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La provincia di Belluno è ''carbon neutral'', i boschi assorbono l’inquinamento: ''L'energia è prodotta principalmente da fonti idroelettriche''

Nasce CanBe, Carbon Neutral Belluno, progetto che coinvolge Provincia, Università di Siena e Scuole in Rete e punta ora ad un’alleanza tra pubblico e privato per indirizzare le politiche verso un miglior rapporto tra emissioni e assorbimenti

Da sx: Deola, Chemello, Prest, Bastianoni
Di Valentina Ciprian - 27 febbraio 2023 - 19:53

BELLUNO. Il Bellunese può già ritenersi “carbon neutral”, dal momento che gli assorbimenti di gas serra superano le emissioni prodotte all’interno dei confini provinciali. A rendere positivo questo bilancio è la notevole estensione forestale che contraddistingue il territorio, con la conseguente elevata capacità di assorbimento dei gas serra prodotti dalle attività umane e rilasciate nell’atmosfera.

 

Sono stati presentati lunedì 27 febbraio a palazzo Piloni i primi risultati del progetto CanBe - Carbon Neutral Belluno, realizzato grazie alla collaborazione tra Provincia di Belluno, Università di Siena e Scuole in Rete per un Mondo di Solidarietà e Pace, che punta a rendere il bellunese uno dei primi territori a livello nazionale a saldo zero nelle emissioni da gas serra.

 

Secondo lo studio, relativo al 2014 e al 2019, la provincia di Belluno dimostra di poter riassorbire molto più di quanto emetta: il rapporto tra gas serra e compensazioni è del 146,1% nel 2019 e del 193,9% nel 2014.

 

La variazione tra le due annate di riferimento è legata principalmente a due fattori: l’aumento globale delle emissioni e la perdita di capacità di assorbimento di Co2 dovuta agli schianti di Vaia.

 

L’idea del progetto Carbon Neutral Belluno è nata più di quattro anni fa nell’ambito dei percorsi di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e del cambiamento climatico promossi dalle Scuole in Rete. In quell’occasione i giovani studenti bellunesi avevano avuto modo di entrare in contatto con il professor Simone Bastianoni, docente nel Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università di Siena e co-direttore del Gruppo di Ricerca di Ecodinamica, e di conoscere il caso studio della provincia di Siena, prima realtà in Italia certificata "Carbon Neutral".

 

Ed è proprio dai ragazzi che ha preso il via l’intenzione di replicare il modello senese sul territorio bellunese, perché se Siena è stata la prima area vasta al mondo ad ottenere la certificazione, la provincia di Belluno potrebbe essere la prima delle Alpi.

 

In occasione del primo Friday for Future del 2019, Scuole in Rete e la Consulta provinciale degli Studenti avevano richiesto un incontro in Prefettura per porre l’attenzione delle autorità sul progetto, in vista dei Mondiali di Sci del 2021 e delle Olimpiadi del 2026. La Provincia aveva subito abbracciato l’iniziativa, finanziandola e attivando una convenzione con l’Università di Siena per avviare un nuovo progetto di ricerca. Ad aggiudicarsi la borsa di studio, il bellunese Emanuele Prest, che ha iniziato così a raccogliere i dati presentati oggi in conferenza stampa.

 

Il metodo. Il senso del progetto Can Be è di verificare il punto di partenza della “carbon neutrality” nel territorio bellunese per capire quali siano le fonti di emissioni più importanti, avviare un monitoraggio che prosegua nel tempo per poi valutare se le politiche e le azioni intraprese abbiano avuto un effetto positivo o meno, in un’ottica di miglioramento continuo.

 

Lo studio esamina le emissioni di gas serra di quattro settori: energia, processi industriali, rifiuti e infine agricoltura, foreste e altri usi del suolo. In quest’ultimo, vengono conteggiati i riassorbimenti delle aree forestali, perché attraverso la fotosintesi gli alberi riassorbono parte dell’anidride carbonica emessa.

 

La metodologia ha un approccio “bottom up”, cioè parte da dati raccolti sul territorio e non da stime nazionali. Il criterio utilizzato è quello geografico, cioè sono state conteggiate tutte le emissioni all’interno dei confini amministrativi della provincia di Belluno. Il criterio di responsabilità è stato utilizzato solo per il settore dei rifiuti, in quanto parte di questi vengono smaltiti al di fuori dalla provincia. Nell’inventario sono state calcolate tutte le emissioni di gas serra: oltre alla Co2, anche il metano e il protossido di azoto, che vengono unificate in un’unica misura, detta “Co2 equivalente”.

 

I risultati. “Sin dall’inizio alcune caratteristiche ci hanno portato ad essere ottimisti sui risultati della nostra provincia. Si tratta infatti di un territorio montano, con una densità di popolazione relativamente bassa e composto per il 60% da boschi e più in generale quasi al 90% da aree naturali - spiega Prest, introducendo i dati emersi dallo studio -. “Inoltre, un fattore molto importante è quello dell'autoproduzione di energia elettrica, principalmente da fonti idroelettriche. Ogni anno, la provincia di Belluno produce più energia elettrica di quella che consuma”. Dal 2009 al 2019, i dati rilevano infatti un incremento dell’8% della produzione, mentre l’aumento dei consumi si ferma al 3%.

 

Confrontando i dati del 2014 e del 2019, emerge un aumento complessivo delle emissioni di gas serra in provincia di Belluno, salite del 25%. A pesare sono soprattutto le emissioni dei combustibili fossili. “Il settore più impattante a livello di emissioni è quello dell’energia, responsabile del 75% delle emissioni totali provinciali, in particolare dovute al trasporto su gomma e al riscaldamento”, prosegue Prest.

 

Per quanto riguarda il settore rifiuti, le emissioni sono in calo, grazie a politiche virtuose che hanno portato ad una diminuzione dei rifiuti prodotti e ad un forte aumento della raccolta differenziata. L’ultimo ambito di studio, quello riferito ad agricoltura, foreste e altri usi del suolo, valuta due tipi di emissioni. Da una parte i mancati assorbimenti, dovuti alla perdita di area forestale (nello specifico per incendi e tagli boschivi). Dall’altra, le emissioni che dipendono dall’attività agricola e zootecnica e quindi, soprattutto, processi digestivi dei bovini, gestione di letame e liquami, fertilizzanti organici e sintetici.

 

I dati del 2019 rilevano una significativa incidenza dei tagli forestali nel post Vaia, per rimuovere e mettere in sicurezza parte del legname caduto al suolo. A causa della tempesta - spiega Prest - abbiamo perso circa il 7% di superficie forestale e la capacità di assorbimento è diminuita del 6%. La fermentazione enterica di metano riferita ai bovini è il valore più significativo tra le emissioni del settore agricolo”.

 

Il bilancio finale si ottiene sottraendo alle emissioni lorde gli assorbimenti delle aree forestali. Sia nel 2014 sia nel 2019 il saldo va ben oltre la neutralità climatica, con gli assorbimenti che superano nettamente le emissioni. “In entrambi i casi i dati sono molto positivi e siamo certi di poter attestare la condizione di carbon neutrality della provincia di Belluno”, conclude Prest.

 

Sviluppi futuri. Per il territorio, il tema del carbon neutral è rilevante soprattutto in prospettiva futura. Lo sostiene il consigliere provinciale delegato all’ambiente Simone Deola, che afferma: “Non deve essere una medaglietta da portare al collo ma l’inizio di un percorso legato alla sostenibilità dei processi. L’obiettivo è fare meglio di quanto già facciamo e quindi andare verso processi che siano sempre meno impattanti, meno dispendiosi di suolo e più attenti alle emissioni.

 

Il progetto non si ferma con questi primi risultati e la Provincia ora punta a certificare il processo di acquisizione dei dati che le consentirà poi di fregiarsi di un marchio “Carbon Neutral”. Intanto, lo studio prosegue con il monitoraggio: i prossimi dati oggetto di indagine saranno infatti quelli del 2022.

 

Per dare velocità e continuità al progetto Can Be, l'Associazione Amici delle Scuole in Rete in accordo con la Provincia intende promuovere un'alleanza pubblico-privata, che coinvolga associazioni di categoria, aziende, enti competenti e tutti i soggetti sensibili alla tematica, replicando così il modello della provincia di Siena.

 

Franco Chemello, coordinatore delle Scuole in Rete, ha ricordato l’impegno e l’interesse dei giovani, primi promotori del progetto: “I prossimi step, oltre al marchio, prevedono tavoli di concertazione e iniziative di educazione ambientale rivolte non solo alle scuole ma alla comunità, per indirizzare politiche e risorse verso un miglior rapporto tra emissioni e assorbimenti”.

 

“Da quando c’è l’homo sapiens sulla terra non c’è mai stato questo livello di Co2. Ed è l’uomo che deve rimediare ai guasti che ha prodotto. Per questo la politica è molto importante” - sostiene il professor Simone Bastianoni, che prosegue - “Credo che dobbiate essere orgogliosi del bellunese: nel momento in cui a livello globale il traguardo della carbon neutrality è più o meno lontano, il vostro territorio lo ha già raggiunto nel 2014, se non prima. Questa consapevolezza dovrebbe portare a un coinvolgimento maggiore dei cittadini e delle imprese nella direzione del contrastare i cambiamenti climatici. Trovo bello che questo progetto sia partito dagli studenti, è un aspetto importante da valorizzare, così come che la Provincia abbia saputo raccogliere il loro grido”.

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