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“Sui ghiacciai trentini va 'meno peggio' che nel 2022 (FOTO), ma la copertura rimane bassa: a quota 3.000 si trovavano fino a 5 metri di neve, quest'anno sono la metà”

La Commissione glaciologica Sat ha ultimato ieri la campagna di misurazione per quanto riguarda la copertura nevosa dei ghiacciai trentini: “Stiamo ultimando le analisi dei bilanci di massa e neve al suolo – dice – ma a livello generale vediamo che gli accumuli sono molto più bassi rispetto a quelli degli ultimi anni, anche se va 'meno peggio' che nel 2022”

Sopra il Ghiacciaio dell'Adamello-Mandrone ieri, sotto scatti effettuati durante le rilevazioni dell'autunno scorso
Di Filippo Schwachtje - 11 giugno 2023 - 06:01

TRENTO. Lo avevamo sottolineato ieri (Qui Articolo) parlando in generale del deficit di neve a livello italiano: nonostante le abbondanti precipitazioni di maggio, per la Fondazione Cima sulle montagne del nostro Paese manca ancora circa la metà della dama bianca rispetto alla media degli ultimi 12 anni. D'altra parte però, avevano sottolineato gli esperti, gli accumuli nevosi attuali si trovano al di sopra dei 2.500 metri di quota, rappresentando quindi potenzialmente una “buona notizia” per i nostri ghiacciai con l'arrivo della calura estiva. Ma qual è la situazione da questo punto di vista per quanto riguarda i corpi glaciali trentini?

Per rispondere a questa domande il Dolomiti ha contattato il presidente della Commissione glaciologica Sat, Cristian Ferrari, che insieme al personale della Provincia di Trento, dell'Università di Padova e del Servizio glaciologico lombardo ha ultimato proprio ieri (9 giugno) la campagna di misurazione su diversi ghiacciai: gli esperti della commissione stanno elaborando in questa fase i dati, che verranno pubblicati nel dettaglio a breve, ma l'impressione degli esperti saliti in quota è che la quantità di neve al suolo quest'anno rimanga “molto più bassa” rispetto alle stagioni precedenti, se escludiamo l'annus horribilis 2022.

“Stiamo ultimando le analisi delle misure di neve al suolo – dice Ferrari – sul ghiacciaio dell'Adamello-Mandrone, sul Careser e sul De La Mare. Si tratta di dati molto importanti che ci permettono di capire quanto è spessa la 'coperta' presente al di sopra del ghiaccio in vista dell'estate”. In sostanza si parla della 'protezione' garantita dallo strato nevoso invernale, che preserva il ghiaccio dalla fusione durante la stagione estiva. Come facilmente intuibile, meno spessa è la copertura nevosa, più velocemente il disgelo erode prima la neve invernale e poi il ghiaccio sottostante portando, come accaduto nel corso dell'ultima estate, ad una significativa perdita di massa del ghiacciaio.

“Per fortuna - dice Ferrari - le ultime settimane sono state clementi a livello di temperatura e hanno portato a precipitazioni abbondanti, che in quota hanno aumentato la copertura nevosa”. Già grazie alle immagini delle webcam, gli esperti hanno potuto quindi rilevare come, ad oggi, la copertura nevosa sia superiore a quella (molto scarsa) dello scorso anno: “Il 21 giugno 2022 – dice il presidente della Commissione glaciologica Sat – il Careser era già completamente scoperto per i due terzi della sua superficie. L'acqua di fusione arrivava quindi per la maggior parte direttamente dal ghiaccio”.

Le immagini satellitari confermano infatti che, attualmente, tutti i ghiacciai del Trentino sono ancora coperti dalla neve: “Attorno ai 2.600 metri di quota troviamo anche 70-80 centimetri di neve. Rispetto all'anno scorso quindi, possiamo dire che va 'meno peggio': per parlare di una situazione 'migliore' bisognerebbe infatti prendere in considerazione un'orizzonte temporale molto più ampio all'interno del quale, come anticipato, i dati restituiscono un quadro ben diverso. A quota 3mila metri, per esempio, si trovavano facilmente in questa fase fino a 5 metri di neve, quest'anno siamo sui due metri, massimo due metri e mezzo. Va poi specificato che la semplice osservazione della quantità di neve spesso può non essere sufficiente, visto che in base a quanto l'accumulo è pesante o leggero il dato, per esempio, di Snow water equivalent (quello utilizzato dalla Fondazione Cima per le sue stime ndr) cambia”.

Quel che è certo è che, al momento, è impossibile prevedere come la situazione evolverà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: “Se dovesse per esempio arrivare un periodo di caldo torrido – conclude Ferrari – la fusione chiaramente accelererebbe di colpo. Proprio per questo ritengo sia fondamentale, per l'ennesima volta, ribadire l'importanza della questione sicurezza: con poca neve sui ghiacciai, e considerato che con il caldo dello scorso anno le zone crepacciate sono tante, bisogna fare estrema attenzione nelle uscite, sia con gli sci che a piedi. I ponti di neve sono molti e bisogna ricordare che negli ultimi anni i ghiacciai si sono modificati profondamente: per questo è necessario organizzare bene le escursioni, non andare mai da soli, verificare le condizioni di sicurezza, muoversi nelle prime ore della giornata e procedere in cordata”.

 

La prima fotografia è stata scattata ieri al ghiacciaio dell'Adamello-Mandrone, le successive risalgono ai rilevamenti effettuati nell'autunno scorso

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