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Diga del Vanoi, il Bellunese dice "No": "La soluzione alla siccità non è un grande invaso in una zona a rischio, il territorio ha già dato tanto in termini di bacini artificiali"

Il progetto della diga del Vanoi è ritornato sul tavolo dopo che la Regione Veneto ha stanziato le risorse per la progettazione definitiva. Dopo aver analizzato il tema, la Provincia di Belluno condivide le perplessità dei territori: "La crisi idrica e il percorso verso la transizione energetica si risolvono in altri modi"

Pubblicato il - 20 settembre 2023 - 16:14

BELLUNO. "Le soluzioni alla crisi idrica e alla transizione energetica non possono essere tagliate con l'accetta". Queste le affermazioni di Simone Deola, consigliere della Provincia di Belluno delegato all’ambiente, in merito all’ipotesi di realizzazione di un bacino artificiale sul Vanoi, avanzata dal Consorzio di bonifica Brenta. "Sono necessarie misure che  devono contemperare i macro obiettivi di sistema e le esigenze delle comunità locali". 

 

Negli scorsi mesi l'ipotesi di realizzare questa opera è tornata sul tavolo. A fronte delle bocciature per motivi diversi negli anni (1922, 1959, 1985 e 1998, tra irrisolvibili problemi geologici, per l’insostenibilità del ritorno economico della diga o per una diffusa opposizione del territorio interessato), la Regione Veneto ha messo a bilancio oltre 900 mila euro per la progettazione definitiva. Un'ipotesi che ha sollevato una polemica a livello politico. 

 

Le opposizioni provinciali in piazza Dante hanno contestato la grande opera che interesserà anche i territori trentini, in particolare di Canal San Bovo e Cinte Tesino, mentre il vice presidente della Provincia e assessore all’ambiente, Mario Tonina, ha riferito di essere venuto a conoscenza del progetto tramite la stampa: “Già in passato il Trentino aveva espresso la contrarietà alla realizzazione dì un nuovo serbatoio di ritenuta sul torrente Vanoi”. Diverse poi le prese di posizione, contrarie, del mondo ambientalista, preoccupata per le ripercussioni di un'opera da 33 milioni di metri cubi d'acqua. 

 

"Lo sbarramento - hanno spiegato le associazioni ambientaliste - catturerebbe le acque dei torrenti Vanoi e Cismon, verrebbe innalzato verso la parte terminale del Comune di Lamon (Belluno) al confine con la Provincia di Trento, alto 123,97 metri dal basamento a valle e il lago interesserebbe una lunghezza di territorio oltre quattromila metri sul Trentino, una superficie valutata in 1,2 chilometri quadrati. Le acque invaderebbero tutta val Cortella, quanto è rimasto dello storico villaggio di Belotti. Nei progetti del passato il lago aveva come scopo principale lo sfruttamento idroelettrico: solo nel 1998 si parlò con insistenza di un uso delle acque destinato a coprire le sofferenze dell’agricoltura dell’area della Brenta, quindi indirizzato a dare risposta a finalità irrigue. Certo è che allora non si prevedevano il Deflusso minimo vitale e i deflussi ecologici, in quanto lo Stato e la Provincia erano sprovvisti di precise normative sul tema. Nonostante questo aspetto non minimale i progetti vennero ritenuti non compatibili nella valutazione costi – benefici".

 

La Provincia di Belluno fin dalla riproposizione del progetto, nei mesi scorsi, ha analizzato il tema. E condivide le preoccupazioni del territorio, in particolare dei cittadini di Lamon e Sovramonte, i più vicini geograficamente alla questione. Giusto un anno fa il Consiglio provinciale bellunese, con un atto ufficiale, si era espresso sul tema della crisi energetica, scoppiata a seguito della guerra in Ucraina e sfociata in un aumento spropositato dei costi delle bollette di luce e gas, e sul tema della crisi idrica conseguenza invece della siccità e del cambiamento climatico.

 

E il Consiglio provinciale bellunese aveva avuto modo di sottolineare un passaggio sulla gestione dell’acqua pubblica. In particolare, il consiglio domandava attenzione al sistema dei prelievi dei consorzi irrigui di pianura e, comunque, di tutti i prelievi idrici dissipativi, chiedendo agli enti preposti di attivarsi affinché, anche attraverso le risorse del Pnrr," sia presentato un complessivo piano di interventi atto a ridurre gli sprechi idrici dovuti alla vetustà dei sistemi di trasporto della risorsa e di irrigazione e utilizzo nelle aree agricole di pianura e, comunque, a disporre un corretto uso della risorsa in tutti gli ambiti al fine di limitarne i fabbisogni", così il testo della delibera, che ritiene “inderogabile, ormai, affiancare ai bacini montani la costruzione di bacini di accumulo in alta pianura, da poter utilizzare a scopo irriguo ma anche per il ravvenamento delle falde ovvero per intervenire a contrastare la risalita del cuneo salino aumentando le portate di deflusso nei  tratti di foce".

 

"La posizione della Provincia non è cambiata. La soluzione alla siccità non è il grande invaso, posto che il territorio bellunese ha dato e sta continuando a dare fin troppo in termini di bacini artificiali. Piuttosto bisogna considerare l’ipotesi di una serie di piccoli invasi, in zone che presentano minori profili di rischio. La questione è prettamente politica e programmatoria in quanto non dovremmo nemmeno pensare di spendere risorse pubbliche, anche solo per lo studio e la progettazione, di opere come quella del Vanoi", conclude Deola.

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