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Cimice asiatica la ricerca si ''ferma'' alla vespa samurai (da sempre suo nemico naturale) e con la Drosophila (dopo 10 anni) a che punto siamo?

Come è arrivata la cimice asiatica, ecco anche la sua nemica. E non per smontare l'entusiasmo di Provincia e Fondazione Mach, ma era solo questione di tempo che la globalizzazione facesse il suo corso, anche perché la vespa samurai è già presente dal 2017 in Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Alto Adige

Di Luca Andreazza - 18 settembre 2019 - 13:31

TRENTO. La vespa samurai è qui. Questo l'annuncio di lunedì 16 settembre di Provincia e Fondazione Mach: scoperta e identificata in Trentino un insetto utile nella lotta biologica alla cimice asiatica. Non solo, c'è poi l'intenzione di aumentare la pressione tecnico-scientifica da una parte, quella politica dall'altra affinché l'Istituto di San Michele partecipi in qualche modo alla stesura delle linee guida attuative del decreto del presidente della Repubblica che dà il via libera al ricorso di parassiti alieni per fronteggiare quella che è una piaga in agricoltura (Qui articolo). 

 

Come noto, la cimice asiatica non è l'unico problema che attanaglia il comparto agricolo. Ci sarebbe, anche, la Drosophila suzukii, nessun accenno, quando magari sarebbe stato un'occasione per fare un punto a tutto tondo. Sì, la scoperta del nemico della cimice asiatica è importantissima, ma sul dittero giusto un paio di accenni e nient'altro. Sintomo forse che grossissimi risultati in quel contesto non sarebbero stati raggiunti, nonostante il grande impegno.

 

E le differenze ci sono, la Drosphila suzukii è stata identificata nel 2009. Da allora si registrano danni sempre crescenti, questo dittero può attaccare tutte le specie frutticole e viticole per arrivare a distruggere anche l'80% della produzione di una pianta (fonte Dipartimento Ripartizione agricoltura della Provincia di Bolzano).

 

La cimice asiatica è meno specializzata, attacca soprattutto le mele, ma si segnalano sempre più casi anche in viticoltura perché è polifaga. Durante il 2016 sono stati ritrovati i primi individui di cimice anche in provincia di Trento, con i focolai più importanti nell’area della città di Trento e del Garda, quindi casistiche in Valsugana e val di Non. Sono già 5 i milioni di danni causati da questo insetto (Qui articolo).

 

E alla fine la natura si autoregola, come è arrivata la cimice asiatica, ecco anche la sua nemica. E non per smontare l'entusiasmo di Provincia e Fondazione Mach, ma era solo questione di tempo che la globalizzazione facesse il suo corso, anche perché la vespa samurai è già presente dal 2017 in Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Alto Adige, mentre l'insetto cinese tra Canton Ticino in Svizzera, Lombardia e Piemonte. Prima o poi sarebbe successo.

 

Insetti che cambiano ora le prospettive. Diventa ora prioritario analizzare il significato e gli impatti della comparsa della vespa samurai alle nostre latitudini, ma soprattutto pianificare la moltiplicazione di questi limitatori biologici per iniziare a fronteggiare concretamente la cimice asiatica, senza però dimenticare la Drosophila suzukii per la quale ancora non sembrano esserci soluzioni.

 

Tra i metodi più efficaci e sicuri per bloccare il diffondersi di cimice asiatica e Drosphila resta quello delle reti. Un metodo che permette di mettere in sicurezza la pianta senza l'utilizzo di pesticidi e veleni. Un metodo, però, che al momento sembra poco praticabile in quanto per coprire tutti gli impianti sarebbero necessari ingenti investimenti e diversi anni. La giunta ha deliberato un bando per finanziare questa contromisura, ma ormai la stagione del raccolto è alle porte e non ci sono i tempi tecnici per un'azienda agricola di procedere subito. Il provvedimento non è retroattivo e quindi ormai si va sull'estate prossima. Un anno è passato, circa il 20% dell'operatività del governo è sfumata.

 

Un altro dato è quello del decreto del presidente della Repubblica. A Roma è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un provvedimento per derogare al divieto di reintroduzione, introduzione e popolamento in natura di specie non autoctone nel territorio in caso di assenza di effetti negativi. Un documento che sgombera il campo all'uso dell'imenottero asiatico (Qui articolo).

 

In Trentino, un ruolo fondamentale, in questo senso, spetta alla Fondazione Mach che ha ricevuto dalla Provincia un contributo di 130 mila euro per la realizzazione di celle di quarantena nelle quali eseguire le ricerche necessarie per verificare impatti e funzionalità dei nemici naturali della cimice asiatica. Tutto è già pronto.  

 

C'è un però, mancano da parte di Ispra quelle linee guida  le indagini probatorie: il braccio tecnico del ministero ha tempo 6 mesi per stabilire le azioni delle prove da eseguire nelle celle di quarantena. Il Trentino vuole accorciare i tempi, ma soprattutto vuole contare, essere centrale in questa lotta: non si vuole recepire i regolamenti tecnici tout court, si vuole intervenire nella predisposizione del piano di battaglia. Una richiesta legittima per competenze e esperienza. Il reale asso nella manica è quello di far riconoscere la vespa samurai ormai presente come "autoctona", forti anche degli studi portati avanti in Svizzera, ma soprattutto negli Stati Uniti, dove sono già più avanti in questo campo. 

 

Ma come fare? Pressioni, seguendo un doppio binario. A livello tecnico-scientifico, con il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, che siede al tavolo tecnico proprio di Ispra. La Fem è riconosciuta e stimata a livello nazionale, ma resta un bel banco di prova per capire il reale peso nelle decisioni romane. A livello politico, la Provincia si sarebbe già mossa con le altre Regioni della commissione agricoltura: già scritto al ministero per evidenziare la gravità del problema, quanto già messo in campo fino ad oggi e chiedere un incontro urgente.

 

Non solo, come assessorato è stata inviata ai ministeri interessati i risultati delle ricerche effettuate dalla Fondazione Mach e la richiesta, da parte della giunta provinciale, che sia la stessa Fondazione, vista la realizzazione delle camere di quarantena, ad occuparsi della sperimentazione sui parassitoidi antagonisti, una volta ottenuto il permesso dagli enti preposti. Questa volta si va in autonomia, quando forse un appoggio delle altre Regioni sarebbe stato utile. Questo potrebbe tradire un certo isolamento operativamente o che comunque la quadra sul piano istituzionale non si sarebbe ancora raggiunta.

 

Ma la Pat ha "alzato la voce". Ha mostrato spinta e carattere. Come in occasione dei vertici ai tavoli di pubblica sicurezza e nella manifestazione con Coldiretti, dal palco di Pontida e da quello di Pinzolo. Da piazza Dante si sentono, ma poi non ci sarebbero risultati altrettanto vigorosi, come nel caso Sergio Costa-M49, un ministro apertamente ostile sulle decisioni assunte per gestire l'orso. La speranza è che in materia cimice asiatica il corso sia diverso.

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