Coronavirus, tante incertezze per lo sci ma la Pat è certa: ''Assicurato l'avvio della stagione invernale: 5 milioni per l'innevamento''. Si partirebbe a metà dicembre
Tante le incertezze per l'inverno ma intanto la Pat ostenta ottimismo sull'avvio della stagione: metà dicembre e si lavora ai protocolli. Un'altra misura viene invece stanziata sul settore termale, un provvedimento pensato per gli stabilimenti di Peio, Caderzone, Dolomia, Rabbi, Comano e Levico
TRENTO. La stagione invernale potrebbe scattare a metà dicembre, mentre si affinano i protocolli per cercare di garantire la massima sicurezza. Le incertezze sono ancora molte e sembrano ancora tanti gli aspetti da delineare per lanciare il comparto neve.
Le date da cerchiare in rosso potrebbero essere quelle tra martedì 15 e venerdì 18 dicembre. "C'è la tappa di coppa del Mondo in val Gardena - dice l'assessore Roberto Failoni - ci sono buone probabilità di partire. C'è la disponibilità di tutte le Regioni a ragionare per avviare insieme l'inverno".
E se la Pat si sente di garantire l'avvio della stagione, tutto è legato a doppio filo con il difficile quadro epidemiologico. Una situazione molto complicata. L'estate ai tempi di Covid-19 è andata, forse, oltre le aspettative, però il dato finale si è tradotto, purtroppo, in un fortissimo calo di fatturato, redditività e capacità di investimento (Qui articolo). La primavera scorsa è stata praticamente cancellata e ora inizia a diventare a rischio pure la prossima. Solo nel comparto alberghiero si parla di aver bruciato 211 milioni di euro, ma anche un -29% nelle assunzioni perché i riflessi sono poi anche sulla tenuta occupazionale.
La stagione invernale è quasi compromessa: la mobilità è un enorme punto di domanda. Quasi tutti gli Stati europei sono in lockdown per cercare di abbassare la curva del contagio. Anche se i confini venissero riaperti, resta da capire la voglia del turista di viaggiare e le eventuali misure di quarantena che i governi potrebbero disporre all'ingresso dei vari Paesi, azioni che potrebbero rappresentare un deterrente. Un altro nodo è quello legato agli spostamenti interni all'Italia, mentre in generale la promozione è grossomodo ancora ai box (Qui articolo).
E' chiaro che un'altra chiusura anticipata potrebbe mandare ulteriormente in crisi gestori e società impianti, senza dimenticare tutti gli attori che ruotano intorno a questo settore. Si lavora in tutto l'arco alpino, dalla valle d'Aosta al Friuli Venezia Giulia, per redigere protocolli comuni a tutte le località. L'obiettivo è quello di andare avanti e intensificare le precauzioni anti-contagio: distanziamento e mascherine anche sugli impianti, numeri "chiusi" nelle cabine e sulle seggiovie, termoscanner nelle stazioni e skipass acquistabili solo online per evitare le code alle casse. C'è poi da valutare l'impatto di eventuali contingentamenti per ristoranti, hotel e aprés ski.
Ok l'ottimismo di piazza Dante ma sembra ci sia ancora tanto su cui ragionare, molto in termini di sostegno a questo comparto strategico per il Trentino, anche e soprattutto per evitare quegli "inviti" di marzo che si sono trasformati in un boomerang e hanno dato il via alla diffusione del contagio nelle aree a vocazione turistica.
Gli investimenti non sono mancati nei comprensori targati Dolomitisuperski, così come in quelli a marchio Skirama (compreso policy di rimborso in caso di lockdown), qui si vuole introdurre l'App "Qoda", quella utilizzata a Gardaland per capire i tempi di accesso alle strutture, gli impianti in questo caso, ma sembra un'operazione più facile a dirsi che a gestirsi in pista. Stagione invernale che solitamente parte a fine novembre con un'anteprima per poi entrare nel vivo al Ponte dell'immacolata e arrivare a regime per Natale e Capodanno.
Se non altro le temperature ancora miti tolgono le stazioni un po' dall'imbarazzo di dover sparare a pieno ritmo perché le incertezze sono ancora tante, il Dpcm scade il 3 dicembre (attualmente dispone la chiusura di stazioni e impianti a livello amatoriale, via libera solo ai professionisti) e gli scenari sono ancora tutti da definire. I costi sono veramente tanti. E, infatti, la Provincia interviene con 5 milioni di euro per garantire l'innevamento programmato sul demanio sciabile.
"Un intervento in considerazione delle incertezze dovute all’attuale contesto pandemico - dice Failoni - riteniamo giusto dare un sostegno a parziale ristoro dei costi sostenuti nelle prossime settimane dagli operatori economici. Appena le condizioni metereologiche lo permetteranno sarà infatti fondamentale procedere con l'innevamento, un passaggio cruciale per consentire poi l'avvio della stagione invernale. Il sistema è in grande difficoltà e sotto stress, questa è una garanzia minima".
Un'altra misura viene invece stanziata sul settore termale: "Si prevede la concessione di contributi a favore degli operatori a parziale copertura della perdita di fatturato subita nei primi 9 mesi dell’anno. E' stato stanziato 1 milione - spiega Failoni - il massimo è 350 mila euro a struttura con un fatturato del -30%". Un provvedimento pensato per gli stabilimenti di Peio, Caderzone, Dolomia, Rabbi, Comano e Levico.
Le preoccupazioni sono tante anche in Asat che chiede interventi incisivi. "La seconda ondata - commenta Gianni Battaiola, presidente dell'associazione albergatori - rischia di avere un effetto pesantissimo sul comparto, con la stagione invernale che rischia di non partire affatto. Per questo, dopo una prima fase in cui si è fatto di tutto per mantenere in vita le aziende turistiche, serve ora una fase due che dia fiato sul breve periodo alle imprese alberghiere e ricettive, riproponendo alcune misure, come quelle degli aiuti a fondo perduto. Ma guardando anche al futuro, con una serie di interventi sul medio-lungo periodo che rendano il Trentino un ambiente maggiormente favorevole a chi fa impresa, e in particolare nel settore ricettivo".