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Rallenta l'economia del Trentino, il rapporto della Banca d'Italia "Crescita del Pil dal 4% all'1%". Cala il potere d'acquisto delle famiglie ed è allarme manodopera   

Presentato il rapporto annuale realizzato dalla Banca d'Italia dal titolo “L’economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano”. Il rallentamento nella dinamica del Pil è dovuto ad un indebolimento della domanda interna legato ancora in parte all'inflazione e all'aumento dei tassi di interesse. Sia il Trentino che l'Alto Adige risentono poi della debolezza dell'economia tedesca.  Continua la riduzione della popolazione in età lavorativa: in futuro diventerà fondamentale ridurre di due terzi il gap di genere per tenere costanti le forze di lavoro 

Di G.Fin - 12 giugno 2024 - 06:01

TRENTO. Un rallentamento complessivo dell'economia del Trentino e dell'Alto Adige. Con un Pil che nel 2023 si stima, nella provincia di Trento,  in crescita di circa l'1% rispetto il 4% dell'anno precedente. Si parla di “espansione dell'attività economica ridimensionata”, nel  rapporto annuale realizzato dalla Banca d'Italia dal titolo “L’economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano”. 

 

Un rapporto molto strutturato nel quale si analizzano le difficoltà delle imprese nel trovare manodopera, di settori con diverse criticità come la manifattura e quelli invece con un andamento migliore come le costruzioni o il settore dei servizi. Per arrivare poi all'andamento demografico, l'invecchiamento della popolazione e le sfide future che si dovranno affrontare. 

 


“Il rallentamento nella dinamica del Pil – ha spiegato Michele Cascarano, economista della Banca d'Italia di Trento – è l'effetto di alcuni elementi: abbiamo un indebolimento della domanda interna legato ancora in parte all'inflazione che ha eroso il potere d'acquisto ad una parte delle famiglie e l'aumento dei tassi di interesse. C'è poi la fiacchezza della domanda estera. Sia il Trentino che l'Alto Adige risentono della debolezza dell'economia tedesca. La Germania è un mercato importante per entrambe le provincie”. 

 

LE IMPRESE
A livello settoriale si registra una debolezza della domanda che sta impattando particolarmente nel settore della manifattura. Secondo i dati della Camera di Commercio di Trento nel 2023 i fatturati delle imprese manufatturiere trentine sono diminuiti del 4,1% rispetto al 2022. 

 

Meglio il settore delle costruzioni che ha registrato maggiori attività con una espansione anche grazie dell'operatore pubblico, ai sostegni all'investimento del Pnrr e soprattutto grazie alle riqualificazioni energetiche.
 


Molto bene il settore terziario dei servizi, in particolare il commercio. In questo caso l'elemento di traino sono state le presenze turistiche con una forte crescita lo scorso anno in Trentino del 7,7% in Trentino.

 

L'OCCUPAZIONE 
Uno dei problemi che sono stati riscontrati sia in Trentino che in Alto Adige in questi ultimi anni è quello del reperimento di manodopera. 

 

Un'indagine portata avanti lo scorso anno ha registrato il 42,4% delle imprese che hanno cercato lavoratori e non li hanno trovati. Le difficoltà maggiori sono nel settore delle costruzioni e per le piccole imprese, soprattutto nella ricerca di personale qualificato. 

 

Una carenza che va ad impattare sulla crescita dell'azienda ed elaborazioni della Banca d'Italia mostrano anche che la scarsità di lavoratori si riflette con maggiore probabilità di rinuncia a commissioni o un aumento dei tempi di consegna di beni o servizi. 

 

RETRIBUZIONI  
Nel  2022, in base ai dati di contabilità nazionale, in Italia nel settore privato non agricolo le retribuzioni di fatto orarie sono cresciute dell’1,5 per cento in termini nominali, un aumento ben inferiore all’inflazione (8,1 per cento secondo l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività). 

 


“Confrontando le retribuzioni orarie – spiega Michele Cascarano – è possibile dire che non ci sono differenze fra le retribuzioni orarie di un lavoratore trentino e uno italiano. Se si tiene conto però che le due economie, quella nazionale e quella trentina, sono diverse in particolare nella composizione di alcuni settori, basti pensare al fatto che il Trentino è più specializzato nel turismo in cui si lavora in tempo parziale e in agricoltura, allora le retribuzioni orarie, al netto di queste caratteristiche, sono più alte del 5% nella provincia di Trento rispetto il resto del paese, e del 17% in Alto Adige”.

 

 

LE FAMIGLIE 
Nel 2023 il reddito disponibile lordo delle famiglie è cresciuto. L'incremento, secondo l'indicatore elaborato dalla Banca d'Italia, è stato del 4%. 

 

Il potere di acquisto, tuttavia, è diminuito. La riduzione è stata causata dall'incremento dei prezzi.

 

Alla fine del 2022, (ultimi dati disponibili) la ricchezza netta delle famiglie ammontava a 138 miliardi di euro in Trentino e 175 miliardi di euro in Alto Adige

 

DEMOGRAFIA E MERCATO DEL LAVORO: L'ALLARME 
Gli scenari demografici previsti per le due province, sebbene più favorevoli di quello per l'Italia, indicano una contrazione della disponibilità di forza lavoro, che potrebbe comportare ostacoli alla crescita economica.
Secondo i dati dell'Istat, a inizio 2023 i residenti in provincia di Trento erano 543 mila e circa 534 mila a Bolzano. Rispetto al 2007 la popolazione è aumentata in Trentino del 7,7%  del 10,1% in Alto Adige. 

Tra il 2007 e il 2023 le persone attive fra i 15 e i 74 anni sono aumentate dell'11,3% in provincia di Trento e del 14,3% in provincia di Bolzano rispetto una media italiana dove l'aumento è stato registrato del 4,9%. 

 

La crescita della forza lavoro nelle due province è stata sostenuta dalla maggiore partecipazione delle donne e dei lavoratori più anziani che hanno prolungato la permanenza . Fondamentale è stato poi l'apporto degli stranieri che hanno contribuito a sostenere la variazione delle forze di lavoro. 

Secondo le previsioni demografiche dell’Istat, al 2042 la popolazione residente aumenterebbe di circa il 6 per cento in entrambe le province (-4,9 in Italia). Al contempo, tuttavia, diminuirebbe quella in età lavorativa, riflettendo il progressivo invecchiamento della popolazione: la quota dei 15-64enni sul totale si ridurrebbe di oltre 7 punti percentuali, al 55,6 per cento in Trentino e al 57,2 in Alto Adige. 

 

Tutto questo avrà ovviamente un impatto sul mercato. Le forze di lavoro nel 2042 si contrarrebbero di circa il 6,1 per cento rispetto ai livelli del 2022 in Trentino e del 4,0 in Alto Adige .  Supponendo di mantenere costante l’attuale tasso di partecipazione maschile, per riuscire a  mantenere lo stesso numero di attivi registrato nel 2022 occorrerebbe una riduzione del differenziale di genere (pari a circa 10 punti percentuali in entrambe le province nel 2022) di circa due terzi in Trentino e di metà in Alto Adige.

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