In tanti al via della rassegna "Un'ora per acclimatarsi" (VIDEO): "C'è una polarizzazione del paesaggio anche sulla montagna". Oggi arriva Marco Albino Ferrari
Al via la rassegna "Un'ora per acclimatarsi" all'interno del Trento Film Festival. Dopo il primo partecipato evento, questa sera l'appuntamento "Racconto e montagna, montagna è racconto" con Marco Albino Ferrari
TRENTO. "Nuovi abitanti delle terre alte: abitare è un'azione fisica o un sentimento proiettato sul territorio? Qual è il profilo dei nuovi montanari? Chi ha voglia, oggi, di trasferirsi nelle valli, di riempire i vuoti sociali causati dallo spopolamento, anche se i servizi sono scarsi? Queste alcune domande affrontate durante il primo appuntamento di "Un'ora per acclimatarsi", rassegna inserita all'interno del Trento Film Festival.
La rassegna de L'AltraMontagna organizzata con Il Dolomiti, Ci sarà un bel clima, Alto Rilievo-voci di montagna e Protect our winters, che affronta e approfondisce con l'aiuto di esperti e tecnici svariate sfumature, ricadute e ripercussioni della crisi climatica. Un primo evento con già un grande successo di pubblico in piazza Battisti a Trento.
Ospiti dell'appuntamento "Nuovi montanari" sono stati Luigi Dall’Armellina, gestore di Malga Cere, la giornalista Erica Balduzzi, il sociologo Andrea Membretti e la guida Luca Stefenelli con la conduzione di Pietro Lacasella e Sofia Farina, Michele Argenta e Marta Manzoni.
"Oggi è difficile delineare un identikit unitario", spiega Balduzzi, ideatrice di Montanarium e firma de L'AltraMontagna. "C'è la persona anziana che decide di restare, chi lascia la montagna e poi ritorna, magari altrove oppure chi nasce in città e poi si trasferisce sulle terre alte. Ci sono storie e motivazioni personali diverse, ma forse un unico filo conduttore: una ricerca di spazio. Non solo fisico, un paese o una valle ma un luogo dove manifestarsi, inseguire sogni e fare impresa".
Con la crisi climatica la montagna può diventare nuovamente protagonista dell'abitare contemporaneo. "Un fattore che gioca un ruolo - dice Membretti, docente di Sociologia del territorio all’Università di Pavia. Il suo principale campo di studio è la migrazione da e verso i territori montani e rurali in relazione ai cambiamenti climatici, agli eventi estremi e ai cambiamenti socio-economici e demografici. "Questo poi richiede una gestione e una messa in sicurezza del territorio, sempre più fragile, per affrontare l'arrivo delle persone. C'è da lavorare sulle criticità per un'accoglienza sostenibile, anche di un numero massimo di persone".
Un focus su un territorio sempre più fragile è stato spiegato da Stefenelli, guida di media montagna. "C'è una polarizzazione del paesaggio tra abbandono e produttivismo. Una dinamica che si avverte anche nelle terre alte, in particolare il produttivismo e la standardizzazione turistica. Il nostro ruolo è quello di fare educazione sul bagaglio naturalistico, storico e culturale".
E sono diversi i progetti che prendono piede per promuovere il territorio attraverso la cultura. Ecco l'esempio di Malga Cere a 1.713 metri di quota sul Lagorai, una struttura che ospita anche una biblioteca d’alta quota. "La qualità della vita mi ha fatto scegliere di vivere la montagna. E' fondamentale ristabilire un giusto equilibrio tra uomo e ambiente". Non mancano le criticità, come i servizi., che prevede una diversificazione tra le esigenze e il reddito che può fare la differenza.
E questa sera (sabato 27 aprile) dalle 19 alle 20 si torna in piazza Battisti per il secondo appuntamento: "Racconto e montagna, montagna è racconto" con Marco Albino Ferrari. Che ruolo ha avuto e che ruolo ha oggi il racconto nel processo di costruzione degli immaginari montani e com’è riuscito a rendere la montagna un’attrazione di massa? Ma anche e soprattutto, perché oggi è necessario evitare di favorire narrazioni stereotipate, capaci di incidere sulla percezione di chi vive la montagna solo in modo sporadico? I temi dell'evento.