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Scuole dell'infanzia aperte a luglio, Bisesti va avanti mentre il mondo dell'istruzione si oppone. I sindacati: ''Non lo si fa per i bambini e si svilisce il ruolo di chi ci lavora''

Nonostante sul tavolo ci siano altre opzioni evidentemente più ragionevoli sia per le famiglie che per il mondo dell'istruzione la Pat è ferma sulla sua idea fondata su un sondaggio fatto tra le famiglie che per lei ha visto il 73% delle adesioni ma in realtà non supera il 41%. I sindacati pronti ad azioni di protesta nei prossimi giorni

Di Luca Pianesi - 06 maggio 2021 - 16:04

TRENTO. La rottura è sempre più evidente e non è dovuta al fatto che gli insegnanti pensino più alle ferie che ai bambini o non hanno voglia di lavorare e allora si oppongono allo stare in classe a luglio, messaggi che, purtroppo, qualcuno vorrebbe far passare per dividere e creare contrasti perché tutto si trasforma in politica e ogni cosa viene automaticamente strumentalizzata, ma è dovuta a un problema di comunicabilità tra questa Provincia e questo dipartimento dell'istruzione e il mondo della scuola.

 

''E' incredibile come non capiscano che il messaggio che stanno dando è che la scuola dell'infanzia per loro non è scuola - spiega Cinzia Mazzacca della Cgil - ma è un servizio conciliativo. Un luogo dove i bambini vengono lasciati mentre i genitori vanno a lavorare. Ovviamente non è così e non per niente si chiama 'scuola' dell'infanzia. Ora, se noi ammattiamo questo, ammettiamo che per lavorarci bisogna avere un certo tipo di preparazione, competenze e devono esserci dei percorsi educativi e formativi di tipo scolastico. Questo tipo di percorsi, per legge, non sono strutturati su 11 mesi di frequenza. E allora la Pat dovrebbe spiegarci qual è l'esigenza di questa forzatura. La necessità parte dai bambini? E' mancato loro parte del processo formativo previsto? La scuola dell'infanzia è praticamente rimasta sempre aperte. Quel che è sicuramente mancato loro sono alcuni aspetti legati alla socializzazione perché giocoforza anche in queste strutture si dovevano seguire dei protocolli, c'erano limitazioni e regole. Quindi creare delle condizioni per favorire soprattutto la socializzazione sarebbe stata la strada corretta da seguire''.

 

E allora, in questo senso, erano benvenute le iniziative sia provinciali che nazionali: da un lato, infatti, sul tavolo c'era la proposta proveniente dalle minoranze in consiglio provinciale, che chiedevano alla Pat di finanziare le attività di colonie e servizi diurni permettendo alle famiglie di avere un appoggio gratuito durante l'estate per i loro bambini e le loro bambine; dall'altro c'è il progetto del ministero all'istruzione con le scuole (tutte, dalle primarie alle secondarie) a coordinare enti e associazioni del territorio per svolgere durante l'estate attività di socializzazione e in qualche modo di appoggio allo studio (fare i compiti, preparare eventuali prove di recupero ect). In questo caso, però, l'adesione degli studenti, delle famiglie e dei docenti sarà su base volontaria e le iniziative coordinate dagli istituti scolastici saranno declinate in ragione dello specifico contesto, stabilendo “relazioni di comunità” con le risorse del territorio e adottando per quanto possibile veri e propri “patti educativi per la formazione”: qualcosa di straordinario e di lontanissimo da quanto previsto dalla Provincia di Trento

 

In Trentino, però, la discussione è azzerata e ogni proposta appiattita su quella voluta dallo stesso assessorato. Si incontrano i sindacati e le parti sociali, come avvenuto ieri, ma solo per dire loro che o si fa così o si fa così e poi lo si spaccia per dialogo. Ieri la Pat ha mandato un comunicato stampa a seguito dell'incontro, andato male, con i sindacati, dove spiegava che ''la Provincia, nel ribadire  la volontà di prolungare il calendario scolastico delle scuole dell’infanzia nel mese di luglio, con l’intento di facilitare  bambini e  famiglie pur non penalizzando il personale scolastico, ha formulato una proposta di conciliazione che comprende due aspetti caratterizzanti. Il primo prevede la fruibilità per il personale  insegnante di una settimana di ferie durante questo periodo di apertura, da svolgersi entro il 31 luglio 2021. Il secondo introduce un rinvio al 6 settembre 2021 della ripresa del calendario scolastico per il prossimo anno. La ratio delle proposte è finalizzata a garantire, a tutto il personale, almeno 6 settimane di pausa prima della ripresa delle attività autunnali''.

 

''Insomma tutto è ridotto a un mortificante dibattito su ferie, settimane a casa - spiega ancora Mazzacca - quando ancora non esiste un progetto formativo. Non sanno nemmeno come saranno composte le classi. Non sanno cosa dovrà fare un'insegnante né con quanti bambini''. Flc Cgil, Cisl Scuola e Satos hanno confermato lo stato di agitazione, sia per tutto il personale della scuola dell’infanzia che per i coordinatori pedagogici provinciali, e sono pronti ad organizzare azioni e presidi dalla prossima settimana (si parte l'11, il 12, il 13 davanti alla Provincia per sensibilizzare uno per uno i consiglieri provinciali) per sollevare e porre attenzione sulle questioni che attanagliano ormai da troppo tempo il comparto.

 

Sindacati e insegnanti, insomma, non accettano la narrazione della Giunta secondo cui l'estensione fino a fine luglio del calendario per la scuola dell'infanzia è una necessità per rispondere ai bisogni delle famiglie con figli piccoli. E chiedono chiarezza sui dati relativi all'interesse manifestato dai genitori trentini per l'estensione dell'apertura a luglio. L'anno scorso su una popolazione scolastica di 14.897 iscritti avevano aderito alla proposta di apertura a luglio in 5683 pari al 38,15%. Il costo per l'apertura è stato pari ad 550mila euro. Quest'anno l'assessorato ha reso noto che il 73% delle 8mila famiglie che hanno risposto al questionario, su circa 14.500 iscritti, sarebbe interessata al prolungamento estivo. Il numero assoluto non si discosta molto dallo scorso anno: si tratta sempre di poco meno di 6mila famiglie, esattamente 5.946 e quindi circa il 41% (non certo il 73) degli attuali frequentanti.

 

Numeri che tra l'altro non tengono conto di una platea molto più ampia, che riguarda le famiglie con figli fino a 14 anni. "Sono forse famiglie di serie B? Se un ragionamento va fatto deve essere ampio e coraggioso e coinvolgere tutte le professionalità - dicono i sindacati compatti in questo senso - su cui può contare la nostra comunità, dalla scuola al terzo settore. Se la Giunta ha realmente a cuore i bisogni delle famiglie trentine abbia il coraggio di proporre soluzioni innovative, apra un confronto costruttivo e non si limiti ad una proposta che è più propaganda che sostanza e che ha pure il pregio, per l'Esecutivo, di costare pochissimo alle casse di Piazza Dante visto che le richieste aggiuntive imposte al personale non hanno alcun riconoscimento economico".

 

Flc, Cisl scuola e Satos puntano il dito, infine, anche contro la decisione di attribuire ferie d'ufficio al personale che, avendo lo scorso anno lavorato nel mese di luglio, non ha potuto godere delle ferie 2020 maturate. Contrari anche alle continue richieste ai coordinatori senza alcuna pausa di recupero psicofisico garantito e che con l’apertura dell’11mo mese della scuola sarà nuovamente messo in discussione. A stupire è anche l'atteggiamento pregiudiziale con cui la Giunta si relaziona al mondo scolastico, non volendo vedere lo sforzo messo in campo da insegnanti e personale della scuola in questo anno di pandemia per garantire un’attività in presenza il più ampia possibile, mettendo in gioco responsabilità, competenze e professionalità. Tutte questioni che i sindacati hanno posto sul tavolo del confronto anche ieri sera, senza alcun passo in avanti. 

 

“Il prolungamento del calendario scolastico nel mese di luglio – ha ribadito l’assessore Bisesti – va in continuità con le finalità educative e pedagogiche stabilite dalle progettazioni contestuali e collegiali dei singoli istituti. Le attività previste saranno pertanto in armonia con lo spirito autentico della scuola e garantiranno continuità di approccio, di principi e di obiettivi nell’ottica della salvaguardia dei diritti dei bambini, oltre che a supporto della genitorialità”. Il mondo della scuola e l'assessorato all'istruzione sembrano viaggiare su binari lontanissimi (sul tavolo c'è anche la questione delle dimensioni delle classi per il nuovo anno scolastico che la Pat vorrebbe già riportare all'epoca pre-Covid ma che tutti gli altri, insegnanti, dirigenti scolastici, famiglie e studenti, chiedono di lasciare come sono), pertanto sarà ora compito del Commissario del Governo individuare gli elementi per la conciliazione delle parti.

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