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Nuovi impianti? "Privilegiamo la riqualificazione dell'esistente", la visione della montagna di Trentino Sviluppo: "Prioritario lavorare sull'overtourism"

Dalla Panarotta ("La società intende accompagnare il rilancio della località ma gli impianti sono in scadenza") al Bondone ("Il bacino è oggi imprescindibile") fino ai grandi impianti. Intervista a Albert Ballardini, vice presidente di Trentino Sviluppo, ente di sistema della Provincia di Trento

Di Luca Andreazza - 06 maggio 2024 - 06:01

TRENTO. Semaforo verde alla riqualificazione degli impianti esistenti, mentre eventuali nuove seggiovie devono essere valutate caso per caso: non c'è una chiusura ma i benefici devono essere soppesati con attenzione. Gli invasi sono ormai imprescindibili per garantire la neve e, conseguentemente, il prodotto invernale. Oltre a questo possono pure tornare utili per altre funzioni. I grandi impianti, come quello da Trento al Bondone, non sono un tabù e possono rispondere all'esigenza di ridurre il traffico su gomma sulle montagne. A spiegare la visione di Trentino Sviluppo a il Dolomiti è Albert Ballardini, vice presidente della società di sistema della Provincia di Trento, ente senza la cui regia una pianificazione, territoriale, può diventare complicata.

 

Non solo sci, oggi c'è un nuovo orizzonte per gli impianti a fune (Qui articolo). L'operatività estiva, in questo senso, per le società impianti è sempre più marcata, un asset da sviluppare per diversificare. Ma anche i centri di fondovalle ammiccano nella direzione di una cabinovia tra l'aspirazione a diventare Malcesine Innsbruck ma anche come soluzione di mobilità urbana. Un cambio di prospettiva nella quale questi sistemi di trasporto possono connettere velocemente luoghi e infrastrutture complesse distanti tra loro.

 

A Trieste si pensa alla cabinovia mentre in Trentino è stato dato via libera al rifacimento della funivia di Mezzocorona e tra i progetti più avanzati c'è quello per collegare Trento al Monte Bondone. E recentemente anche la Provincia ha confermato che non esclude un intervento diretto per completare il collegamento nel secondo tronco, quello da Sardagna a Vason (Qui articolo). Nei cassetti ci sono le idee Rovereto-Alpe Cimbra e Brentonico-Monte Baldo per congiungersi proprio a Malcesine. 

 

"La necessità di ridurre il traffico automobilistico in una logica di maggiore sostenibilità e vivibilità delle località è avvertita da molti territori", commenta Albert Ballardini, vice presidente di Trentino Sviluppo. "In questa logica l’impianto di risalita può essere valutato come una possibile soluzione la cui compatibilità ambientale ed economica va ben soppesata caso per caso".

 

Sempre sul Bondone si preme sul bacino. La crisi climatica richiede potenza di fuoco, cioè innevamento programmato. E Trento Funivie chiede acqua. Questa opera potrebbe aprire inoltre a possibili sviluppi: un aumento nell'offerta di chilometri di superficie a disposizione degli sciatori (Qui articolo). A fronte di un ultimo inverno difficile e complesso, i numeri sono stati positivi ma società impianti e operatori hanno evidenziato, ancora una volta, l'urgenza di un invaso. 

 

"Non ho mai colto l’interesse o la proposta di ampliamento dell’attuale area sciabile - aggiunge Ballardini - ma certamente il bacino è una struttura imprescindibile per garantire la buona operatività dell’area sciabile e con possibili positive ricadute anche in altri ambiti". I riferimenti in quest'ultimo caso sono alla funzione di protezione civile, antincendio, irrigazione, abbeveraggio animali e così via.

 

Un altro argomento in cima all'agenda è legato al rilancio della Panarotta. Gli ultimi due inverni la stazione sciistica è rimasta chiusa. A fine anno alcuni imprenditori privati hanno deciso di scendere in campo e la Provincia ha garantito il massimo supporto. Il masterplan sarebbe in dirittura di arrivo. Ma quale è l'idea della società controllata da piazza Dante?

"La Panarotta presenta a oggi 3 impianti di risalita di proprietà di Trentino Sviluppo, la cui 'vita tecnica' si concluderà a breve", evidenzia Ballardini. "In particolare per un impianto riposizionato qualche anno fa la scadenza è nel 2026, mentre per gli altri si arriva al 2030 a meno di importanti lavori di revisione. Il nostro impegno, su mandato della Provincia, è garantire la funzionalità dell'esercizio in questo periodo a beneficio dell’intera area e della sua comunità".

 

In via preliminare sembra che lo sci possa continuare a mantenere un ruolo centrale, nonostante gli impatti della crisi climatica. E' possibile cambiare l'offerta e invece di riqualificare gli impianti esistenti, con il rischio di una destinazione anonima, puntare su qualcosa di "originale" in grado di intercettare un turismo più slow come avviene in Carinzia o come avrebbe previsto il piano de La Sportiva per passo Rolle?
 

"Certo, all’interno di una visione e di una progettazione di medio periodo sulla quale lavora l'Azienda per il turismo Valsugana, ente che aggrega la componente pubblica e la componente privata dell’ambito territoriale", continua il vice presidente di Trentino Sviluppo. "La nostra è società è pronta per affiancare questo percorso".

 

Questi sono casi specifici, ma l'offerta dello sci in Trentino, ancora molto forte, è ampia e capillare sul territorio. Il comparto è maturo. Non mancano le stazioni a bassa quota e per la fascia compresa tra zero e mille metri, la perdita del manto nevoso è di circa il 50% tra gli anni 1970 e il presente. Le stime per il futuro indicano poi che il trend non potrà invertirsi e anzi continuerà. 

 

Nel report ”Neve” di Eurac Research si valuta che, complessivamente, nella regione alpina la quantità totale di neve diminuirà in modo significativo in tutti i periodi dell’anno e in particolare in primavera e che, entro la fine del secolo, le condizioni attuali di copertura nevosa potrebbero spostarsi più in alto di 500-1000 metri, cioè nel 2100 le condizioni della neve a 2000 metri corrisponderanno a quelle che si trovano oggi a 1000-1500 metri (Qui articolo). Insomma il destino neve naturale sembra segnato, quello dell'innevamento artificiale pure traballa con le temperature più alte e le inversioni termiche sempre più costanti. Qual è la visione di Trentino Sviluppo sugli impianti, soprattutto eventuali nuove seggiovie? 

 

"In termini generali l'idea è di riqualificare l’esistente", evidenzia Ballardini. "Specifiche esigenze vanno poi valutate caso per caso, in particolare per migliorare i flussi e ridurre gli spostamenti in auto". Capitolo overtoursim. Ci sono alcuni contesti che evidenziano un carico eccessivo dei territori con approfondimenti sui numeri chiusi e sulla gestione delle presenze, senza dimenticare la possibilità di dirottare flussi in zone meno conosciute ma forse non pronte per gestire una pressione più elevata.
 

"Il tema si pone, a oggi, in specifici periodi dell’anno e in specifiche aree del Trentino ma direi delle Alpi in generale, se parliamo di mondi montani. Un’analisi attenta dei flussi e un piano mobilità e parcheggi integrato è una delle priorità a cui lavorare: Provincia, Comuni, Aziende per il turismo e le nuove Ata incardinate in Trentino Marketing, sono impegnati in questa direzione perché le destinazioni sono alla ricerca di soluzioni non semplici ma necessarie". Un'ipotesi può essere quella di una maggiore (e migliore) pianificazione culturale delle Dmo. "Ma questo tema deve partire dagli assessorati al turismo e alle cultura in accordo con le organizzazioni sul territorio", conclude Ballardini.

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