Riforma del turismo, nervosismo tra le Apt: Pinè (senza Cembra) si potrebbe fondere con Trento e Rovereto: si punta sul capoluogo in ottica Olimpiadi?
Una riforma che viene presentata e spiegata tra le elezioni amministrative. Magari un sindaco può anche essere d'accordo e un successore potrebbe trovarsi a incassare un iter iniziato da altri. Poi c'è la partita operatori. Tra scorporazioni e nuovi assetti si ipotizza uno spezzatino per arrivare a 10 Aziende per il turismo. Il punto di partenza sono 15 Apt e 5 Consorzi Pro loco. Il rischio è di non soddisfare nessuno e vedere nascere Pro loco ovunque
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TRENTO. "Oggi cerchiamo di adeguare il settore alle tendenze più moderne, attraverso un percorso condiviso e ragionato con chi fa davvero turismo, senza tuttavia dimenticare il territorio nel suo complesso", queste le parole dell'assessore Roberto Failoni, il quale ha presentato la riforma del turismo agli albergatori di Unat, associazione di categoria a trazione Gianni Bort e tra le più vicine all'assessorato da prima dell'inizio della legislatura.
Una riforma che viene, inoltre, presentata e spiegata a cavallo tra le elezioni amministrative. Magari un sindaco può anche essere d'accordo e un successore contrario potrebbe trovarsi a incassare un iter iniziato da altri. E poi c'è la partita operatori: l'eventuale fusione viene approvata in Cda e poi ratificata dalle assemblee dei soci? Annuncio per annuncio, ritardo per ritardo, si sarebbe potuto aspettare il prossimo autunno. Ma sembra andare diversamente. E sembra che l'unica Apt che potrebbe non essere toccata è quella di casa dell'assessore (cioè Madonna di Campiglio, Pinzolo, val Rendena: un accorpamento già sofferto all'epoca, tanto che i bilanci per molti anni sono rimasti separati) e forse non vuole aprire ferite.
Si dice che serve una "rivoluzione" perché l'attuale sistema ormai è vecchio, 20 anni: la legge sul turismo è del 1986, quindi profondamente ritoccata nel 2002 e l'ultimo lifting risale al 2015. Insomma, in questo lasso di tempo non si è fatto proprio poco in realtà.
Capitolo Aziende per il turismo. "Un accorpamento del numero delle Apt per un massimo di 10 soggetti, scelti in funzione di ottimizzazione e di uniformità - ha spiegato il dirigente Sergio Bettotti - l’introduzione del limite del Comune catastale come confine degli ambiti, la suddivisione in macroaree e la ridefinizione della governance dell’ente di promozione centrale". "Un progetto – ha sottolineato Failoni – per nulla calato dall’alto ma costruito attorno al dialogo con il territorio, con i veri protagonisti del turismo trentino", ma la sensazione è che avvenga l'esatto contrario.
Inizierebbero a emergere le prime ipotesi, indiscrezioni che circolano nei diversi ambiti. Tutto in attesa di capire quanto verrà presentato in Consiglio provinciale. E la riforma per accorpare gli enti territoriali prevederebbe un vero e proprio spezzatino. La situazione più fluida sembrerebbe quella in valle dell'Adige, così come nel gardesano. L'Apt del capoluogo (Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi) dovrebbe sacrificare la valle dei Laghi per far spazio perché potrebbero arrivare Pinè e Rovereto (e la Vallagarina).
Una fusione tra Trento e Rovereto era stata ventilata anche quasi dieci anni fa, finì malissimo. Un'idea presto accantonata perché la governance sarebbe andata in crisi, si sarebbe bloccato un intero sistema. Ora si ripresenta l'occasione e si aggiungerebbe Pinè. Un colpo a sorpresa. Ma forse in questo caso l'assessore sembra pure fortunato. Ci sono 40 milioni da investire per l'ice rink in ottica Olimpiadi 2026, ma il capoluogo dispone del Palaghiaccio che necessiterebbe di interventi. L'ambito sarebbe il medesimo: forse si dividono le risorse, forse si punterebbe solo sulla città che presenta già un'infrastruttura importante, riconvertibile terminata la kermesse e un bacino di utenza in prospettiva più ampio, quindi si potrebbe prevedere qualcosa di più soft sull'altipiano. Un'Azienda per il turismo Trento, Rovereto, Vallagarina, Pinè e Bondone, tanti auguri all'alpe della città stretta un po' ovunque.
Attualmente Pinè si completa con Cembra. Ci sono voluti quasi dieci anni per raggiungere un equilibrio, tutto probabilmente sarebbe da rifare. A questo punto in quel di Cembra si guarderebbe con interesse alla val di Fiemme. Neve e comparto vitivinicolo, entrambe le realtà potrebbero trovare reciproca soddisfazione per prodotti opposti, ma l'assessorato spinge verso la piana, quindi si potrebbe prevedere un'Apt Paganella, Rotaliana, Cembra.
Resta in sospeso la valle dei Laghi scorporata da Trento che finirebbe in orbita Garda Trentino, stesso destino potrebbe avere la neonata val di Ledro (e quindi perché non bloccare il processo di costituzione per tempo?). Territori che rischierebbero di perdere parte della propria identità ma anche di appeal, troppo forte il prodotto lago di Garda. La val di Sole sembra, invece, pronta a sbarcare a Cles e aprire un ufficio con la val di Non.
La val di Fassa potrebbe sposarsi con la val di Fiemme, sparirebbero due marchi riconosciuti e fortissimi. Poi ci sono le partite dei quattro Consorzi Pro loco. La Rotaliana verso la Paganella e la Vigolana verso l'Alpe Cimbra sono le soluzioni più percorribili. Difficile trovare le soluzioni per la val dei Mocheni (destinazione Valsugana?), le Giudicarie esteriori e la val del Chiese forse verso Comano. Qui potrebbe entrare in campo l'Apt Madonna di Campiglio, Pinzolo, val Rendena (e se così fosse si ripropone la domanda: perché le società impianti non hanno investito direttamente su Bolbeno ma è dovuta intervenire Trentino sviluppo?), insieme alla Valsugana, per ora non coinvolte da grandi intrecci.
Si potrebbe aprire una stagione tesissima. Governance e equilibri da rivedere. Bilanci da rifare e dividere, statuti da riscrivere, rappresentatività e relazioni da costruire, certezze da rivedere. Non è così semplice riportare a regime una macchina dopo scossoni forti: un sistema migliorabile, ma forse non da rivoluzionare. Si sarebbe potuto lavorare in altre direzioni per rafforzare il comparto. Un'accelerazione quando la Giunta leghista blocca le fusioni dei Comuni e presenta ricorso sulla fusione tra Cassa rurale di Trento e Rotaliana per risparmiare sulle Apt cifre che probabilmente non sono nemmeno significative. Sembra mancare un quadro generale di azione.
C'è poi la partita tassa di soggiorno. La Giunta leghista ha (fortunatamente) cambiato idea sull'introduzione e ora spinge per l'uniformità (Qui articolo). Una buona intuizione, anche se la decisione sembra anche in questo caso d'imperio. Un euro per le strutture extralberghiere e 3 euro per gli hotel dai 4 stelle in su, nel mezzo viene modulata a seconda della categoria.
Un introito al rialzo che serve (anche) per far funzionare le Agenzie territoriali e recepire la direttiva europea Bolkestein: non si possono usare soldi pubblici per attività private e le Apt sono chiamate a camminare prevalentemente di autofinanziamento. Gran parte della tassa di soggiorno verrebbe centralizzata e gestita dalle nuove realtà provinciali. Questo si traduce in un imbuto, minori risorse per le Aziende per il turismo che intanto però si ingrandiscono. Non è detto che la forza e l'efficacia aumenti e la pianta occupazionale potrebbe subire ripercussioni (non è scontato che 15 dipendenti in un'Apt e quindici in un'altra faccia 30 in quella nuova), gli esuberi potrebbero finire nel comparto pubblico, ma allora ci sono altre azioni da intraprendere: bandi e selezioni aperte a tutti.
Il rischio è quello di vedere un effetto domino e tutti i territori potrebbero lanciare la propria Apt per salvaguardare identità e territori. Un'esplosione di Pro loco e realtà simili, senza dimenticare che poi c'è la tassa di soggiorno da dividere: in Alto Adige questo processo ha portato alla creazione di 76 enti locali di promozione turistica. Il voler ridurre a tutti i costi e spezzare coordinamenti già oliati potrebbe far saltare il banco e ottenere l'effetto contrario.
Nel frattempo si registra il pieno appoggio di Unat all'assessorato, un esito quasi scontato come quello che il disegno in generale è destinato a ricevere in consiglio provinciale. Le minoranze non avrebbero avuto ancora modo di poter esaminare il piano, così come la maggioranza, ma come si è visto nel caso della querelle sulla scuola di medicina, gli esponenti di governo incassano senza grossissime domande e analisi. Tutto più o meno appiattito sulle indicazioni della Lega, si vota di conseguenza, poco importa il resto.