I lavoratori di Dolomiti Energia e Novareti in sciopero per il rinnovo del contratto gas-acqua
Il contratto nazionale collettivo del settore è scaduto 14 mesi fa. Le tre sigle si sono rivolte all'inizio del mese al Ministero del lavoro per trovare una soluzione, ma l'esito è stato negativo. I sindacati: "Ottima partecipazione, un segnale per la contro parte"
TRENTO. I lavoratori di Dolomiti Energia e Novareti sono scesi in strada per manifestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale del comparto gas e acqua: "Non ci spieghiamo come mai tanti contratti siano stati rinnovati in svariati settori - spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil - mentre nel settore delle ricche multiutility avanzano proposte inaccettabili".
Il contratto è scaduto da circa 14 mesi e "riteniamo - dice Mario Cerutti, segretario della Filctem Cgil - irricevibile la piattaforma delle controparti e non accettiamo un contratto al ribasso, che arretra drasticamente sulla parte normativa e non soddisfa la parte salariale". L'intervento presso il ministero del Lavoro nel tentativo di conciliazione è andato a vuoto a inizio mese e in tutta Italia si è stato indetto uno sciopero generale. Il settore acqua e gas interessa oltre 45 mila lavoratori nel Bel paese, mentre in Trentino i dipendenti sono intorno alle 350 unità.
Contestualmente i sindacati di categoria hanno dichiarato lo stato di agitazione con conseguente sospensione di ogni prestazione straordinaria, unitamente al blocco delle relazioni sindacali, l'adesione del presidio qui in Trentino è stata alta: "Quasi l'80% dei lavoratori si è mobilitata - continua la Cgil - non solo gli operai, ma anche la parte impiegatizia. Quindi possiamo affermare che c'è stata un'adesione uniforme. A livello nazionale i primi dati mostrano un'ottima partecipazione e speriamo di poter riprendere il filo del discorso sulla contrattazione."
Il nodo del contendere sono in particolare i turni, la disciplina e le indennità, "oltre alla proposta - spiega Paolo Pirani della Uiltec Uil - di aumentare la retribuzione di soli 60 euro: l'incremento più basso tra tutti i contratti collettivi. Le parti sono troppo distanti, le multiutility riscuotono premi prestigiosi, mentre elargiscono sostanziosi dividendi a soci e privati: non hanno a cuore la dignità dei propri dipendenti, il cui lavoro rende un grande servizio alla cittadinanza e contribuisce all'importanza di queste aziende".
La situazione è delicata in quanto coinvolge anche le gare per i rinnovi delle concessioni della gestione rete: "Siamo davanti al ricatto di realtà per il 98% pubbliche oppure ampiamente partecipate che cercano il miglior prezzo sulla pelle dei lavoratori. La battaglia - conclude Cerutti - è quella di inserire le clausole sociali e di salvaguardia, altrimenti a causa del Job Acts e l'eventuale cambio di gestione, seppur in molti casi una probabilità remota, il lavoratore si troverebbe completamente esposto, passando al contratto a tutele crescenti, come se fosse un neo assunto, anche se magari opera nell'azienda da trenta anni. Serve un atteggiamento costruttivo della controparte e speriamo che questo segnale venga recepito, altrimenti la mobilitazione è destinata a ripetersi".