M49 finito più volte nella trappola tubo, da quando è in fuga, ma mai catturato? Degasperi: ''Attendono la primavera e le prossime elezioni?''
Il consigliere del Movimento 5 Stelle deposita un'interrogazione molto impattante costruita, spiega nello stesso testo, ''su fonti autorevolissime''. E poi chiede anche se la Pat abbia intenzione fare denuncia e avviare un'indagine dopo che è stata data conferma di quanto aveva scoperto il Dolomiti: che il lupo ripescato nell'Avisio aveva zampe e testa recisa
TRENTO. Svariate volte. M49-Papillon sarebbe entrato e uscito dalla trappola tubo, da quando è nel Lagorai, più volte solo che poi nessuno avrebbe dato l'ok a catturarlo e l'orso sarebbe riuscito ad andarsene indisturbato per tornare alla sua vita di fuggitivo. Questo quanto emerge da un'interrogazione presentata quest'oggi dal consigliere del Movimento 5 Stelle Filippo Degasperi. Un'interrogazione, rivolta direttamente al presidente Fugatti, che parla di ''fonti assolutamente autorevoli'' che hanno spiegato al consigliere quanto starebbe accadendo ormai da mesi in quel del Lagorai.
E le testimonianze (che sono varie e arrivano da figure che si sono occupate direttamente della questione) se trovassero conferma in sede ufficiale aprirebbero a scenari come quelli descritti dallo stesso consigliere pentastellato nell'interrogazione: ''A dare credito alle fonti parrebbe che la Provincia abbia deciso di soprassedere momentaneamente sulla cattura, puntando invece sul colpo ad effetto da realizzarsi nella prossima primavera con il periodo elettorale''. Un'ipotesi, questa, che però avrebbe del fondamento, se tali ricostruzioni fossero confermate, e che mostrerebbe plasticamente come il tema dei grandi carnivori sia in realtà usato come una clava in chiave elettorale e come la presenza di questi animali sia strumentalizzata ad uso e consumo della politica.
Una politica, e questo è un altro fatto, che da quando si è insediata la giunta leghista in Trentino, non ha certo brillato per trasparenza e informazione sul tema. Praticamente azzerati gli incontri sui territori per spiegare come gestire il fenomeno e come ridurre al minimo i contrasti tra uomini e grandi carnivori, praticamente azzerata la politica di gestione del fenomeno preferendo affidarsi a incontri spot con il commissario del governo, parlare di pericolosità pubblica e di ronde di poliziotti anti lupo che avrebbero dovuto controllare che questi animali non si avvicinassero ai paesi (salvo poi accantonare il progetto, tempo poche settimane, perché totalmente inutile e superfluo).
E poi c'è stato il caso del lupo ripescato morto nell'Avisio. Una morte che la Pat, da testo pubblicato sul sito dei Grandi Carnivori, si era limitata a descrivere così: ''Gli accertamenti svolti sui resti del canide rinvenuto in Val di Fassa nel torrente Avisio (nei pressi di Soraga) hanno confermato che si tratta di un lupo. Le numerose fratture rilevate fanno ritenere che l’animale sia stato vittima di un investimento stradale''. Ma che il Dolomiti aveva scoperto essere, in realtà con le zampe tagliate e senza testa. Pubblicata la notizia l'ex assessore Michele Dallapiccola aveva anche fatto un'interrogazione in aula per chiedere di avere il referto e poter leggere l'autopsia. I fatti risalgono al maggio scorso e il 18 novembre i tempi per rispondergli erano scaduti. A quel punto, lunedì, ha dovuto ribadire che gli era stato fatto un grave torto (''Il Servizio foresta e fauna - ha detto in commissione - mi ha negato un accesso agli atti, svilendo profondamente il mio ruolo di consigliere provinciale") e magicamente è comparsa la documentazione.
Dallapiccola, a il Dolomiti ha spiegato che nel documento venivano confermate la "rescissione del collo" e "rescissione della porzione distale arti inferiori" ma poi ci spiegava anche che: ''Mancano però le conclusioni, che solitamente vengono inserite a seguito dei referti e del risultato dell'autopsia. E' una semplice descrizione dello stato dell'animale rinvenuto, senza arrivare a determinare una dinamica. Da veterinario resto perplesso e ho intenzione di chiedere ulteriori informazioni attraverso delle interrogazioni: quello che ho visto nel referto e che per dovere istituzionale di riservatezza devo per ora custodire, non mi convince. Ci sono diversi aspetti che meritano di essere approfonditi". E anche i gestori del gruppo Fiemme e Fassa il ritorno del lupo avevano richiesto gli atti ottenendo l'autopsia e giungendo alla conclusione che si sarebbe trattato di un atto di bracconaggio visto che quel lupo era stato spostato dal luogo del presunto investimento e portato in altro luogo per sezionarlo e conservarne il trofeo. E addirittura permangono dubbi anche sul susseguirsi degli eventi.
E allora Filippo Degasperi oggi ha depositato un'interrogazione anche al riguardo: ''Il lupo ritrovato morto nel torrente Avisio “senza testa e senza arti anteriori” costituisce una chiara evidenza di uccisione illegale e morte non naturale di animali che richiedeva di acquisire da parte del competente Servizio Foreste e Fauna sicuri elementi di prova da utilizzare nel procedimento di reato penale contro ignoti''. Non è difficile immaginare, infatti, che oggi qualcuno abbia in casa, bella esposta, la testa del lupo e magari si sia anche fatto una collanina con gli artigli (ecco perché si prelevano testa e zampe) quindi ecco alcune delle richieste: ''Se per la Provincia quanto successo costituisce una ipotesi di reato e quindi oggetto di denuncia ed avvio di indagine al fine di accertare ed imputare la responsabilità''; e ancora: ''La documentazione di accompagnamento della carcassa di lupo al momento della consegna all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e della relazione rilasciata dallo stesso al Servizio Foreste e Fauna di cui si chiede copia''.