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Per il post-Covid “rivoluzione” nella Sanità trentina, Fugatti: “L’impostazione centralizzatrice sarà capovolta”. Ecco cosa cambierà nei prossimi anni

Benetollo e Fugatti lanciano il nuovo Programma di sviluppo strategico: “Alcune priorità saranno modificate dalle lezioni apprese durante la pandemia”. Segnana: “Il Covid ha messo in evidenza l’importanza degli ospedali di Valle”. Come cambiano il progetto del Not e la facoltà di medicina con le nuove linee d’indirizzo

Di Tiziano Grottolo - 05 maggio 2021 - 06:01

TRENTO. La pandemia ha ridisegnato le abitudini delle persone mettendo in evidenza criticità e contraddizioni di molti Paesi. In Italia per esempio ad essere risultati particolarmente esposti sono stati i vari sistemi sanitari regionali, martoriati da anni di tagli, si sono trovati esposti e impreparati ad affrontare una pandemia. Anche per questo il direttore generale dell’Azienda sanitaria trentina, Pier Paolo Benetollo, durante la conferenza stampa di presentazione del Programma di sviluppo strategico del suo mandato (cioè la programmazione di medio-lungo periodo) ha parlato di una fase pre e post Covid.

 

Alcune priorità saranno modificate dalle lezioni apprese durante la pandemia”, ha affermato Benetollo riferendosi al nuovo ciclo di programmazione nell’epoca post-Covid. Si tratterà di un programma ambizioso che dovrà trovare “un punto di equilibrio fra la popolazione che chiede prossimità e mantenere una forte specializzazione”. Almeno sulla carta, fermo restando che il programma dovrà essere messo alla prova dei fatti, l’indirizzo della Sanità trentina sta per mutare drasticamente. “Un’impostazione rivoluzionaria”, per usare l’espressione del presidente della Provincia Maurizio Fugatti che ha sottolineato come negli anni precedenti ci sia stata “un’eccessiva attenzione ai costi”.

 

Ora in Provincia si parla di “ospedale diffuso” e “ospedale policentrico”, “il Covid – ha commentato l’assessora alla Salute Stefania Segnana – ha messo in evidenza l’importanza degli ospedali di Valle”. Come recita il comunicato dell’Apss: “I processi di unificazione delle modalità di assistenza, necessari per garantire equità di accesso alle cure a tutti i cittadini, saranno accompagnati da una distribuzione sul territorio e il ‘baricentro’ di ciascuna rete di patologia potrà essere collocato nei diversi ospedali e nelle diverse aree territoriale del Trentino”. Un’unica rete ospedaliera quindi, articolata in sette strutture. Secondo i piani tracciati da Apss nella gran parte dei casi i malati potranno essere seguiti nell’ospedale del territorio di riferimento. Nei casi restanti, o in momenti specifici del percorso di cura, saranno seguiti in un centro della rete specializzato per la loro patologia, collocato in una delle diverse strutture ospedaliere del Trentino e potenziati in termini di tecnologie.

 

Non solo, perché nel breve periodo, a livello territoriale, si prevede di realizzare progressivamente un’unica porta d’accesso ai servizi (il numero e il sito 116117, uguale per tutta l’unione europea) e rinforzare l’integrazione con la medicina convenzionata attraverso il riconoscimento e la valorizzazione di Reti professionali locali. Queste ultime saranno 13 e rappresenteranno “il mattone su cui organizzare la sanità del territorio. Unificare – ha ricordato benetollo – è importante ma si deve evitare che ogni volta che si unifica si centralizzi, i ‘centri di governo’ non devono essere collocati tutti al centro, a Trento. Bisogna considerare anche il punto di vista di chi vive nelle vallate”. Riprendendo le parole di Fugatti “l’impostazione centralizzatrice sarà capovolta”, di conseguenza i servizi (anche quelli ad alta specializzazione) non è detto che saranno accentrati su Trento. “Partiamo da un’idea che ci pare stia cambiando anche a livello nazionale – ha ribadito Benetollo – fino al recente passato il leitmotiv era quello di migliorare l’efficienza che voleva dire risparmiare”.

 

Un percorso tanto ambizioso quanto complesso che dovrà passare per un nodo che si chiama “Nuovo ospedale di Trento”. A precisa domanda Benetollo ha risposto che alcune cose andranno riviste. Da una lato, ha specificato il direttore generale di Apss, ci sarà bisogno di più spazi per accogliere gli studenti della nuova facoltà di medicina, dall’altro alcuni spazi si “libereranno” perché i processi di unificazione verranno portati avanti ma non necessariamente tutti su Trento. Insomma, quello che Benetollo definisce un “normale aggiustamento del progetto come avviene sempre quando si passa da un progetto preliminare a un progetto definitivo”.

 

Infine, anche l’Università sarà interessata dal nuovo “corso policentrico”. “Coerentemente con questi principi – ha concluso il direttore generale di Apss – nei primi incontri fatti con la Provincia e le due Università ci siamo già detti che l’idea è quella di caratterizzare la scuola di medicina per essere non solo ospedale e non solo ospedale di Trento. Quindi è chiaro che l’avvio del corso di laurea di medicina e l’integrazione con tutti gli altri corsi e le altre scuole di specialità avrà un baricentro nell’ospedale di Trento, ma non solo nel capoluogo. Prevederemo che la frequenza degli studenti e poi degli specializzandi e lo stesso incarico ai professori universitari, associati o ordinari, non sia concentrata solo su Trento”.

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