paissan, che sottolinea di aspettarsi un ragionamento condiviso e un sostegno trasversale e allargato all'interno della Camera su questo tema, la strada maestra invece rimane comunque il dialogo: “E' evidente – dice – che si tratti di una decisione presa a fini strumentali e sono convinto che le persone che hanno accettato questo risultato sottovalutino le possibili conseguenze. Spero vivamente ci sia la possibilità di chiarirsi e che le cose possano in qualche modo 'raddrizzarsi'. Credo nel Coordinamento imprenditori e credo nel dialogo: è indispensabile una riflessione che permetta di chiarirsi in fretta perché quanto accaduto mercoledì è preoccupante”. Nel frattempo però, come accennato, dagli Industriali arriva chiara e forte la possibilità di mettere in discussione i contributi provinciali all'ente: "Nella nuova Giunta non ci sono rappresentati né di Confindustria né di Confesercenti - dice l'associazione -. In altre parole non è rappresentato più di un terzo del Pil provinciale. A tale proposito vogliamo ricordare che l'ente camerale dovrebbe essere luogo di sintesi di tutte le componenti dell'economia locale. Lo statuto della Cciaa di Trento, infatti, recita: 'La Camera di Commercio rappresenta in modo unitario il sistema delle imprese e gli interessi economici riscontrabili nella circoscrizione di competenza'. Pertanto, non avere tutte le componenti economiche rappresentate nell'organo di governo, rappresenta un grave vulnus per lo stesso ente camerale".
"Per questa ragione - si legge nella nota ufficiale di Confindustria - valuteremo l'opportunità di chiedere alla Provincia autonoma di Trento una revisione dell'Accordo di programma, che garantisce annualmente alla Ccia di Trento quasi 3 milioni di euro dal bilancio provinciale, per lo svolgimento di determinate attività a favore dell'economia locale, dal momento che le decisioni saranno prese solo da una parte del mondo economico. Restiamo, inoltre, disponibili a trovare insieme una soluzione affinché tutte le componenti del sistema economico trentino possano essere rappresentate nella Giunta camerale, in modo da farla diventare il 'luogo del dialogo' tra le rappresentanze del mondo economico, sindacale e sociale del nostro Trentino".
Per Paissan non è auspicabile cercare di "rimediare ad una forzatura con un'altra forzatura", ma rimane il fatto che si tratti di una "provocazione che ha un presupposto". "Personalmente - ribadisce infatti il presidente di Confesercenti - cercherei di ritrovare il dialogo e la convergenza che si sono persi, ma di fatto oggi la Camera di commercio esclude due realtà, ed è oggettivo. Tanto è vero che la Giunta uscente contava rappresentanti sia di Confesercenti che di Confindustria: possono gli equilibri essere cambiati così tanto? Al di là poi dell'aspetto numerico si tratta di una questione di equità nella rappresentanza. Per me il lavoro di squadra rimane fondamentale ma mercoledì si è visto un film completamento diverso, nel quale si rinnegano accordi presi tra sette presidenti di associazioni di categoria tramite una prova di forza tecnicamente corretta ma oggettivamente strumentale. Discutere del taglio dei fondi è una extrema ratio, ma non mi stupirei se si ragionasse sulla cosa nel momento in cui mancasse il dialogo e la volontà di riportare la situazione in un equilibrio che si è perso”.
Dall'assessore provinciale allo Sviluppo economico, Achille Spinelli, sono arrivati intanto i migliori auguri al neo eletto presidente De Zordo, accompagnati però come detto all'auspicio che si “ristabilisca il clima necessario a favorire il gioco di squadra". “Non è nostro compito – dice Spinelli – entrare nel merito della valutazione né sul nome, rispettabilissimo, né sulle dinamiche che hanno portato a questa scelta. Ma non possiamo trascurare la preoccupazione che le divergenze espresse rallentino il passo che stiamo tenendo per mantenere e se possibile migliorare la competitività del nostro territorio. Il Trentino non può permetterselo. Ecco perché accanto agli auguri di buon lavoro, formulo quelli per un rapido recupero della fiducia e della serenità necessarie per affrontare le grandi sfide di sempre. La Provincia, ed in particolare l'assessorato che mi è stato assegnato, continueranno a impegnarsi al massimo per l'economia, coinvolgendo pienamente tutte le categorie”.