Tim e sindacati ancora in stallo tra accordi stralciati, dipendenti senza premio e dirigenti con bonus
L'azienda ha registrato un inversione di tendenza del +0,2, ma il debito resta alto per la quinta realtà del nostro paese. Le azioni di Tim e il licenziamento dei circa 200 dirigenti avrebbero permesso di garantire l'attuale occupazione dei lavoratori. Alan Tancredi (Uil): "Gli scioperi per ora non hanno mosso molto. Serve un'analisi e un tavolo negoziale serio"
TRENTO. Non sono bastati, per ora, i diversi scioperi indetti unitariamente da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil per protestate contro il mancato rinnovo del contratto nazionale di settore e lo stralcio unilaterale dell'accordo integrativo da parte di Tim. In Trentino i circa 350 lavoratori si ritrovano dallo scorso 1 febbraio con le buste paga più leggere per le decisioni dell'azienda leader del settore telecomunicazioni che rappresenta la quinta realtà privata in Italia e una società altamente strategica per lo sviluppo dell'economia nazionale, nonostante i 25 miliardi di debiti e la curva verso il basso dei posti di lavoro (oltre 120 mila dipendenti nel 2000 fino agli attuali 50 mila, ndr). Un quadro che vede Tim guardare al futuro concorrenziale e monitorare l'ipotesi dell'approdo nel Belpaese della telefonia mobile 'Free'.
Non è solo una questione salariale, ma la disdetta dell'accordo integrativo comporta una grande distanza sui temi degli orari di lavoro, del part-time, delle flessibilità e della classificazione professionale. Le segreterie nazionali dei sindacati confederati hanno incontrato la dirigenza di Tim per una valutazione 'politica' relativa alle dinamiche finanziarie a partire dagli ultimi risultati economici del gruppo fino ad arrivare al nuovo regolamento aziendale.
Un tavolo dove le parti sociali, oltre a confermare la loro contrarietà al metodo utilizzato per la disdetta degli accordi di secondo livello del 2008, hanno manifestato la loro preoccupazione sugli effetti che il nuovo regolamento aziendale avrà sui lavoratori in termini salariali e normativi. Uilcom Fistel e Ugl Tlc sottolineano l'importanza di ricostruire un clima di fiducia tra azienda e lavoratori, in quanto le sfide competitive e gli obiettivi produttivi di Tim dipendono in modo organico dalla soddisfazione e dalle motivazioni dei propri dipendenti.
Un serrato percorso fra i sindacati confederati e il colosso della telefonia che potrebbe trovare la propria conclusione intorno a metà di questo mese. Un confronto che dovrebbe verificare le intenzioni aziendali sulla fruizione di permessi e ferie, quelle sulle internazionalizzazioni di attività e strumenti per le ricollocazioni professionali al fine di favorire l'occupabilità dei lavoratori all'interno del contesto di evoluzione e cambiamento del business, senza dimenticare gli approfondimenti relativi al nuovo piano di risultato per il triennio 2017-2019. Nella lente di ingrandimento dei sindacati finisce infatti la mancata erogazione ai dipendenti del premio di risultato per il 2016, "quando - dice Alan Tancredi, segretario di Uilcom Uil - i dirigenti hanno beneficiato del bonus legato alla redditività e produttività".
Dopo aver licenziato cento dirigenti lo scorso anno e aver previsto l'allontanamento di ulteriori cento unità per questo 2017, Tim ha bloccato il pagamento dei dividendi agli azioni fino al 2020 e ora resta alla finestra in attesa degli sviluppi della trattativa sul contratto nazionale delle telecomunicazioni. Le azioni intraprese dall'azienda avrebbero garantito l'attuale perimetro aziendale, evitando quindi licenziamenti dei dipendenti, e un'inversione di tendenza rispetto al passato, un risultato traducibile nel +0,2%.
Questo stallo sarebbe dovuto alla volontà dell'azienda di spostare alcuni istituti dal contratto nazionale a quello integrativo di secondo livello, trovare spazio per alcune normative previste nel Job Acts e svolgere la trattativa attraverso l'Rsu e quindi non direttamente con i sindacati, che sono in fase interlocutoria e su posizioni diverse, che avrebbero una eventuale mera funzione di consulenza.
"Il settore è in fermento, ma gli scioperi - commenta Tancredi - non hanno per ora portato grandi risultati. L'auspicio è di sedersi attorno al tavolo in modo serio per sbrogliare questa matassa alquanto complessa: un'analisi della situazione per trovare contromisure efficaci per evitare che i lavoratori paghino per gli errori commessi dai vertici aziendali. Necessaria una maggiore assunzione di responsabilità".