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Chiusura dei punti nascita di Cles e Cavalese, Biada: "Dati chiari. In futuro sarà inevitabile, serve sensibilizzare la popolazione". Daldoss: "Investire sui pronto soccorso"

Fratelli d'Italia si dicono "contrari a chiudere qualsiasi genere di servizio sul territorio" ma sui Punti nascita occorre "iniziare a fare delle riflessioni visti i dati". Daldoss: “Con l'innalzamento dell'età media e con la necessità di prendere atto della denatalità che sta colpendo anche il nostro territorio, si dovranno prendere delle decisioni. Dobbiamo parlare con la popolazione e pensare a delle alternative”

Di G.Fin - 03 novembre 2024 - 05:01

TRENTO. “Siamo contrari  a chiudere servizi sul territorio ma prima o poi visti i dati ci arriveremo ed è importante farlo capire alla popolazione e dare delle alternative”. Il tema della chiusura futura dei punti nascita di Cles e Cavalese si sta discutendo anche all'interno della maggioranza e a farlo capire sono i due consiglieri di Fratelli d'Italia, Daniele Biada e Carlo Daldoss.

 

Nei giorni scorsi ad intervenire erano stati i pediatri trentini che assieme i all'ordine delle Ostetriche aveva fatto un appello alla Provincia affinché si scegliesse per la chiusura dei punti nascita “a rischio sicurezza”. “Le evidenze ci dicono che nei punti nascita dove nascono pochi bambini in realtà il rischio errore o di mal gestione sono impattanti” spiega Serena Migno, presidente l'Ordine delle Ostetriche della provincia di Trento. I “numeri di nati irrisori per garantire la sicurezza della mamma e del bambino” avevano spiegato anche i pediatri con al dottoressa Lorena Filippi. (QUI L'ARTICOLO)

 

Da gennaio alla fine di settembre di quest'anno all'ospedale di Trento abbiamo avuto 1633  parti con una media di 5,96 parti al giorno. A Rovereto questa media è stata di 2,50 parti al giorno mentre numeri ben inferiori li troviamo nei punti nascita di Cles dove si registra una media di 0.52 parti al giorno (158 giorni non consecutivi in 9 mesi senza alcun genere di parto) e ancora più basso il dato del punto nascita di Cavalese che si ferma a 0.47 parti al giorno (169 giorni non consecutivi in 9  mesi, senza alcun genere di parto). Numeri che per mese di ottobre, almeno per quanto riguarda il punto nascita di Cavalese, sarebbero addirittura ancora più bassi. 

 

Alcuni sindaci nel sottolineare la “necessità di sicurezza” hanno richiamato ad una riflessione da fare sui servizi dati. (QUI L'ARTICOLO)

 

“E' evidente – ha spiegato a il Dolomiti il consigliere provinciale di Fratelli d'Italia, Daniele Biada per tredici anni sindaco di Campodenno - che ci sono delle difficoltà, ci sono dei costi e non sappiamo fino a quando saranno sostenibili. Da considerare poi che vengono usati anche dei gettonisti che non sappiamo nemmeno quali siano le competenze che possono avere e la situazione, ripeto, è evidente”.  Per Biada, però, attualmente nessuno è pronto a chiudere un punto nascita ma servono prima delle alternative. “E' chiaro che io sono contrario a chiudere servizi sul territorio ma – chiarisce il consigliere - sono anche consapevole che prima o dopo dovremmo arrivarci. E' fondamentale garantire servizi importanti come il pronto soccorso ed è per questo che sui punti nascita occorre portare avanti un ragionamento anche verso una maggiore sensibilizzazione della gente sulla possibilità di una soluzione alternativa. Con il tempo sarà una via obbligata”. 

 

All'interno di una riorganizzazione del sistema sanitario, continua Biada, “potrebbe starci, in un ragionamento a lungo termine, anche la chiusura dei due punti nascita ma questo deve essere fatto trovando un supporto alternativo per chi ne ha bisogno. Da sindaco ho cercato sempre di tenere aperti i negozi, gli ambulatori e ho difeso con i denti anche le Poste fino a quando ho potuto. Ma ad un certo punto il ragionamento dovrà senz'altro convergere su una scelta che sarà certamente difficile ma dovrà essere fatta in modo condiviso e ragionato”.  E' importante, ha spiegato il consigliere Daniele Biada, pensare ai bisogni degli anziani che continuano ad aumentare a fronte di un calo demografico. “E' un tema impressionante e rischia di diventare ingestibile. Sappiamo che l'assessore Tonina ci sta già lavorando. Questi sono servizi essenziali rispetto al punto nascita. Sta a noi amministratori e politici sensibilizzare le persone a ragionare a lungo termine”.

 
Sulla stessa linea anche il collega di partito, il consigliere provinciale Carlo Daldoss. “La sicurezza – ha spiegato – deve essere prioritaria. Ci sono valutazioni tecniche che vengono fatte dalle autorità sanitarie. Io credo, però, che ci troviamo in una fase intermedia nella quale serve responsabilità. Una nuova ri-organizzazione della sanità che prevede anche scelte come la chiusura dei punti nascita deve prima di tutto guardare alle case di comunità e puntare ad avere  comunque delle garanzie per i pronto soccorso nelle valli per i quali bisogna investire”. 

 
Per Daldoss “fondamentali sono i dati”: “Con l'innalzamento dell'età media e con la necessità di prendere atto della denatalità che sta colpendo anche il nostro territorio, si dovranno essere anche delle decisioni che non dovranno però impoverire il territorio. Per questo fondamentale sarà pensare a delle alternative”.

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