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Aumenti energia (+304%), gas (+404%) e spese (+2euro per gli animali), il grido d'allarme del settore zootecnico e lattiero-caseario: ''Siamo al collasso''

Appello unanime del comparto per la crisi che sta colpendo il settore dopo i due anni di pandemia e con l'impennata delle bollette. Il presidente degli Allevatori Giacono Broch: ''Siamo arrivati a un punto che le aziende più piccole dovranno cominciare a chiudere. E sarebbe un danno enorme per tutto il Trentino, a partire dalla tutela dell’ambiente alpino al turismo''. E si chiede l'impegno della politica e di tutto il sistema trentino

Di Luca Pianesi - 13 gennaio 2022 - 18:07

TRENTO. Energia elettrica cresciuta del 304% rispetto al 2020, il gas del 404%, nel 2020 mediamente un allevatore spendeva 6,09 euro al giorno per la razione di fieno, farine, soia minerali e vitamine. Nel 2021 il costo è salito a 7,40 euro, e attualmente ammonta a 8,07 euro: due euro in più al giorno rispetto al 2020, pari a +32,5%. Solo la farina d’orzo è lievitata del 54%, la soia del 36%, il fieno mediamente del 15%. Sono questi alcuni dei numeri che segnano l'inequivocabile crisi del settore zootecnico e lattiero caseario in Trentino e che sono stati presentati in un appello unanime e accorato da tutte le organizzazioni dei produttori in forma cooperativa.

 

''Oggi siamo arrivati ad una situazione di collasso - ha spiegato il presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni, intervenuto alla conferenza stampa presso la sede della federazione allevatori -. C’è bisogno di consapevolezza generale da parte della comunità trentina. La grande distribuzione è chiamata a fare la propria parte, come già successo in passato. E così anche la politica. Non solo sostegni temporanei ma modalità tempi e risorse per arrivare ad una attenuazione del fenomeno''.

 

Un problema, quello dell'aumento delle bollette e delle materie prime che sta mettendo in ginocchio tutti i comparti e che rappresenta la ''tempesta perfetta'' per una crisi che pare ormai alle porte se associata, poi, all'emergenza pandemica che da due anni sta paralizzando il sistema. Un grido d'allarme lanciato su il Dolomiti qualche giorno fa anche dagli esercenti del centro di Trento. 

 

 

 

 

''Ognuno deve prendere coscienza del problema – ha affermato sempre ieri il presidente degli Allevatori Giacono Broch – siamo arrivati a un punto che le aziende più piccole dovranno cominciare a chiudere. E sarebbe un danno enorme per tutto il Trentino, a partire dalla tutela dell’ambiente alpino al turismo''. E si è detto veramente preoccupato anche Stefano Albasini, presidente del consorzio Concast Trentingrana: ''Le piccole aziende vivono sul territorio, accolgono i turisti. Una loro chiusura provocherebbe danni enormi''. ''Il nostro lavoro – ha aggiunto il presidente di Latte Trento Renato Costa rivolgendosi alle istituzioni – è come una pianta, per crescere e fiorire ha bisogno di acqua e proprio quando manca va annaffiata subito prima che i rami e poi il fusto possano morire senza fare più ne fiori ne frutti''.

 

Istituzioni provinciali che al momento sono rimaste ferme ai blocchi di partenza se si pensa che solo a novembre 2021 il consigliere del Patt Michele Dallapiccola depositava una proposta di ordine del giorno intitolata ''Latte, marginalità di impresa sempre più bassa'' dove analizzava che ''improvvisamente ha fatto irruzione sul quadro congiunturale del momento l'enorme aumento delle materie prime e dell’energia. Hanno colpito profondamente anche il settore zootecnico e le difficoltà e le differenze sono diventate vere e proprie spine. A pagarne le spese, un settore dalla delicatezza cristallina''. E chiedeva quindi all'assessora Zanotelli di intervenire in primis andando ''ad attivare uno straordinario piano di promozione del settore lattiero caseario volto a incentivare le vendite e finalizzato a contrastare l'aumento dei costi e la conseguente marginalità sempre più risicata''. 

 

La risposta dell'assessora era stata che la Provincia già c'era e aveva sottolineato ''il forte impegno anche finanziario portato avanti dall’esecutivo su questo fronte''. Passati tre mesi ''il forte impegno'' non ha dato i suoi frutti e oggi i comparto ha lanciato un grido d'allarme. “Saremo costretti a ritoccare i listini ma  non è pensabile scaricare sui consumatori questi abnormi  aumenti dei costi – ha affermato il direttore di Latte Trento Sergio Paoli - occorre che tutti gli agenti della filiera e le istituzioni pubbliche individuino forme di compensazione per permettere ai produttori, specie i più piccoli, di reggere il colpo. La situazione, con questi dati, è davvero drammatica. Così non si va avanti''.

 

Sono 805 gli allevamenti da latte in Trentino, con 20.500 vacche da latte  e 14mila manze. Mediamente ogni stalla è composta da 25 capi. In estate vanno in malga circa 20mila capi, distribuiti su 324 malghe su una superficie a pascolo di 90mila ettari. Il latte prodotto in Trentino sfiora il milione e mezzo di quintali, e rappresenta l’1,15% della produzione nazionale. La zootecnia in Trentino, quindi, significa occupazione e indotto per migliaia di addetti ma soprattutto presidio e tutela dell’ambiente montano e valorizzazione del paesaggio anche in chiave turistica.

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