Croci di vetta, il Cai: “Mantenere quelle esistenti ma evitare nuovi simboli sulle cime. Il presente caratterizzato da dialogo interculturale e nuove esigenze ambientali”
Il Club alpino italiano è intervenuto sul tema, approfondito negli scorsi giorni durante un incontro per la presentazione del libro “Croci di vetta in Appennino” di Ines Millesimi, ribadendo come, da una parte, sia sbagliato rimuovere i simboli in quota mentre dall'altra risulti “anacronistico” installarne di nuovi
TRENTO. Le croci di vetta? “Sbagliato rimuoverle, anacronistico installarne di nuove”. Aveva riassunto così la questione il referente web del Club alpino italiano, Pietro Lacasella, in un pezzo uscito un paio di settimane fa su Lo Scarpone. Una presa di posizione, quella del Cai, che si è inserita in lungo dibattito che ha coinvolto, negli anni, la comunità alpinistica e non solo e che negli scorsi giorni è stata approfondita all'Università Cattolica di Milano, nel corso della presentazione del volume di Ines Millesimi “Croci di vetta in Appennino”.
Al convegno, al quale hanno partecipato oltre a Marco Albino Ferrari (direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del Cai) anche monsignor Melchor José Sànchez de Toca y Alameda (relatore del Dicastero delle Cause dei Santi) ed il professore di diritto Marco Valentini, si è registrato “un punto di convergenza culturale, giuridico, storico e perfino religioso” scrive Lacasella: “Una prospettiva che ha trovato tra i presenti una larga concordanza sulla necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l'installazione di nuovi simboli sulle cime”.
Come prevedibile però, sono parecchie le discussioni nate intorno al tema che, forse più di ogni altro, è in grado di dividere le sensibilità di chi ama la montagna: “Ogni notizia legata a una croce – scrive ancora il referente web del Cai – porta alla rapida formazione di schieramenti netti, distinti, precisi. Tale dinamica purtroppo intorbidisce il dibattito, trasformandolo in alterco, in un battibecco su cui, purtroppo, non pochi tendono a speculare”. Anche quando, come in questo caso, non si parla certo di modificare o rimuovere quanto fatto in passato (“rimuovere le croci sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino” si legge su Lo Scarpone), ma solo di accogliere sensibilità nuove e diverse sul tema.
Il tempo passa, insomma, le esigenze cambiano ed in un presente “caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali” dal Cai arriva il 'no' alla collocazione di nuove croci e simboli sulle montagne.