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Gettonisti, Tonina: "Il Trentino deve dipendere il meno possibile da questo sistema". Sui punti nascita: "Il territorio cosa vuole?". L'opposizione all'attacco: "Costi folli"

L'assessore alla Salute Mario Tonina, dopo la decisione dell'Apss di affidarsi ad una cooperativa per i medici  di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali di Cles e Cavalese, spiega di essere impegnato a limitare l'uso dei gettonisti e questo sarà anche il compito del nuovo dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali. Casa Autonomia chiede all'assessore di dire "quali sono le scelte politiche che riguardano l'intero sistema sanitario", il Pd: "Basta mettere la testa sotto la sabbia” e “Stop ai costi folli”

Di Giuseppe Fin - 24 ottobre 2024 - 06:01

TRENTO. “Il mio obiettivo è quello di avere un Trentino che non dipende dai gettonisti. Per questo sto lavorando e su questo lavorerà dal primo dicembre anche Antonio D'Urso, il nuovo dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali”. L'assessore provinciale alla Salute, Mario Tonina, non vuole commentare la scelta dell'Azienda sanitaria, di affidarsi ad una cooperativa di gettonisti di Bologna per le unità operative di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali di Cles e Cavalese. 

 

Una scelta a cui si è arrivati dopo il fallimento nel reperire personale con il rischio di chiudere dei servizi ma anche perché i liberi professionisti  impegnati nelle due unità hanno raggiunto il tetto dei 240 mila euro annui  e l'ente pubblico non può dare dei compensi che vanno a superare quella cifra. L'unica soluzione trovata dai medici, per continuare, è stata quella di iscriversi ad una cooperativa non avendo più limiti di cumolo. (QUI L'APPROFONDIMENTO)   

 

Tonina già in passato (Qui l'articolo) aveva spiegato il proprio impegno nell'utilizzo limitato dei gettonisti ed ora dalle parole si attendono i fatti. “In Toscana, da dove proviene il nuovo dirigente D'Urso c'è un uso limitato dei gettonisti anche per una scelta ovviamente politica. Abbiamo già chiesto – spiega Tonina - dei consigli per avviare dei ragionamenti e fare in modo che anche in Trentino non si dipenda da questo sistema

 

Il lavoro da fare ovviamente è tanto e non è dall'oggi al domani che si risolve un problema che sta attanagliando la sanità della maggior parte delle regioni italiane. 

 

“Quello che a me preoccupa e su cui vorrei lavorare – spiega l'assessore – è la situazione nei pronto soccorso. Dobbiamo trovare forze e modi per riconoscere più risorse e garanzie per chi lavora in Ps perché i vantaggi arriverebbero direttamente a tutti. Un conto è avere dei professionisti assunti a tempo indeterminato che hanno scelto di fare quel determinato lavoro in un pronto soccorso, un conto è affidarsi a gettonisti”. 

 

L'Apss ha affidato ad una cooperativa di Bologna la gestione del personale medico dei due punti nascita di Cles e Cavalese che si trovano con una grave carenza di medici. Una scelta che ha però fatto riprendere la  discussione sull'opportunità o meno di tenere aperti due punti nascita con un numero di parti molto basso.  “Qualcuno – ha spiegato Tonina – va a dire che il mio pensiero su questo tema è diverso da quello del presidente. Ma io non attribuisco alcuna colpa a Fugatti. Nella scorsa legislatura ha fatto la scelta di tenere aperti i due punti nascita dal momento che un decreto lo permetteva facendo attenzione alla sicurezza e a determinate condizioni che l'Apss deve rispettare. Difronte ad un calo delle donne che vanno a partorire nei due punti nascita, vorrei che fosse il territorio a dire qualcosa ed aprire ad altri ragionamenti ma al momento non è arrivato nulla”.

 

A scagliarsi contro le scelte politiche fatte dal governatore Fugatti sull'apertura dei due punti nascita sono i partiti dell'opposizione. “Quella dei punti nascita di Cles e Cavalese è una morte annunciata da tempo. A colpire per prima, è stata la volontà delle famiglie. Da più di un anno e mezzo, non sentendosi più sicure nel portare alla luce lì, il proprio figlio, si stanno rivolgendo al Santa Chiara o all'Ospedale di Rovereto” spiega in una nota la consigliera di Casa Autonomia, Paola Demagri. “In secondo ordine ma non da meno per responsabilità, a colpire duro è la volontà politica provinciale che si ostina a tenere aperti due reparti attraverso la disponibilità di professionisti reperibili on-line, sul sito di una cooperativa.  Come se si trattasse di una qualsiasi commodities da commercio via web. I rischi di vario genere che si stagliano all’orizzonte sono tutti, piuttosto gravi”.

Tra questi, spiega la consigliera di Casa Autonomia, c'è la chiusura definitiva del punto nascita. “E qui la politica leghista – continua Demagri - avrebbe gioco facile ad alzare le mani scaricando la responsabilità sui neogenitori. Sarebbe estremamente comodo incolpare le famiglie che non vogliono più riferirsi ai punti di nascita delle valli. Del resto, scaricare la colpa su qualcun altro è un cliché dialettico piuttosto praticato dalla classica narrazione della destra più populista”.

 

Ma dietro la possibile chiusura del reparto di ostetricia potrebbe trascinarsi un altro grave rischio: altri importanti servizi ad esso collegati finirebbero impoveriti. “Dal 2018 Fugatti è in campagna elettorale promuovendo punti nascita aperti senza considerare quale sia il reale cambiamento demografico in relazione anche all'impossibilità di reperire personale, senza investire sull'attrattività dell'azienda sanitaria. E’ giunto il momento che l'assessore Tonina ci dica quali sono le scelte politiche che riguardano l'intero sistema sanitario con particolare riferimento agli ospedali di Valle. I cittadini, i professionisti hanno diritto di conoscere in quale direzione la Politica” conclude Paola Demagri. 

 

A dire “Basta a mettere la testa sotto la sabbia” e “Stop ai costi folli” sono anche i consiglieri Paolo Zanella e Francesca Parolari del Partito Democratico.  “La notizia dell'apertura dei nostri servizi sanitari alle cooperative che forniscono medici - tra l'altro dopo che ci era compiaciuti giusto qualche mese fa di essere gli unici a non avervi ancora fatto ricorso - è un dato tanto grave quanto allarmante” spiegano Zanella e Parolari.

 
Il fatto che si metta in piedi questo investimento – continuano - perché ci si è incaponiti a voler tenere aperti ad ogni costo i punti nascite, eletti ideologicamente a simbolo della difesa dei territori, oltre a sollevare perplessità dal punto di vista etico, mina in profondità il principio cardine su cui fondare i servizi sanitari: l'appropriatezza”.

 

Nascite sicure si possono garantire negli ospedali cittadini, potenziando nei territori i servizi ostetrici e gli eccellenti percorsi nascite spiegano i consiglieri del Pad “magari evitando che le donne gravide debbano scendere a Trento durante il percorso per alcuni controlli, come oggi avviene e pensando a strutture dedicate alle donne arrivate al termine della gravidanza vicine all'ospedale cittadino”.

Il territorio lo si difende con altri servizi. “A Cavalese – concludono Zanella e Parolari - con la riattivazione della risonanza magnetica, il potenziamento della gastroenterologia per avere prestazioni più vicine a casa, velocizzando il percorso di edificazione del nuovo ospedale. Potenziamo i territori iniziando a mettere a terra i progetti per riempire quelle case della comunità che oggi sono solo muri vuoti”. 

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