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Riforma della sanità trentina, i sindacati: ''Troppe domande senza risposte come la decisione di tagliare 120 milioni all’Apss: obiettivi e strategie vaghi e indefiniti''

Oggi si è tenuto un vertice per spiegare la riforma della sanità. I sindacati: "Si deve aprire una nuova discussione. Il piano risponde più a logiche di consenso elettorale che al reale miglioramento dell’assistenza sanitaria per i cittadini e le cittadine"

Foto archivio
Di Luca Andreazza - 23 agosto 2021 - 19:19

TRENTO. "Una mini-controriforma dai contorni vaghi e indefiniti". Sono queste le parole di Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) per definire la riforma del modello organizzativo dell’Apss. "Un progetto – secondo le tre confederazioni sindacali - che risponde più a logiche di consenso elettorale che al reale miglioramento dell’assistenza sanitaria per i cittadini e le cittadine. La Giunta ha assunto come sola priorità quella di tracciare una discontinuità rispetto all’esistente. Una scelta non basata su valutazioni tecniche relative al funzionamento del modello attuale, valutazioni che dovrebbero orientare le scelte di natura politica, e non viceversa. Senza nessun approfondito studio dei punti di forza e debolezza dell’attuale, con una sperimentazione ancora in corso".

 

Oggi si è tenuto un vertice tra Pat, Apss e sindacati. Si punta sull'ospedale policentrico, un'unica rete ospedaliera articolata su 7 strutture aziendali, ripristino e potenziamento dei distretti sanitari e del Dipartimento di prevenzione, medicina del territorio e Scuola di medicina.

 

Sono questi i cardini su cui ruota il nuovo modello organizzativo dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, che dopo essere stato adottato in via preliminare dall'esecutivo, in questi giorni viene presentato agli stakeholder del territorio. L'altro giorno il percorso è stato illustrato ai membri della Consulta della salute, oggi invece è stato il turno dei sindacati di categoria, quindi nei prossimi giorni, prima dell'adozione definitiva che dovrà avvenire entro la fine di agosto, la riforma approderà in Quarta commissione.

 

"Come illustrato dall'assessore e dal dirigente generale Ruscitti - si legge nella nota della Pat - il nuovo modello organizzativo proposto per Apss si inserisce nel più ampio quadro della riforma della sanità nazionale, che dovrebbe concludersi entro fine anno. Obiettivo rispondere alle criticità messe in luce dalla pandemia e non solo, come anche valorizzare i punti di forza del sistema trentino, in un'ottica appunto provinciale".

 

I sindacati non esprimono alcun giudizio compiuto sulla proposta dell’esecutivo "per l’indeterminatezza nel merito negli obiettivi", mentre le federazioni sindacali di categoria hanno provato a sollevare anche alcune questioni sull’impostazione di alcuni aspetti della riorganizzazione.

 

"Non abbiamo ricevuto risposte esaustive. Nonostante questo l’assessora Stefania Segnana - evidenziano Grosselli, Bezzi e Alotti - ha confermato che la delibera verrà comunque assunto entro il prossimo 31 agosto. Non c'è stato inoltre tempo per gli approfondimenti necessari: i tempi sono stati ridotti al minimo e anche questa volta è stato reso il confronto con le parti sociali una mera formalità".

 

Cuore del sistema l'ospedale "policentrico" nel quale alcune attività possono essere potenziate o caratterizzate. E in questo senso, come hanno illustrati i vertici della sanità trentina, la riforma andrà ad accentuare quanto già accade in Trentino, un esempio è quello della procreazione medicalmente assistita, attività che già avviene per tutto il territorio solo nell'ospedale di Arco.

 

“Tutti i passaggi cruciali - dicono Grosselli, Bezzi e Alotti - sono avvenuti senza alcun confronto con i portatori d’interesse primi tra tutti il personale dell’Azienda e gli organismi previsti dalla legge provinciale sulla salute: dalla decisione di tagliare 120 milioni di euro dal budget dell’Apss fino all’assenza di alcuna attenzione verso il personale sanitario privo, insieme al resto del comparto pubblico, di un rinnovo del contratto di lavoro da quasi tre anni, passando per la crisi della direzione dell’Azienda cui si sono succeduti in un anno ben tre professionisti e che oggi è guidata nelle sue figure apicali da ben quattro facenti funzioni".

 

Una scelta, per i sindacati, che si riflette nella scarsa chiarezza degli obiettivi e delle strategie che si vogliono mettere in atto con il nuovo modello “Mancano analisi compiute di quali sono gli obiettivi che la riorganizzazione si prefigge e come gli esiti possano essere misurati e valutati nel corso del tempo. Sono del tutto carenti approfondimenti sul fabbisogno di personale dei prossimi anni e di quali risorse, oltre ai 400 mila euro indicati in delibera, serviranno per realizzare la riorganizzazione stessa. Neppure sul fronte della medicina territoriale non si assume una strategia compiuta, perché il riassetto della medicina generale è lasciato alla volontarietà dei professionisti e sul socio-sanitario si rimanda ancora una volta alla revisione delle Comunità di Valle”.

Un quadro di un’indefinitezza tale che rende impossibile qualsiasi valutazione e che ha spinto Cgil, Cisl e Uil a chiedere ulteriori spazi di discussione. “Non si fa nessun riferimento nemmeno alle risorse che arriveranno dal Pnrr. Crediamo sia importante tenere aperto il confronto con l’obiettivo reale di rendere la sanità trentina migliore in termini qualità, efficienza e capillarità dell’assistenza per i cittadini e le cittadini che vivono su tutto il territorio della nostra provincia”, proseguono Grosselli, Bezzi e Alotti.

 

La Provincia ha assicurato che le segnalazioni e quanto emerso nel corso del vertice verrà raccolto e esaminato in vista della stesura del Regolamento, che farà seguito all'adozione definitiva, nel quale verranno dettagliate tutte le attività di programmazione della riforma della sanità.

"Il documento è stato presentato a soli 8 giorni dalla conclusione della sperimentazione, un piano lacunoso e incompleto, pertanto diventa difficile esprimere una valutazione di merito, se non in maniera superficiale e approssimativa. Nel corso dell’incontro cercavamo risposte e invece siamo usciti dalla riunione con molte domande", commenta "L'impostazione generale ci è sembrata molto medico e amministrativo centrica, non è per niente chiaro che fine faranno le direzioni delle professioni sanitarie non mediche", commenta Cesare Hoffer, coordinatore Nursing up, mentre Luigi Diaspro (Fp Cgil) aggiunge: "E' complicato fare valutazioni visti gli scarni contenuti della delibera: priva di dettagli su ragioni, modalità e risorse per raggiungere obiettivi espressi, anch’essi, in maniera generica".

 

"Un incontro di routine informativa e del tutto insoddisfacente: sono tante le domande rimaste senza risposta. E' necessario prevede spazi adeguati di discussione e confronto per pianificare un settore così importante per il Trentino. Sono ancora tante le questioni aperte per delineare un intervento serio e preciso sul comparto. Una discussione che deve prevedere un ruolo attivo di lavoratrici e lavoratori", conclude Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Fp.

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