Riforma del turismo, la replica di Failoni crea ancora più dubbi: non ci sono imposizioni? Ma se le Apt vanno tagliate da dove si comincia?
L'assessore mostra di credere di più nella logica dei numeri e della quantità che in quella della qualità: ''Una destinazione turistica che ha meno di 1 milione di presenze non ha un peso specifico sufficiente per posizionarsi sul mercato mentre è da 3 milioni di presenze che abbiamo la forza per stare sul mercato da veri protagonisti''. Ma la strategia che si vuole perseguire qual è? Quella di una ''riminizzazione'' del territorio? E a Bolzano che hanno 76 enti invece che i 20 trentini sbagliano?
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TRENTO. "Non capisco la querelle che si sta sviluppando sull'ipotetica fusione dell’Azienda per il turismo di Trento e Rovereto", così l'assessore Roberto Failoni con una nota per spiegare la sua riforma del turismo, mentre iniziano a circolare le prime ipotesi di accorpamenti e fusioni. Dopo aver annunciato più o meno mensilmente l'arrivo del nuovo assetto del settore, si registra negli ultimi giorni una forte accelerazione per portare in Consiglio provinciale un disegno di legge in maggio, un piano che però sembra creare forti tensioni nei territori (Qui articolo).
"Sfido chiunque a dire che impongo la fusione tra l’Apt del capoluogo e quella della città della Quercia, anche perché se i primi non vogliono, c’è poco da fare. In autonomia - dice Failoni - ciascun territorio avrà la facoltà di cogliere le opportunità migliori per il proprio ambito". Qualcosa quindi in ballo in questo senso è stato paventato, solo che i feedback che arrivano da Trento e da Rovereto sarebbero già pessimo. Insomma, ci sarebbe già un veto incrociato alla fusione tra queste due realtà.
E i conti non sembrano tornare. "Scopo di queste riunioni - evidenzia l'assessore - è quello di confrontarsi con i territori prima della preadozione del disegno di legge di riforma della legge sul marketing turistico", il dato è quello di voler ridurre il sistema. Si dice autonomia dei territori ma anche che l'intenzione è quella di portare le Aziende per il turismo a dieci unità totali a fronte delle attuali "15 sorelle" e cinque Consorzi Pro loco.
La matematica non inganna e da qualche parte evidentemente si deve accorpare e la nota di piazza Dante sembra una corsa ai ripari dopo una fuga un po' troppo in avanti. Se la scelta dell'assessorato è già stata fatta, allora si ascoltano i territori e i vari portatori di interesse giusto pro forma e la Provincia decide, legittimamente, più o meno d'imperio oppure i tempi per fare le valutazioni per scelte così radicali e che rischiano di dividere i territori sembrano troppo stretti, soprattutto se si considerano le imminenti scadenze elettorali.
"La riforma che stiamo portando avanti - prosegue l'assessore - guarda al 2030 e mette al centro il turista e i suoi bisogni, necessità che vanno sicuramente oltre i confini gestionali e organizzativi che ci diamo. La sfida è quella di permettere alle Apt di agire con snellezza e efficacia sul mercato per svolgere al meglio questo importante compito verso i nostri ospiti, cercando di sviluppare quella qualità dell’esperienza e dell’ospitalità che oggi è fondamentale per migliorare la competitività del nostro sistema turistico rispetto ai competitor più forti".
Sguardo lungo ma non lunghissimo. Un respiro già corto. Se la riforma entra in vigore dal 2021 la sua efficacia scade dopo appena nove anni? L'attuale sistema delle aziende per il turismo in forma privata risale a dodici anni fa, non proprio il secolo scorso. Un sistema che ha richiesto il dovuto tempo per arrivare a pieno regime. Ora sarebbe forse il momento di pianificare qualche aggiornamento, promuovere, implementare e premiare le sinergie inter-ambito in questa cornice piuttosto che ridisegnare i confini delle Apt, gli ambiti sono più un problema interno al Trentino che per l'ospite: un sistema politico gestionale.
"In questi mesi - prosegue l'assessore - abbiamo studiato diverse realtà, compreso quello che fanno Austria, Svizzera e Germania e su questo non si scherza: una destinazione turistica che ha meno di 1 milione di presenze non ha un peso specifico sufficiente per posizionarsi sul mercato. Da 1 a 3 milioni iniziamo a ragionare, mentre è da 3 milioni di presenze che abbiamo la forza per stare sul mercato da veri protagonisti".
Si seguono i numeri quindi? Si punta a un turismo di massa indifferenziato? Si segue il modello della quantità più che della qualità anche se il modello turistico montano nel resto del mondo sembra orientato verso tutt'altri lidi (il fine dovrebbe essere ''liberare'' le nostre montagne, massimizzando profitti e fatturati e non ''riminizzare'' boschi e vallate)? Se un ambito non raggiunge il milione di presenze forse è anche per l'infrastrutturazione ricettiva, se mancano posti letto difficile crescere oltre certe soglie. Non è solamente allungando i nomi delle Apt e allargando i confini degli ambiti che si possono raggiungere i risultati sperati: se così fosse perché non ritornare direttamente alle Aziende per il turismo pubbliche? A quel punto ci sarebbe un maxi ambito da 30 milioni di presenze e grandissima soddisfazione per tutti. Se si fonde un ambito più piccolo a quello più grande, si rischia di perdere un po' di identità, ma anche spostare i flussi verso l'area più forte e impoverire quella più debole.
"La stessa indagine - continua Failoni - ci ha evidenziato chiaramente come le Apt di minori dimensioni o i consorzi fuori ambito turistico non hanno sufficiente personale e forza per dare servizi di qualità ai propri operatori e turisti (il principale scopo dell’Apt) o di posizionarsi sui diversi mercati con un prodotto turistico competitivo. Se vogliamo condannare i territori piccoli a rimanere marginali la strada è semplice: lasciamo tutto così, lasciamo che il turismo rimanga ancillare rispetto agli altri settori dell’economia e lasciamo che le diverse normative blocchino per sempre il funzionamento di queste realtà. Allora sì che il Trentino non sarà interamente turistico, come invece vogliamo scrivere per la prima volta in legge".
Insomma, l'assessore boccia le realtà sotto il milione di presenze perché non lavorano bene nonostante gli sforzi? La vera riforma e sfida invece sarebbe proprio trovare il modo di superare i vincoli Bolkestein e valorizzare anche quelle Apt più piccole, che propongono una tipologia di turismo magari più di nicchia ma altrettanto autentico. Se si crede di valorizzare un territorio ''piccolo'' facendolo fagocitare da una realtà più grande, vicina, vuol dire che non si è proprio compreso lo spirito di un territorio autonomo. E in Alto Adige che ci sono 76 enti ancora più aderenti al territorio, quindi sbagliano?
Nei prossimi giorni l’assessore Failoni ha in programma diversi incontri sul territorio. "Per quanto riguarda la Vallagarina - conferma l'assessore - oltre all’assemblea dei soci dell’Apt, l’intenzione è quella di incontrare gli operatori dei diversi Comuni con incontri ad hoc come per tutto il Trentino. E' giusto che ciascuna zona rifletta sullo stato attuale e che colga le opportunità che ci possono essere in altri contesti. La scelta però sarà in primo luogo in mano al mondo imprenditoriale, ricordo infatti che le Apt non sono l’ufficio affari esteri dei Comuni".
E qui una frattura, le Apt rappresentano, infatti, anche un punto di incontro tra le diverse anime. Non sono gli uffici affari esteri dei Comuni ma nemmeno devono essere succubi del mondo imprenditoriale, altrimenti si rischia di perseguire interessi puramente e prettamente privati dei soci più forti. Le Aziende per il turismo sono un patrimonio di un territorio, un ente in grado di esprimere un'identità per veicolare immagine, commercializzazione e prodotto.
L'ipotesi fusione, però, tra Trento e Rovereto non sembra tramontata. "Seguiranno - conclude Failoni - altri incontri sul territorio, in tutta la Vallagarina, coinvolgendo non solo Rovereto ma anche le altre località. Ricordo infatti che la città di Rovereto ha solo il 50% delle presenze dell’intero ambito, è pertanto giusto che ciascuna zona della Vallagarina possa scegliere in piena autonomia sul proprio futuro". La strategia è chiara, divide et impera. Più sono divisi i territori e più l'assessorato potrebbe essere libero di decidere d'imperio.