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Conte rottamatore di sé stesso e di un movimento ai titoli di coda: la crisi di governo dell'uomo in giacca e cravatta alla guida dei ''barricadieri'' a 5 Stelle

Quel che succederà nelle prossime ore ancora non si sa ma quel che è evidente è il cortocircuito in casa 5 Stelle. Un movimento autodistruttivo che negli anni ha cambiato idea su tutto, ha governato con tutti e contro tutti, ha finito per mettersi alla guida la figura che doveva rappresentare l'area più ''responsabile e governista'' che piaceva al Pd salvo perdere, con la scissione di Di Maio, proprio quella parte di movimento. E così Conte si ritrova a guidare i superstiti 5 Stelle alla ''Di Battista'' e ad aprire una crisi di governo che dovrebbe ''difendere la dignità'' di chi ormai ha, politicamente, ben poco da difendere 

Di Luca Pianesi - 14 luglio 2022 - 16:17

ROMA. Per ''difendere la nostra dignità''. Il Movimento 5 Stelle è giunto alla mossa finale di un percorso autodistruttivo che in pochi anni li ha visti passare da essere partito leader in Italia, per sostegno e consensi, a microcosmo di problemi, frustrazioni e litigiosità. E la motivazione con cui è giunto a questa mossa finale, ''per difendere la dignità di un gruppo parlamentare e di una forza politica che si comporta da anni con lealtà ma subisce attacchi vergognosi'', queste le parole usate al Senato da Mariolina Castellone durante la dichiarazione di voto al ddl Aiuti del governo Draghi, sublima questo percorso.

 

Un percorso che ha visto Conte come confuso rottamatore che passerà alla storia come il presidente del consiglio più ondivago di sempre capace di presiedere il governo più di destra della storia repubblicana, con la Lega di Salvini, e poi con parte del centrosinistra mostrandosi ''responsabile'' nella gestione del Covid e infine involontario liberatore del Paese dalle spoglie di un movimento ormai alla frutta. Un movimento tenuto in vita da un Pd in cerca di ''amici'' a cui appioppare la dicitura ''punto di riferimento dei progressisti'' e ora anche da qualche frangia di sinistra orfana di sé stessa e amante dei bonus. 

 

Castellone ha spiegato la crisi di governo aperta dallo stesso M5S dicendo che così si ''difende la dignità'' del movimento. Sono le parole di chi del Paese se ne frega e lo dichiara esplicitamente. Ma sono, soprattutto, le parole di chi ancora non si è reso conto che la dignità il Movimento l'ha persa da tempo e non per colpa di chissà quali ''attacchi vergognosi'' giunti da chissà dove, ma per aver mostrato al mondo, non solo all'Italia, quanto l'antipolitica, alla prova dei fatti, non valga nulla. Quanto dei dilettanti mandati allo sbaraglio al grido di ''uno vale uno'' finiscano per essere sbaragliati da chi dilettante non è, in qualsiasi campo della vita, dalla partitella di calcetto al cucinare una pizza al governare un Paese. 

 

La dignità se n'è andata con i cambi di opinione su tutto e su tutti, con la presa di coscienza, mese dopo mese, anno dopo anno, che i ''no'' a prescindere, che le posizioni portate avanti per prendere i voti erano inconciliabili con il governo anche solo di un condominio, figurarsi di una città e figurarsi di un Paese intero. La dignità se n'è andata con una classe dirigente che sulle spalle degli italiani ha prima dovuto capire dove si trovava, poi come funzionava la vita nel mondo reale, quindi fuori dal blog del leader carismatico Grillo, poi con i cambi di casacca, le deroghe, le modifiche a statuti e programmi e infine con la scissione tra quelli che questo percorso di ''maturità'' l'hanno almeno avviato e quelli che ancora vogliono credere ai complotti, sono fermi a una fantomatica lotta al sistema, al ''no'' a prescindere, al ''vaffa'' della prima ora e non sentono che i ''vaffa'', adesso, sono tutti per loro. 

 

E il cortocircuito, in questo senso, è totale perché i meno ''governisti'' del Movimento oggi si ritrovano rappresentati da quel Giuseppe Conte che era stato messo lì, dopo la seconda esperienza di governo, proprio per rassicurare i governisti degli altri partiti, a cominciare dal centrosinistra. Era lì perché dopo la gestione dell'emergenza Covid anche in casa Pd c'era chi diceva ''però è stato bravo, una figura seria e distinta''. Insomma Conte piaceva forse di più a quelli del Partito democratico che a quelli del Movimento 5 Stelle. E infatti il più 5 Stelle dei 5 Stelle, Di Battista, aveva lasciato il movimento.

 

Ora che le frange meno estremiste dei 5 Stelle se ne sono andate con Di Maio l'ex presidente del consiglio si ritrova a rappresentare un gruppo di ''barricadieri'' nella sua veste, però, di rappresentante ''serio e distinto'' con giacca e cravatta. Lui che ha governato con Salvini si ritrova ad essere ''ammirato'' a sinistra perché diventato il paladino dei bonus e degli incentivi a pioggia (quindi contro le logiche del mercato libero e cattivo che vive di merito e quindi piace a pochi). Insomma Conte è oggi nel posto dove starebbe benissimo proprio Di Battista. Per trovare un qualche tipo di feeling con questo Movimento non poteva che fare una mossa che contraddicesse il Conte in giacca e cravatta. E allora eccola qua: la crisi di governo è servita. La dignità non c'entra. 

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