Il combattente italiano in Siria: “L’esercito turco sta ammassando le truppe per colpire Kobane, tregua mai rispettata”. Sarà l’inizio di una nuova escalation?
Il Rojava si prepara in vista dell’attacco, nonostante il cessate il fuoco, gli scontri non sono mai cessati del tutto. Il partigiano internazionalista: “Kobane è stata il simbolo della resistenza contro lo stato islamico e lo sarà ancora contro l’invasione dell’esercito turco e delle milizie jihadiste che lo supportano”
SIRIA. Alcune ore fa l’artiglieria turca ha colpito a sud dell’abitato di Minaq, un agglomerato di case che si sviluppa attorno a un aeroporto militare (40 chilometri a nord di Aleppo), l’ultima enclave curda nel cantone di Afrin. Territorio caduto in mano dei turchi nel marzo 2018. Nonostante a metà ottobre sia stato firmato un cessate il fuoco, che ha momentaneamente bloccato l’avanzata dell’esercito turco nel nord della Siria, gli scontri non sono mai cessati del tutto (articoli QUI e QUI). L’aviazione e l’artiglieria hanno bombardato più volte le postazioni curde, causando morti e feriti.
Ora però le ostilità potrebbero riprendere su larga scala, stando a quanto riferisce Leopoldo Odelli, internazionalista italiano che ha combattuto al fianco dei curdi in Siria, l’esercito turco starebbe ammassando uomini e mezzi lungo il confine. “In questo momento mi trovo nella città di Kobane – spiega – e posso dire che il cessate il fuoco non è stato rispettato, in questi mesi sono avvenuti continui scontri nei villaggi intorno Sere Kanye e Gire Spi”. Combattimenti che nelle ultime settimane sarebbero perfino cresciuti d’intensità, sicuramente non il migliore degli auspici.
“In pochi mesi potrebbe ricominciare un conflitto ad alta intensità – afferma Odelli – da alcune settimane infatti, l’esercito turco sta concentrando le sue truppe a nord di Kobane”. Secondo il combattente sarebbe proprio la città simbolo della resistenza curda il prossimo obiettivo militare di Ankara. Se come sembra le ostilità dovessero riprendere il rischio è quello di assistere a una strage, soprattutto di civili: “L’invasione turca, oltre alle migliaia di vittime ha prodotto moltissimi sfollati che hanno trovato riparo nelle strutture provvisorie allestite dalle amministrazioni curde”. A questi si devono sommare anche i profughi che arrivano dalle altre zone della Siria dove ancora si sta combattendo, in particolare nella città di Idlib le milizie jihadiste (VIDEO), sostenute da Ankara, stanno attaccando le forze del regime siriano di Bashar al-Assad.
“Le amministrazioni stanno cercando delle soluzioni ma non senza difficoltà, anche perché gli aiuti umanitari sono pochi, inoltre l’inflazione e la svalutazione della lira siriana hanno fatto triplicare il prezzo dei beni di prima necessità”, racconta Odelli. Nel tentativo di risolvere questi problemi l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est (o Rojava) ha cercato di alzare i salari e calmierare i prezzi dei generi alimentari e di prima necessità ma le criticità rimangono, senza contare la probabile, quanto imminente, ripresa delle ostilità.
Seppur preoccupato, Odelli pare farsi portavoce della volontà curda di tenersi stretta la città: “A dispetto di questi problemi che l’occupazione ha implicato – sottolinea – la popolazione si sta organizzando per far fronte al possibile attacco. Le Forze siriane democratiche con le Unità di Protezione Popolare (Ypg) e le Unità di Protezione delle Donne (Ypj) stanno organizzando la resistenza in città. “Kobane – avverte il partigiano italiano – è stata il simbolo della resistenza contro lo stato islamico e lo sarà ancora contro l’invasione dell’esercito turco e delle milizie jihadiste che lo supportano”.