Frana Monte Gorsa, i sindacati: "Situazione già segnalata da un anno, ma Comune e Servizio minerario si sono limitati a guardare"
La frana ha iniziato a muoversi domenica 5 marzo a causa delle piogge dei giorni precedenti, lunedì è arrivata la delibera di 'somma urgenza' che ha portato anche alla chiusura di parte della strada provincia 76. Due ditte ferme in attesa della normalizzazione della situazione
LONA LASES. Domenica 5 marzo la frana sul monte Gorsa ha iniziato a muoversi a causa delle piogge nei giorni precedenti e lunedì è arrivata la delibera di somma urgenza del Comune di Lona Lases per la messa in sicurezza dell'area del fronte: un provvedimento che ha portato inoltre alla chiusura fino al 27 marzo del tratto della strada provinciale 76, limitando il transito tra i due comuni di Lona Lases e Albiano, compreso il traffico da e per il settore estrattivo. "Questa situazione andava risolta prima - dicono i sindacati Fillea e Filca all'incontro con i comuni di Albiano e Lona Lases, il servizio Minerario della Provincia, Sogeca e i rappresentati delle ditte Paganella e Odorizzi Giuseppe -. Comprendiamo le ragioni che hanno spinto alla chiusura della strada provinciale, ma adesso è urgente fare tutti i lavori necessari per consentire agli operai di tornare al lavoro".
Una ventina di lavoratori si trovano, infatti, in cassa integrazione ordinaria per eventi franosi: questo significa una pesante decurtazione delle retribuzioni. "Sollecitiamo - spiegano Moreno Marighetti e Manuel Ferrari della Fillea Cgil e Fabrizio Bignotti della Filca Cisl - l'amministrazione comunale e il servizio Minerario a completare il prima possibile la rimozione della parte più critica dello sbancamento e, dunque, arrivare alla riapertura della strada: una prima soluzione tampone così almeno i lavoratori potranno riprendere le attività di lavorazione nei due piazzali".
Le parti sociali chiedono inoltre di attivare una forma di solidarietà tra le imprese del distretto per consentire alla Paganella e alla Odorizzi Giuseppe di lavorare nei loro piazzali una parte di materiale estratto dalle altre ditte: le attività di estrazione, infatti, non possono riprendere fino a quando non viene rimosso tutto il materiale franato, circa 12 mila metri cubi. "Le operazioni di svuotamento - continuano - richiedono tempo, ma soprattutto hanno un costo notevole di prezzo unitario di 12,80 euro al metro cubo per un contratto presunto di 153.600 euro".
I sindacati tengono sul tavolo anche la richiesta di ricollocare il personale nel settore. “Per noi è fondamentale che l'attività interrotta riparta in tempi brevi. Se questo non fosse possibile, valuteremo anche l'altra ipotesi – ammettono i rappresentanti dei lavoratori -. Questa situazione poteva essere evitata e sulla tenuta del monte Gorsa ci sono delle responsabilità. La necessità di mettere in sicurezza con lavori di 'somma urgenza' è stata segnalata da un anno, ma il comune di Lona Lases non è intervenuto, senza dimenticare che davanti a questi ritardi il Servizio minerario è rimasto a guardare".
Fillea e Filca ricordano inoltre che attendono ancore di essere convocati per una riunione sulla sicurezza delle cave e un nuovo incontro è previsto la prossima settimana. "In questa situazione - concludono Marighetti e Bignotti - va tutelato il lavoro e la conservazione del territorio. Due obiettivi che si possono conseguire solo attraverso una progettazione seria".