"Goggia e Brignone magiche a Cortina. L'abbraccio al traguardo? Meraviglioso". Paolo De Chiesa: "Lo sci giovanile in Italia? Il modello è tutto sbagliato e da ripensare"
Nella due giorni che ha rappresentato anche il test event delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, le due azzurre hanno incantato: "Però è troppo presto per parlare della rassegna a Cinque Cerchi. Entrambe stanno disputando una stagione meravigliosa, ma superati i trent'anni bisogna procedere un passo alla volta, di gara in gara, di settimana in settimana. Quindi nessun volo pindarico"
TRENTO. Ai piedi delle Tofane, sulla stessa pista dove tra dodici mesi andranno in scena le gare delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, è risuonato solamente l'Inno di Mameli e la bandiera che è stata issata più in alto di tutte le altre è stata sempre quella italiana, il tricolore.
Sofia Goggia ha incantato in discesa libera, vincendo alla grande la gara di sabato, Federica Brignone ha chiuso al terzo posto e domenica ha dominato il SuperG, con la Goggia che ha chiuso settima, mentre la valtellinese Elena Curtoni è giunta quarta. Insomma è stato un meraviglioso fine settimana per l'ItalSci femminile.
"Semplicemente incredibile - analizza Paolo De Chiesa, ex membro della "Valanga Azzurra" e da oltre trent'anni una delle "voci" tecniche di RaiSport per lo sci alpino -, anzi sensazionale. Si poteva pensare ad un grande risultato da parte di entrambe, visto il livello e l'attuale stato di forma di entrambe, ma tra sognarlo e trasformarlo in realtà ce ne passa. Sono state "magiche": tutte e due hanno vinto dominando. E Federica ha sfatato un tabù. Il tutto sulla pista che l'anno prossimo ospiterà le prove olimpiche, perché questo era il test event di Milano Cortina 2026. Meravigliose, il non plus ultra della velocità femminile".
Insomma, la Nazionale femminile alle prossime Olimpiadi sarà "corazzata" e potrà puntare a conquistare tante medaglie.
"Piano, piano, è troppo lunga da qui all'anno prossimo. E' troppo presto per dirlo. Entrambe stanno disputando una stagione meravigliosa, ma superati i trent'anni bisogna procedere un passo alla volta, di gara in gara, di settimana in settimana. Quindi nessun volo pindarico".
Entrambe sono state, ancora una volta, praticamente perfette.
"Sofia è stata stupenda nella parte tecnica, pennellando letteralmente ogni passaggio, Federica "devastante" nella parte compresa tra il salto Duca d'Aosta e il Gran Curvone, dove ha rifilato mezzo secondo a tutte. E domenica, senza l'errore in partenza, come lei stessa ha ammesso, anche Goggia sarebbe arrivata sul podio. Su Brignone voglio aggiungere una cosa: tutti indicano Mikaela Schriffin come la sciatrice con maggior classe ed eleganza, beh per me Federica non è seconda all'austriaca. Anzi, lei è semplicemente unica, quando c'è meno visibilità in pista, a sciare a certe velocità. Domenica è stata insuperabile sotto ogni punto di vista".
L'abbraccio tra le due "frecce" azzurre al traguardo è stata un'immagine fortissima. E bellissima.
"Mi è piaciuto tantissimo, quasi più dello straordinario risultato sportivo di entrambe. Avevamo bisogno di un'istantanea simile e dico "finalmente". Nessuno l'avrebbe immaginato e sperato: tra le due c'è una grande rivalità, questo è noto, che spesso va oltre la gara. Quell'abbraccio ha un enorme valore mediatico, è un grande strumento di promozione dello sci. Un grande valore aggiunto ad una giornata meravigliosa per questa disciplina. E' un'immagine che trasmette grande gioia e rispetto".
Il comparto femminile è al top, in ambito maschile come vanno le cose?
"Nelle discipline veloci abbiamo ritrovato Dominik Paris, che ha perso due podi per 17 centesimi complessivi ma, soprattutto, è tornato ad essere "padrone" dello sci: è più stabile, propulsivo in curva, non più passivo e in balia degli eventi. Per lunghi tratti ha sciato alla pari di Odermatt, il fuoriclasse numero 1 del circuito. E poi non dimentichiamoci di Mattia Casse, che sta disputando un'ottima stagione. In gigante Luca De Aliprandini ha centrato un sensazionale terzo posto ad Adelboden: è stato favoloso, ha disputato la gara della vita e la sua seconda manche è stata semplicemente stellare. In slalom, invece, la situazione è disastrosa. Se ne è andato anche il selezionatore Simone Del Dio, che ha rassegnato le dimissioni e gli atleti italiano faticano ad arrivare nei quindici. Abbiamo solamente Alex Vinatzer e Tobias Kastlunger che hanno fatto qualche piazzamento e null'altro. I problemi arrivano da lontano".
A livello giovanile la situazione è complessivamente molto "complicata".
"E' il sistema che è sbagliato e, anziché imparare da chi vince e sforna atleti di altissimo livello a ripetizione, proseguiamo su di un modello completamente sbagliato. A 7 anni, in Italia, ci sono i bambini che vengono già trattati da professionisti, hanno il team privato, si allenano seguiti dai droni, vanno in Sudamerica ad allenarsi durante l'estate. In Norvegia, ad esempio, sino a 13 - 14 anni i giovani "scherzano" con lo sci e poi, quando è il momento, iniziano a fare sul serio. Questo modo di gestire lo sci a livello giovanile ha portato ad un vertiginoso aumento dei costi e ad avere sempre meno praticanti. Lo definirei controproducente e assurdo. Insomma, Alberto Tomba non era certamente un fenomeno a livello giovanile e poi è diventato un campione assoluto, Giorgio Rocca ha iniziato a fare gare in età adolescenziale e prima sciava solamente sulla neve fresca. Sono diventati grandissimi, seguendo quello che si può definire un percorso normale, senza alcuna esasperazione".
Tra i giovani talenti ci sarebbe Lara Colturi, che però ha scelto di correre con la nazionale albanese.
"E' quanto si diceva: se a 15 anni vuoi avere il team privato e non affidarti ai tecnici federali fai altre scelte. Come sopra, insomma. Che poi sia forte e una grande promessa su questo non c'è dubbio. In generale servirebbe una riforma strutturale a livello giovanile. Ma, evidentemente, c'è chi è soddisfatto così e ritiene che vada tutto bene".
Non è italiano, ma oggi in ambito maschile c'è un fuoriclasse assoluto per il quale è impossibile non fare il tifo, che è Marco Odermatt.
"Un fenomeno pazzesco. A Wengen pensavo fosse impossibile battere Von Allmen dopo la gara che aveva fatto e, invece, lui c'è riuscito in quella che è una discesa libera "massacrante". Ha perso tanto nella parte alta e poi è riuscito a recuperare, come solo i fuoriclasse sanno fare. E poi è un ragazzo eccezionale, che si allena con la Nazionale e non ha un team privato, condivide il tempo con i compagni. E' un leader e, quando gli altri sciano con il più forte, inevitabilmente migliorano. Anche questo sarebbe un esempio da seguire".