“Oltre 10 voli con l'elicottero per saltare dalla vetta con la tuta alare: ecco l'industrializzazione dell'outdoor sulle Dolomiti”
La segnalazione arriva da Santi Padrós, guida alpina spagnola che ha scelto di vivere nel cure delle Dolomiti: “Sopra la Torre Trieste alle 6 e 30 del mattino già girava l'elicottero. Abbiamo subito pensato a dei soccorsi ma poi abbiamo notato le tute alari”. Per Padrós sono stati più di una decina i voli effettuati dall'elicottero da Capanna Trieste fino si Punti di salto sulla Torre Trieste, Busazza e Cima delle Nevere
BELLUNO. “Noi professionisti dell'outdoor abbiamo un compito sempre più difficile, gestire le nostre attività con il massimo rispetto per la natura: basta con questa falsa sostenibilità turistica, basta all'heli-sport, basta agli impianti e basta al marketing industriale dell'outdoor”. È questo il messaggio lanciato ieri da Santi Padrós, guida alpina spagnola che ha scelto di vivere nel cuore delle Dolomiti della Val di Zoldo, nel Bellunese. Lo spunto per il post della guida alpina è arrivato da un episodio del quale lo stesso Padrós è stato testimone diretto: i voli in serie effettuati da un elicottero per accompagnare degli atleti dotati di tuta alare e paracadute sulla cima della Torre Trieste (la stessa location scelta per la stessa attività qualche settimana fa dall'influencer Giulia Calcaterra, Qui Articolo) per poi lanciarsi a valle. Un questione, quella relativa all'utilizzo degli elicotteri per scopi puramente ricreativi sulle vette dolomitiche, che recentemente è stata ampiamente dibattuta e criticata in particolare dagli amanti delle terre alte e dalle associazioni ambientaliste, alla luce della sempre maggiore attenzione all'ecosostenibilità e al rispetto della fragilità, in particolare, delle aree montane.
Venerdì 25 agosto, racconta la guida alpina, Padrós ha deciso di affrontare la Via Tissi sulla Torre Trieste con una compagna, ma già alle 6 e 30 del mattino il rumore di un elicottero si è fatto sentire in zona. Subito l'alpinista ha pensato ad un intervento di soccorso, dopo l'ondata di maltempo arrivata la sera precedente nell'area, ma il mezzo non era quello dei soccorritori e, non portando carichi sospesi per effettuare lavori in quota o per rifornire i rifugi, Padrós racconta di non aver capito inizialmente di cosa si trattasse. Poi, attorno alle 6 e 45, l'elicottero è sceso nuovamente verso Capanna Trieste, racconta l'uomo, e sopra le teste dei due alpinisti sono improvvisamente passati tre atleti dotati di tute alari. Dopo poco se ne sono buttati altri due e poi ancora altri tre: “Non erano neanche le 7”.
Il gruppo, spiega Padrós, si è divertito con altri 5 salti ed in tutto sono stati oltre 10 quindi i voli dalla Capanna Trieste ai punti di salto sulla Torre, sulla Busazza o su Cima Nevere. “Questa estate – dice la guida alpina – si sta soffrendo molto la massificazione e l'industrializzazione dell'outdoor e io, nel mio piccolo, sono uno dei colpevoli”. Proprio per questo, scrive, da tempo lo stesso Padrós ha iniziato una strada più pulita nel suo modo di intendere l'alpinismo, come professione e stile di vita. Come anticipato, per Padrós il compito dei professionisti dell'outdoor si sta facendo sempre più difficile proprio per la necessità sempre maggiore di rispettare fino in fondo il contesto naturale: “L'essere umano è pigro di natura purtroppo, e non parlo solo delle guide alpine chiaramente. Io sono colpevole come tanti di voi di questa situazione e mi scuso con la natura”.