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Blitz della guardia di finanza in via Solteri, il gruppo Seac: "Verifiche sul Superbonus che riguardano un'impresa trentina ma noi estranei alla vicenda"

La guardia di finanza ha effettuato una serie di verifiche alla sede del gruppo Seac, una richiesta di documenti collegati a un'impresa trentina e la cessione del credito d'imposta del Superbonus. Il direttore generale: "C'è stato un controllo ma l'accordo con quell'azienda è stato concluso due anni fa"

Di Luca Andreazza - 11 aprile 2024 - 06:01

TRENTO. La guardia di finanza ha bussato alle porte degli uffici del Gruppo Seac, la società trentina di riferimento nel panorama della consulenza e da oltre 50 anni attiva nel miglioramento continuo dei processi di business nella digital transformation. Le fiamme gialle hanno visitato la sede di via Solteri ma l'azienda trentina che conta oltre 22 mila clienti e più di 450 dipendenti sul territorio nazionale nulla centra nelle indagini. Si sono svolte alcune verifiche ma riguardano un'impresa, sempre operante in Trentino, che aveva stipulato, ormai tre anni fa, un accordo per l’acquisto di crediti fiscali ormai concluso da tempo. 

 

"C'è stato un controllo", Franco Cova, direttore generale del gruppo Seac. "Una richiesta documentale e testimoniale relativa a un'impresa di costruzioni trentina nell'ambito dei crediti del superbonus 110%".

 

Le verifiche rientrano nelle indagini che riguardano una società trentina e i crediti d'imposta rientranti nel Superbonus 110% per diversi lavori di riqualificazione di edifici in Trentino. Una serie di approfondimenti che hanno portato la guardia di finanza a raggiungere la sede di via Solteri.

 

"Le forze dell'ordine hanno raccolto dati e informazioni per una verifica sui crediti", dice Cova. "La Seac ha terminato l'acquisto di crediti con questa azienda a giugno del 2022 per il raggiungimento del tetto di tax capacity ma anche perché il quadro è diventato presto estremamente complesso con una molti decreti e provvedimenti del governo in pochi mesi". 

 

Una verifica che però non entra nel merito del gruppo Seac. "La società controllata è terza e indipendente rispetto alla nostra attività", prosegue Cova. "Ci è stata segnalata da un advisor finanziario, abbiamo stipulato un accordo che però è stato concluso ormai due anni fa e da allora non abbiamo più avuto rapporti di alcun tipo". Il gruppo Seac, evidenzia il direttore generale, ha proceduto all’acquisto dei crediti in piena e completa ottemperanza delle norme e disposizioni vigenti alla data.

 

Il Superbonus 110% è stato introdotto nel 2020 dal secondo governo guidato da Giuseppe Conte, sostenuto in quella fase dal Movimento 5 stelle e dal Partito Democratico. L'esecutivo si è impegnato a rimborsare, anzi a corrispondere un piccolo sovrapprezzo, per una fascia molto ampia di lavori di ristrutturazione degli edifici residenziali.

 

Diversi gli obiettivi come la possibilità ai cittadini di ristrutturare casa gratuitamente, ridurre il costo delle bollette e aumentare il valore delle case, incentivare il settore delle costruzioni, sostenere l’occupazione e rendere le case più calde in inverno e più fresche d’estate, con un risparmio per le famiglie e meno emissioni nell’atmosfera.

 

Lo Stato per varare la manovra ha speso molto, troppo per molti esperti. E nel corso degli anni ci sono state proroghe e piccoli interventi correttivi. Negli anni inoltre non sono state poche le operazioni della guardia di finanza in Italia per scovare e fermare truffe, anche ingenti, nella cornice Superbonus.

 

"In un anno ci sono stati 13 decreti, le banche avevano inoltre iniziato a bloccare la cessione dei crediti", dice il direttore generale del gruppo Seac. "Un quadro estremamente complesso e per questo ci siamo presto allontanati da questo settore. Ci siamo limitati nel portare a termine i pochi contratti attivi". 

 

Il gruppo Seac appare così estraneo all'intera vicenda. "Il rischio connesso a episodi di questo tipo è che siano disconosciuti i crediti maturati in queste attività. Tuttavia siamo fiduciosi che non ci saranno ripercussioni: ci siamo fermati tra il 2021 e il 2022. La riflessione però è che le difficoltà e le sofferenze delle aziende in questi casi subentrano nella fase finale dei cantieri e non all'inizio dei lavori a causa della mancanza di liquidità sul mercato", conclude Cova.

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