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Flop (anche per la Corte dei Conti) dei punti nascita di Cles e Cavalese, Tonina: "Nel 2024 numeri ancora più bassi: dobbiamo ragionare con i territori sul servizio"

La Corte dei conti ha analizzato il rendiconto dell'Apss ha evidenziato le criticità nel tenere aperti i punti nascita di Cles e Cavalese, oggi aperti su deroga. L'assessore Mario Tonina: "Si possono caratterizzare gli ospedali in modo diverso, ma gli approfondimenti sono in corso e la decisione sarà della Giunta provinciale"

Di Luca Andreazza - 27 aprile 2024 - 06:01

TRENTO. La chiusura dei punti nascita di Cles e Cavalese non è all'ordine del giorno della Provincia. I numeri, per piazza Dante, non sono l'unico criterio decisionale, ma è altrettanto evidente che qualche riflessione sia in corso a fronte di poche nascite, un progressivo invecchiamento della popolazione e una carenza di personale nei reparti ormai strutturale. Una certificazione sulla difficoltà nel tenere aperti questi spazi è arrivata anche dalla Corte dei conti che nell'analizzare il resoconto dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari evidenzia che ''quasi la metà delle partorienti residenti nei comuni della Val di Fiemme e Fassa e della Val di Non e Sole, nel 2022, si è rivolta a strutture diverse da quella di zona, per scelta o per indicazione clinica'' (Qui articolo).

 

Una dinamica che si traduce sui costi, molto alti, per tenere aperti i punti nascita mentre le stesse risorse potrebbero essere dirottate per potenziare altri servizi. Ogni nato a Cavalese costa 20mila euro contro i 5mila di Trento. E questo è un approfondimento che l'assessorato alla salute intende portare avanti per poi eventualmente trovare un accordo con i territori. 

 

"La relazione si riferisce al 2022 ma nel 2023 il trend è stato confermato e non possiamo nascondere quest'anno, per il momento, i numeri sono ancora peggiori", commenta l'assessore Mario Tonina. "Sono entrato in carica 5 mesi fa, la dinamica è nota e c'è la massima attenzione. Ci sono verifiche e approfondimenti ma un'eventuale decisione verrebbe presa a livello di Giunta provinciale e con la condivisione dei territori interessati".

 

La riapertura del punto nascite di Cavalese è stato un argomento delicato e un tema sul quale si è giocato molto della campagna elettorale che ha portato nel 2018 Maurizio Fugatti e il centrodestra per la prima volta a governare il Trentino. La scelta della deroga sulla deroga fu tecnica ma l'aver affiancato il territorio con decisione pesò in termini elettorali. Si vuole evitare un braccio di ferro con le popolazioni della val di Non e della val di Fiemme, ma anche potenzialmente con la val di Cembra e la val di Fassa. 

 

Tecnicamente, però, non ci sarebbero le condizioni per tenere attivo il servizio, tanto a Cles quanto a Cavalese. "C'è stata la deroga ma la scelta di mantenere aperto il punto nascite è stata anche politica a fronte di determinate garanzie, la sicurezza delle partorienti in primis. Inoltre c'è stata una forte spinta dei territori in questo senso".

 

Già oggi, come evidenziato anche dalla Corte dei conti, "i medici suggeriscono per i casi più complessi di seguire il percorso agli ospedali di Trento e di Rovereto", prosegue Tonina. "Poi ci sono le decisioni individuali di rivolgersi ai centri più grandi". Quasi la metà delle partorienti si rivolge già altrove. "In generale è un tema che affrontiamo con responsabilità e serietà. Completata le analisi, la questione verrà portata in discussione di Giunta".    

 

Insomma, non ci sono all'orizzonte decisioni imminenti, i punti nascita di Cles e Cavalese non sono in discussione nel breve periodo. "C'è la dovuta attenzione e un approfondimento a più livelli. E' chiaro che eventualmente serve una proposta da portare alle popolazioni: un servizio che possa caratterizzare questi ospedali in una logica di rete tra i poli trentini. Le risorse non verrebbero tolte ma sarebbero utilizzate per rafforzare altri reparti. La scelta politica in caso però verrebbe presa di concerto con i territori interessati", conclude Tonina.

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