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Sanità, ''bocciata'' anche dalla Commissione provinciale la riforma di Segnana. La Lega però va comunque avanti

E' la prima volta nella storia del Trentino che una legge così importante e che riguarda direttamente la popolazione approda in Provincia con un "No" e un parere negativo da parte della commissione competente: 5 a 1 contro la proposta della riorganizzazione sanitaria. L'iter comunque prosegue, la Lega tira dritto

Di Luca Andreazza - 25 agosto 2021 - 12:56

TRENTO. Parere negativo della Commissione sulla riforma della sanità della Lega. I consiglieri provinciali bocciano la delibera che prevede la riorganizzazione del sistema sanitario del territorio provinciale. 

 

E' la prima volta nella storia del Trentino che una legge così importante e che riguarda direttamente la popolazione approda in Provincia con un "No" e un parere negativo da parte della commissione competente: 5 a 1 contro la proposta della riorganizzazione sanitaria. Un parere comunque non vincolante, seppur significativo. La Pat comunque tira dritto e il regolamento verrà portato in Giunta mentre non è previsto il passaggio in Consiglio provinciale.

 

Un altro colpo in queste ore sul provvedimento dell'assessora Stefania Segnana. Già i sindacati si erano espressi in forma negativa ''Troppe domande senza risposte come la decisione di tagliare 120 milioni all’Apss: obiettivi e strategie vaghi e indefiniti'' (Qui articolo) ma la riforma della sanità voluta dalla Provincia leghista è stata bocciata e rispedita al mittente dagli Ordini delle professioni sanitarie che hanno inviato una lettera all'assessora Stefania Segnana e al presidente della Provincia in quanto la delibera contiene "elementi di criticità che compromettono l'impianto complessivo'' (Qui articolo).

 

Ora arriva lo stop in Commissione, ma il provvedimento prosegue l'iter, la Lega va avanti nonostante la bocciatura. A riassumere la fragilità del merito e del metodo è Claudio Cia (Fratelli d'Italia) e presidente della IV Commissione dopo una mattina di interventi per trattare sulla riforma della sanità. E' arrivata la proposta, firmata da tutti i consiglieri (Claudio Cia, Paolo Zanella, Paola Demagri, Luca Zeni, Alessia Ambrosi e Katia Rossato, escluso Mara Dalzocchio), di sospendere la delibera per prevedere i dovuti approfondimenti. 

 

 

"La Commissione è stata coinvolta solo nella fase finale - dice il consigliere di FdI - ma il compito dei consiglieri è ascoltare, confrontarsistudiare, elaborareproporre. Non abbiamo potuto esercitare, se non ora e solo parzialmente, queste prerogative. Inoltre non abbiamo i dati della precedente riorganizzazione per poter approfondire la delibera. La sanità non è di destra o di sinistra, riguarda i trentini e non può avere un colore politico. Una riorganizzazione dell'Apss che deciderà dell'uso di 1 miliardo e 200 milioni: un quarto del bilancio provinciale. Un ambito che coinvolge oltre 9 mila dipendenti, senza dimenticare i professionisti che operano nelle cliniche private, nelle Rsa e così via. Si vuole cambiare ma non si capisce esattamente in che senso: la delibera è piena di vuoti che poi verranno riempiti ma ora non possiamo dare una cambiale in bianco. Il percorso sarebbe dovuto essere un po' diverso".

 

In queste ore varie comparti sono intervenuti, come anticipato, per evidenziare la difficoltà a potersi esprimere sulla riforma per i pochi dati a disposizione e i tempi stretti di valutazione. Una sanità sostanzialmente contraria e chiamata a 1 settimana dall'adozione del provvedimento.

 

"Se i sindacati possono essere fortemente orientati da un pensiero politico - aggiunge Cia - colpisce il giudizio degli Ordini: questa presa di posizione, rappresentativa del mondo sanitario, mi ha impressionato. Nessuno mette in dubbio il lavoro dei tecnici e dell'assessorato, ma si dovrebbe fermare la riforma per poter effettuare le valutazioni con tempistiche adeguate e se i tempi sono stretti e si è arrivati a questo punto non dipende da noi".

 

La richiesta di sospensione non è stata accettata. "Non è fattibile il 31 agosto finisce la sperimentazione attuale e si ritornerebbe alla situazione antecedente, cioè al 2016. La delibera verrà portata in Giunta venerdì. Si terrà conto delle varie istanze e nel regolamento verranno declinate tutte le posizioni e situazioni richieste perché non presenti in delibera", risponde l'assessora Stefania Segnana, mentre Antonio Ferro, direttore generale facente funzione dell'Apss, aggiunge: "La delibera lascia spazio pieno per prevedere un'organizzazione all'interno del regolamento con risposte più concrete e in grado di recepire le dovute osservazioni. Ora si chiede un atto di fiducia perché siamo aperti a tutti i suggerimenti".

 

Anche se forse si sarebbe potuti prevede una deroga, anche a fronte della staffetta Ferro-Benetollo alla guida dell'Apss, si è andati al voto e l'atto di fiducia non è arrivato.

 

"Il mondo della sanità che manifesta criticità e preoccupazione, chiede di fermarsi davanti a un proposta arrivata tardi e fumosa. Si preferisce invece andare avanti e incassare un parere negativo della Commissione, prima volta nella storia", commenta l'ex assessore Luca Zeni e Cia conclude: "Ho fiducia in Ferro, ho fiducia nella Giunta che saprà trovare le soluzioni ma non possono dare fiducia a un documento. Spero e confido che la Provincia possa inserire tutti gli stimoli per poi avere il dispiacere di non aver votato a favore".

 

INTERVENTO ASSESSORA STEFANIA SEGNANA

La sperimentazione scade il prossimo 31 agosto e per questo è opportuno che la delibera venga approvata come da procedure per partire con la predisposizione del regolamento. Il nuovo assetto nasce dalla nuova sperimentazione che ora deve essere approvata o modificata: il contesto sanitario è diverso rispetto al 2016 a causa di Covid e le decisioni sono state prese sulla serie di segnalazioni criticità e sollecitazioni arrivate a Pat, Giunta e Apss a quasi tre anni di legislatura. 

 

La visione di prospettiva è diversa da quella attuale, c'è stata un'analisi dei punti di forza e di criticità dell'organizzazione sanitaria. La principale difficoltà che è stata segnalata è nella comunicazione tra i territori, gli ospedali di valle e via Degasperi. E questa è la parte più sentita. C'è stata un'operazione di ascolto di Benetollo e Ferro per dare risposte più concrete alla comunità.

 

INTERVENTO ANTONIO FERRO (DIRETTORE GENERALE FACENTE FUNZIONE APSS)

Si parte da una grande analisi della situazione e questo è un punto non è stato adeguatamente messo in evidenza: sono stati interpellate circa 400 persone di tutti i settori dell'Azienda, più i pareri esterni. Liberi da preconcetti, era fondamentale non correre il rischio di buttar via anche il bambino insieme all’acqua sporca. Per questo abbiamo individuato i punti di forza e di debolezza della riforma organizzativa del 2016, abbiamo individuato i punti di forza e di debolezza della riforma precedente, oggi c'è una cesura sulla visione della sanità pubblica che è cambiata dopo l'emergenza.

 

Il Dipartimento di prevenzione era tra i deboli in Italia, l'ho messo subito in luce anche a Bordon: così è stata presentata una richiesta di riorganizzazione e il settore di igiene e sanità pubblica sono rientrati in questa struttura.

 

Un altro nodo che è stato evidenziato è quello di un coordinamento scarso e una difficoltà di rapporto delle aree territoriali. Manca una cabina di compensazione in sede locale attraverso la rivisitazione della strutturazione. Si deve, però, salvare l'omogeneità che significa anche equità nei trattamenti.

 

Il rapporto tra i territori hub e spoke ha rappresentato un fallimento totale in Lombardia e inoltre è cambiata l'idea di una rete ospedaliera. E' più difficile attirare i giovani e pensare che vadano a Cavalese senza una prospettiva di crescita professionale.

 

La medicina convenzionata mostra tutte le criticità di un sistema da 10 anni fermo rispetto all'Italia. Poi non ci sarà più un medico di famiglia isolato, ma deve lavorare in rete tra 20/30 professionisti: l'intenzione è quella di nominare un referente che porterà le esigenze, anche quelle formative, istanze queste ultime che devono partite dal basso. Questa è la base obbligatoria, poi si prevede su base volontaria una medicina di gruppo integrata: almeno 1 volta in settimana i professionisti possono avere tecnologie per togliere la persona all'ospedale.

 

Il tessuto organizzativo è fragile. Si prevedono i distretti, più innovativi con riferimenti forti del territorio. Un sistema traversale nella logica verticale: il direttore di presidio ha perso pregnanza perché accentrato nel Sop: c'è la necessità di una rete di direttori di presidio con la capacità di rispondere a professionisti e stabilimenti ospedalieri, questo si traduce in uno scambio di soluzione di territori limitrofi.

 

Un altro punto è quello di valorizzare le risorse umane. E' stato messo in risalito come una politica personale andava avanti da 6 o 7 anni. Questo era accettato a scapito del clima e del modello organizzativo. Il 50% dell'operatività dovrà riguardare la capacità di fare squadra, ricomporre conflitti, gestire il personale, obiettivi e trasparenza. La valorizzazione del personale a lungo termine è un elemento attrattivo.

 

INTERVENTO DI PIER PAOLO BENETOLLO - DIRETTORE DEL SERVIZIO OSPEDALIERO PROVINCIALE 

Si punta sul cosiddetto "ospedale policentrico". Unificare i processi è importante ma non necessariamente deve avvenire al centro. Al Santa Chiara c'è un concentrato di attività che faticano a trovare spazio. L'intenzione è quella di unificare, concentrare la casistica e un coordinamento forte. Il fulcro è la rete territoriale. Concentrare la casistica migliora la capacità di risposta e di gestione, quindi negli esiti perché bacini di utenza minimi hanno benefici sulla qualità. Un efficientamento di servizi ma anche economizzazione dei servizi.

 

La Scuola di medicina è una grande opportunità, un elemento nuovo di attrattività, un elemento di innovazione e di ricerca importante per i giovani.  Ma questa è anche una sfida e una difficoltà perché in quasi tutte le aziende ospedaliere universitarie c'è tensione tra il mondo ospedaliero e quello universitario. Abbiamo l'occasione di cercare di fare diversamente di quanto storicamente successo fino adesso. L'idea è che la scuola di medicina non riguardi solo l'ospedale di Trento e che non riguardi solo ospedale ma anche il territorio: caratterizzare la scuola di medicina in modo per farla diventare interessante per chi viene da fuori e può trovare questa scelta. 

 

INTERVENTO DI PAOLA DEMAGRI (PATT)

Non trovo una coerenza tra quanto detto adesso e quanto scritto in delibera. C'è un non detto e un'assenza di contenuti. Ci si riferisce all'approvazione della sperimentazione nella scelta di avviare l'Apss alla nuova riforma: una decisione legata alle analisi di dati, esiti clinici e organizzativi che sarebbe stato interessante conoscere e avere a disposizione. Nel documento si trova poco delle aree e ambiti territoriali. Il dottor Ferro dice che fin dal suo arrivo sono emerse alcune criticità con riferimento al Dipartimento di prevenzione: i Dipartimenti devono essere rivisti perché la debolezza è trasversale o strategicamente c'è una riorganizzazione per un caso? Gli aspetti che riguardano la prevenzione sono stati liquidati nella delibera in 4 righe. Inoltre non vedo nessuna modifica sulla parte dell'ospedale, non ci sono sostanziali cambiamenti che ci possono far supporre che la rete ospedaliera abbia bisogno di modifica: c'è il nome ma non i contenuti.

 

INTERVENTO DI LUCA ZENI (PD)

Il sistema è tutt'altro che perfetto ma non ci sono le analisi del pregresso come richiede la legge. C'è una mistificazione per quanto riguarda la rete ospedaliera, la delibera riporta il sistema in realtà vigente perché la flessibilità e i servizi territoriali sono sempre stati aspetti centrale.

Invece ci sono gli slogan e si costruisce la caricatura della contrapposizione tra territorio e centralizzazione quando è evidente che non si può prescindere da una rete per un'organizzazione sanitaria in grado di dare risposte. 

La delibera non riporta gli obiettivi, i motivi e come portare avanti la riforma. Si parla di discontinuità che però è un termine politico e non tecnico.

Non si capisce la formazione dei distretti: si dice fino a 3 ma gli standard nelle leggi provinciali e nazionali indicano 4 ambiti. Non si criticano i distretti, ci sono in tutta Italia, preoccupa la vaghezza del provvedimento. Non ci sono riferimenti alle componenti sociali e i rapporti amministrativi. 

 

L'INTERVENTO DI PAOLO ZANELLA (FUTURA)

Si vuol far passare una rivoluzione quanto molte azioni sono già state pianificate. E la delibera è lacunosa e non si capisce la direzione di questa delibera. E' fondamentale attrarre e trattenere i professionisti, un compito difficile per la concorrenza a livello nazionale. 

Il progetto è quello di aumentare a 78 i posti letto in terapia intensiva ma non si conoscono i costi fissi e il piano di reperimento degli specialisti, che sono già pochi attualmente. Gli attuali 32 posti letto non sono molti, però sono sempre stati curati tutti i pazienti e ora l'intenzione è quella di tagliare 27 posti in geriatria, senza tenere conto dei fabbisogni della popolazione.

Si parla di valorizzazione del personale, intanto però il Trentino è l'unico territorio in Italia a non prevedere risorse per la contrattazione pubblica. 

La scuola di medici potrebbe orientarsi sulla possibilità di formare medici del territorio e un elemento di attrattività potrebbe essere quello di portare i medici di medicina generale alle dipendenze dell'Apss.

 

INTERVENTO DI MARA DALZOCCHIO (LEGA)

La riforma del 2017 non è mai stata recepita pienamente. E' però certo che ha creato un pachidermico apparato burocratico centralizzato con gerarchie e ruoli in contrasto. C' la necessità di superare i distretti sanitari perché i medici e i cittadini chiedono che la sanità sia più vicina al territorio per rispondere alle esigenze.

E la Lega è attenta in questo senso e questi aspetti sono ancora più sentiti a causa dell'emergenza Covid. 

La delibera è un impianto e non si torna indietro, c'è piuttosto una riscoperta del territorio. 

 

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