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Governo impugna legge concessioni idroelettriche, Tonina: ''E' competenza primaria, andiamo avanti''. Rossi: ''Questa volta la Pat deve resistere, Roma sbaglia''

Il governo di piazza Dante intanto intende proseguire nell'attuazione della legge. Tonina: "Il ricorso del governo non impedisce agli uffici provinciale di avviare il percorso preparatorio alle gare in attuazione della legge". La Uil critica il metodo: "Altro impasse. Come per la A22 la Giunta Fugatti pare si incaponisca nella difesa degli azionisti privati. Affrontare la questione con serietà per il futuro del Trentino"

Di Luca Andreazza - 21 gennaio 2021 - 20:07

TRENTO. "L’impugnativa del governo della legge provinciale in materia di riassegnazione delle grandi derivazioni idroelettriche non ci ha colto impreparati, considerato che finora Roma ha impugnato quasi tutte le leggi regionali emanate". Così Mario Tonina, vice presidente della Provincia, sul ricorso del governo. "Tuttavia, il Trentino è in una posizione diversa, perché l’Autonomia speciale gli attribuisce sul tema una competenza primaria".

 

Il governo di piazza Dante intanto intende proseguire nell'attuazione della legge. "Il ricorso del governo - evidenzia Tonina - non impedisce comunque agli uffici provinciale di avviare il percorso preparatorio alle gare in attuazione della legge; tra le attività preparatorie abbiamo, per esempio le procedure connesse alle valutazioni degli usi diversi delle acque, alle valutazioni di impatto ambientale e al censimento dei beni che passeranno in proprietà della Provincia. Nel frattempo confidiamo che, con un'interlocuzione con lo Stato, si possa trovare anche un accordo per modificare la legge nelle parti, pur marginali, interessate dal ricorso, anche valutando il coinvolgimento di alcuni organi amministrativi statali”.

 

La Provincia incassa in questa materia anche il sostegno dell'ex governatore Ugo Rossi (Patt). "In questo caso mi sembra un'impugnativa sbagliata - dice - ritengo che piazza Dante deve provare a resistere. E' critica in particolare la parte in cui si pretenderebbe che si devono coinvolgere le amministrazioni statali nelle procedure di gara. Il governo manifesta qui una visione centralista e lesiva della particolare autonomia speciale del nostro territorio, come se senza il controllo di Roma, una provincia autonoma non fosse in grado di assicurare legalità, trasparenza e tutela della concorrenza". 
 

Nel dibattito interviene anche la Uil. "L’impugnazione statale rappresenta un’ulteriore impasse del Trentino in una partita decisiva per il nostro futuro - commenta il segretario Walter Alotti - quella dell’energia e delle cosiddette multiutility. Come per la A22 la Giunta Fugatti pare si incaponisca nella difesa degli azionisti privati, la cui presenza impedisce un’affidamento in house delle concessioni a società pubbliche territoriali per evitare le gare per le relative concessioni".

 

Le criticità non sono tanto legate al merito quanto al metodo di piazza Dante. "Viene da pensare anche in questo caso - evidenzia Alotti - che si vogliano tutelare interessi privati, piuttosto che pensare a mettere in sicurezza il patrimonio economico, finanziario e industriale del territorio. Riguardo all’energia inoltre è di oggi la notizia che A2A, la fortissima multiutility lombarda, concorrente di Dolomiti Energia, rilancia e non guarda neppure più alle aggregazioni regionali, ma direttamente al mercato europeo. E l’altoatesina Alperia ha già concentrato in un solo gruppo le aziende del settore. Forse è il caso che in Trentino si ricominci, con serietà e coinvolgendo tutti gli attori economici e istituzionali, ad approfondire le questioni e con umiltà a cercare di capire l’evoluzione del sistema per assumere decisioni veramente intelligenti e coerenti con l’obiettivo di salvaguardare le risorse e il futuro dei trentini".

 

La normativa trentina impugnata da Roma, nel modificare la legge provinciale 4 del 1998 in particolare per quanto riguarda le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni, secondo il governo “avrebbe ecceduto rispetto alle competenze riconosciute alla Provincia dallo statuto speciale di autonomia” e violato l’articolo 117, primo comma della Costituzione, che impone il rispetto del diritto europeo, e in particolare il principio della libertà di concorrenza 'per' il mercato” (Qui articolo).

 

"Si tratta - ribatte Tonina - di una competenza che ci è molto cara, che rivendichiamo con orgoglio e che vogliamo esercitare pienamente, considerata la storia che le centrali idroelettriche hanno alle spalle, l’impatto che hanno prodotto nelle nostre valli, l’importanza che tutt’oggi rivestono per i territori interessati, per le comunità e per i delicati equilibri ambientali. Il Trentino è pienamente in grado di gestire in maniera responsabile e avveduta questa straordinaria risorsa; per questo con la nostra legge abbiamo previsto nel dettaglio i requisiti tecnici che i nuovi gestori dovranno possedere. Vogliamo avere la certezza di affidare le future concessioni a soggetti particolarmente qualificati, che offrano precise garanzie rispetto all’esigenza di tutelare gli interessi generali in gioco: economici, ambientali, sociali".

 

La legge provinciale 9/2020 ha modificato la normativa precedente in attuazione di quanto previsto dall’articolo 13 dello Statuto speciale, così come sostituito dall’articolo 1 della legge 205 del dicembre 2017, che riconosce alla Provincia una competenza primaria (da esercitare “nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione europea e degli accordi internazionali, nonché dei principi fondamentali dell’ordinamento statale”), riguardante “le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni per grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico”.

"La Pat, sulla base di quanto stabilito dallo Statuto, e nel rispetto dei principi europei e nazionali di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità, pubblicità, tutela dell'ambiente e efficienza energetica, ha quindi provveduto a legiferare in materia di riassegnazione delle concessioni - prosegue il vice presidente - affrontando tra l’altro aspetti di assoluta novità, in quanto mai prima d’ora disciplinati. La nuova legge provinciale è un testo che, a differenza di quelli già adottati dalle altre Regioni, si contraddistingue per la completezza e il grado di dettaglio. E' il frutto di un intenso lavoro di analisi e approfondimenti condotto dalle strutture competenti della Provincia con l’obiettivo di definire il quadro normativo più appropriato per l’individuazione di nuovi e competenti concessionari, adatti a gestire il complesso degli impianti idroelettrici presenti in Trentino".

 

E' comunque l'ennesima tegola per la Provincia a trazione Lega. "A oggi - evidenzia Tonina - la quasi totalità delle leggi regionali emanate nei termini, come quelle della Lombardia e del Piemonte, sono state impugnate dal governo innanzi la Corte costituzionale per molti degli aspetti che contengono questioni legate alla tutela della concorrenza. Anche la legge provinciale, seppur molto complessa e dettagliata, è stata censurata per la lesione di questo principio, ma solo su poche e marginali questioni".

Le censure - spiega la Provincia - si riferiscono in particolare alla mancata previsione del coinvolgimento dello Stato nelle procedure di selezione degli operatori, così come alcuni dei requisiti opzionali per la partecipazione alle procedure di gara, giudicati eccessivamente dettagliati e non proporzionati.

 

La Pat ribadisce che il grado di dettaglio dei requisiti tecnici è nato dall’esigenza di tutelare l’interesse generale collegato alla necessità di affidare le future concessioni a soggetti particolarmente qualificati e capaci. Questo perché il nuovo concessionario dovrà essere in grado di gestire, in ogni evenienza e quindi anche in regime non produttivo, opere complesse ed eterogenee di proprietà della Provincia, con un forte impatto sull’ambiente e sul territorio, nonché di realizzare investimenti sulle medesime opere con un elevato standard di qualità.

 

"Il vincitore della gara, infatti, sarà tenuto da subito non solo a garantire la produzione idroelettrica ma anche a presidiare gli impianti, prestando anche servizi a favore di alcune altre utenze idriche (ad esempio quelle irrigue e per innevamento) e, nel contempo, la sicurezza degli stessi, del territorio e delle popolazioni a valle, anche intervenendo con manutenzioni immediate, considerato il fatto che si tratta di impianti che trattano ingenti volumi d'acqua", conclude Tonina.

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