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Bonazza (Casapound), il consigliere comunale che va ai raduni nazisti. Il presidente di Anpi Alto Adige: “Un pericolo per la vita democratica. Presenteremo una denuncia”

Il consigliere comunale di Bolzano eletto con Casapound ha postato sul social Vk foto della partecipazione al raduno nazista "March of Honour", organizzato ogni anno a Budapest per commemorare i soldati tedeschi e ungheresi morti nella difesa della città dall'avanzata sovietica. Anpi, attaccata negli scorsi giorni in Consiglio e in diverse piazze italiane proprio dal movimento neofascista, ha presentato un esposto per incitamento all'odio razziale. In fondo all'articolo la posizione di Bonazza

Di Davide Leveghi - 12 febbraio 2020 - 17:34

BOLZANO. Che esponenti della destra italiana ammicchino ad un passato anti-democratico non è certo una novità. Il ricordo della piazza unita con l'allora nuova Lega camaleonticamente trasformatasi in una forza nazionalista – da partito secessionista e anti-meridionale – i post-fascisti di Fratelli d'Italia, i liberali forzisti e i fascisti del Terzo Millennio di Casapound, tutto in nome della parola d'ordine “Sovranità”, è ancora vivido.

 

Il periodo dell'anno in cui quasi s'accavallano le due ricorrenze memoriali del Giorno della Memoria e del Giorno del Ricordo, d'altro canto, rappresenta uno degli snodi annuali in cui il palcoscenico pubblico si riempie di lugubri fantasmi. Da destra si lanciano gli strali contro i comunisti, da sinistra si grida al fascismo che ritorna, il copione pare sempre lo stesso e, come sempre, si perde il senso profondo del patto comunitario su cui si è fondata la Repubblica nata dalla Resistenza: il rifiuto del fascismo come base della vita democratica.

 

Ripudiare ideologie odiose, intolleranti e oppressive fu cosa trasversale e non prerogativa dei comunisti, forza militarmente egemone all'interno del movimento resistenziale, ma non nella Costituente. Spesso questo si dimentica, e le falle della memoria, si sa, provocano serie conseguenze. Il sonno della ragione genera mostri, diceva un noto pittore spagnolo. Più storia e meno memoria, farebbe eco la comunità bistrattata degli storici.

 

Ammiccamenti e sdoganamenti sono dunque realtà con cui da tempo la vita pubblica italiana fa i conti. Dovere di ogni democratico dovrebbe essere arginarli, anche se sul campo delle cerimonie pubbliche pare che gli argini siano stati tragicamente rotti. E in questa marea che travolge il patto democratico, personaggi delle istituzioni dichiaratamente legati ad un passato nefasto si sentono legittimati e tranquilli nel compiere gesti sfacciatamente apologetici e teoricamente illegali.

 

La rivalutazione del passato, infatti, corre su più piani, più o meno sotterranei, più o meno sfacciati. Quello avvenuto nei giorni scorsi a Bolzano ha un che di straordinario. Straordinariamente scandaloso, s'intenda. Un consigliere comunale, eletto democraticamente nelle istituzioni cittadine, partecipa pubblicamente ad una commemorazione che ogni anno si tiene nella capitale ungherese Budapest, da anni ricettacolo delle destre estreme.

 

A poco più di due settimane dalla commemorazione mondiale delle vittime dell'Olocausto – in occasione dell'anniversario della liberazione da parte dell'Armata Rossa del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, simbolo per eccellenza della barbarie nazifascista – in un Paese dove il 70% della nutritissima comunità ebraica fu eliminato dalla collaborazione con il Terzo Reich (più di mezzo milione di persone) del regime autoritario di Miklós Horty prima e del governo filo-nazista guidato dal leader delle Croci Frecciate Ferenc Szálasi poi, il consigliere comunale di Bolzano Andrea Bonazza, eletto nelle liste di Casapound, ha ben pensato che la sua partecipazione non potesse mancare.

 

Tra gli stendardi nazionalsocialisti e ungheresi-fascisti, tra bolli ufficiali del regime e uniformi naziste, in mezzo ai movimenti di estrema destra di mezza Europa, una compagine di Casapound del capoluogo altoatesino ha commemorato i soldati caduti nella difesa della “fortezza di Budapest” dall'avanzata comunista. In soldoni, una commemorazione degli autori della Shoah.

 

Nessuno mette in dubbio la legittimità del privato cittadino di partecipare a manifestazioni del genere – semmai la moralità, potrebbe far notare qualcuno – ma che il soggetto in questione sia rappresentante eletto di un organismo democratico in uno Stato democratico e formalmente antifascista lascia per lo meno perplessi. Meglio dire inorriditi. Il confine tra l'inappropriato e l'illecito cade. 

 

Nella commemorazione del peggiore dei collaborazionismi – chiamata beffardamente “Marcia dell'onore”, l' "onore" di eliminare la comunità ebraica ungherese chiaramente e d'aver lottato dalla parte del nazifascismo - il coordinatore regionale di un partito (disciolto in movimento) orgogliosamente si mostra ai fotografi tra rune e croci celtiche, pubblicando il tutto sulla discussa piattaforma social russa Vk, “vetrina” della nuova destra ormai costituita sull'asse russo-europeo.

 

Day of Honour in ricordo dei giovani ungheresi caduti contro l'invasione comunista dell'Armata Rossa, 1945”, si legge nel post, tra le foto del monumento e le corone di fiori deposti ai piedi di una croce della Wehrmacht, l'esercito tedesco (invasore) dell'Ungheria.

 


 

Ma perché un rappresentante pubblico si è trovato in una manifestazione dichiaratamente nazista e apologetica, contraria per legge e per principio ai valori della Repubblica italiana? La domanda andrebbe posta a lui, ma visti gli sviluppi degli ultimi giorni in occasione della ricorrenza del Giorno del Ricordo, con l'offensiva lanciata dal movimento neofascista contro l'Anpi, è proprio il presidente della sezione altoatesina Guido Margheri a dare una risposta che ha dell'inequivocabile.

 

Bonazza è lì per il movimento che rappresenta – spiega il presidente del Circolo Franca “Anita” Turra Hans Egarter – e della ragione di questi viaggi andrebbe richiesta ragione alle autorità competenti. Noi come Anpi presenteremo denuncia alla magistratura perché sul significato e la simbologia di eventi come quello di Budapest non c'è alcun equivoco. Sono dichiaratamente neonazisti”.

 

“Quest'anno – continua – Casapound ha non solo intensificato la provocazione e l'attacco nei confronti di Anpi. Partecipare a questo tipo di manifestazioni dovrebbe spingere a fare un ragionamento istituzionale, perché è il caso di intervenire contro un pericolo reale per la convivenza civile. È chiaro che in vista delle prossime elezioni devono dimostrare d'esistere, vedremo se la destra avrà il coraggio di fare alleanze. Anpi, da questo punto di vista, non dà e non vuole dare indicazioni di voto ai partiti, ma semmai indicazioni ai valori. Il nostro è un ruolo anche istituzionale, per questo denunciamo la gravità della partecipazione di un esponente pubblico a una delle manifestazioni più esplicite dei disvalori nazisti”.

 

“E' inaccettabile, perciò porteremo un esposto in Procura e chiederemo l'applicazione della legge Mancino. Anche la società civile dovrà reagire, perché questo personaggio ha un pregresso, così come i suoi gruppi. Sono movimenti razzisti e antisemiti che hanno un riscontro nella vita quotidiana, provenendo da un brodo di coltura di commemorazioni come questa. Tutto ciò non rimane nella vita privata, è un pericolo per tutti”.

 

La pericolosità, d'altronde, si misura in una realtà dove episodi di violenza e intolleranza crescono a dismisura, alimentati da una comunicazione politica e giornalistica rancorosa e isterica. Per depotenziarla, Margheri propone ancora una volta una misura troppo spesso disattesa, quella legge Scelba nata per colpire chi, con la propaganda fascista, punta a rifondare un partito basato su quella ideologia, quindi nemico giurato della Costituzione repubblicana.

 

“Va fatto appello al Ministero degli Interni – conclude – affinché si pongano chiari paletti a forze politiche che con i propri comportamenti danno la dimostrazione palese di dover essere sciolti”.

 

 

QUESTA LA POSIZIONE di Andrea Bonazza che si è giustificato con queste parole

 

A prescindere da quanto riportato dai miei oppositori politici, sabato scorso ero in Ungheria, davanti al monumento dedicato ai caduti austroungarici della Prima Guerra Mondiale, per commemorare migliaia di giovani ungheresi caduti nel disperato tentativo di difendere Budapest dall'invasione dell'Armata Rossa. Migliaia di giovani soldati, studenti e operai che si batterono per evitare l'occupazione comunista della capitale magiara. 

Alla commemorazione erano presenti reduci, rievocatori storici con le divise dell'epoca (ungheresi, russe e tedesche) e membri delle istituzioni così come delegazioni da Germania, Bulgaria e Russia.

 

Coloro che in queste ore hanno addirittura parlato di 'liberazione' russa dovrebbero parlare con la popolazione di Budapest o studiare meglio la storia di Ungheria che, nel 1956, dopo 10 anni di occupazione sovietica, portò alla rivoluzione ungherese contro i carri armati sovietici. Una rivolta popolare repressa nuovamente nel sangue di migliaia di morti, centinaia di migliaia di feriti e l'esodo di migliaia di ungheresi costretti a scappare in occidente.

 

Come anche per la tragedia delle foibe, all'epoca, la sinistra italiana alleata della Russia bolscevica, così come i media a loro allinati, giustificarono o censurarono la carneficina che stava avvenendo nel 'paradiso socialista' dell'Est e queste buie pagine della storia d'Europa furono rese pubbliche solo grazie a coraggiosi giornalisti come Indro Montanelli, in seguito gambizzato dalle Brigate Rosse italiane nel 1977.

 

Metodi mafiosi, censure e negazionismi storici che troviamo ancora nella società attuale ad opera dell'Anpi e di una sinistra che non accetta il 'mea culpa' sugli errori e gli orrori del proprio passato.

 

Dal Carso a Nikolajewka, dal Kosovo alla Siria, dai luoghi di tutte le guerre passate o contemporanee, renderò sempre onore a tutti i soldati che si battono e muoiono per la propria patria, onorando il giuramento di fedeltà a Valori più sacri dell'isterismo elettorale di chi trema anche davanti al Risiko.

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