Caos pista da bob, il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti: "No al finanziamento delle opere olimpiche con le risorse del Fondo Comuni confinanti"
Il Bard ritiene necessaria comunque una modifica della legge sui Fondi Comuni confinanti: "Vengano autorizzate anche le spese correnti, e non solo gli investimenti, per una quota almeno del 20%: questo porterebbe a un'integrazione quanto mai necessaria tra l'area dolomitica bellunese e quella del Trentino Alto Adige"
BELLUNO. "No al finanziamento delle opere olimpiche e della loro gestione con il Fondo dei Comuni Confinanti. Quali opere rientrerebbero nella manovra e con quante risorse?". A intervenire è il Bard, il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti. "In questo modo si privano le comunità bellunesi di risorse fondamentali non solo per il suo sviluppo, ma per la sua stessa sopravvivenza".
E' caos sulla copertura dei costi di gestione della pista da bob dopo i Giochi olimpici. Le spese sono stimate in 1,5 milioni di euro all'anno ma chi paga? Anche la Provincia di Trento e quella di Bolzano attraverso il Fondo dei Comuni confinanti. A stabilirlo ci sarebbe l'intesa pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione Veneto.
Dal Trentino al Bellunese, i territori appaiono spiazzati e fioccano i distinguo e le prese di tempo (Qui articolo) mentre il deputato Dario Bond, delegato nel Comitato paritetico per la gestione dell'intesa per il Fondo comuni confinanti, ha manifestato più di qualche perplessità: ''Impossibile, servono per investimenti. Bisognerebbe cambiare la legge. Il documento è troppo vago, non contiene cifre" (Qui articolo).
La Provincia di Trento è poi intervenuta per chiarire che non c'è stata l'adozione di alcun schema, mentre il Bellunese ha preso tempo: "Non abbiamo firmato nulla, attualmente l'accordo è irricevibile". E' netta l’opposizione del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti all’utilizzo dei fondi di confine per sostenere le spese di gestione della pista da bob di Cortina e delle altre opere olimpiche.
"Concordiamo pienamente con il presidente del Fondo, Dario Bond, sul fatto che questa scelta sia quantomeno inopportuna. Ricordiamo sempre che il fondo, nato a seguito dei referendum dei comuni di prima fascia che sono andati al voto per chiedere il passaggio alla Regione autonoma Trentino Alto Adige, ha come obiettivo quello di diminuire le differenze con la vicina regione autonoma. Per questo i fondi devono continuare ad avere la finalità di provare almeno a mitigare le differenze tra le due aree dolomitiche".
Dal Bard ribadiscono poi due punti fissi nella loro visione di gestione del fondo: "Vengano autorizzate anche le spese correnti, e non solo gli investimenti, per una quota almeno del 20%: questo porterebbe a un'integrazione quanto mai necessaria tra l'area dolomitica bellunese e quella del Trentino Alto Adige. Inoltre, come già sollecitato più volte in passato, a 10 anni dalla creazione del fondo sarebbe opportuna una revisione della quota di investimento per adeguare il fondo almeno all'aumento dell'inflazione".
L’appello finale va quindi agli amministratori bellunesi: "Chiediamo ai nostri sindaci che in assemblea non approvino tale operazione, che invece va finanziata dalla Regione Veneto e dallo Stato che hanno sostenuto e promosso gli interventi e, se lo riterrà, dal Comune di Cortina con la sola sua quota dei Fondi di Confine. Al presidente Padrin chiediamo infine di tener conto della volontà diffusa del territorio bellunese e di lavorare invece affinché la provincia torni elettiva con risorse certe e con una guida forte del consenso democratico che possa opporsi a pieno titolo politico a scelte che si vogliono imporre dall’alto ai territori".