Aquafil, i sindacati trentini a Novara per dare man forte ai lavoratori piemontesi, per dire "no" a Bonazzi e alla Slovenia
L'azienda del presidente di Confindustria Trento starebbe per chiudere in Piemonte per delocalizzare. I rappresentanti trentini di Filctem Cgil, Uiltec Uil, Femca Cisl e Usb hanno manifestato davanti alla sede di Novara
TRENTO. Venerdì 3 marzo una delegazione trentine delle Rsu si è recata a Novara per solidarizzare con i colleghi che vedono il proprio posto di lavoro a forte rischio. Da indiscrezioni, infatti, pare che la Borgolon sia in procinto di chiudere o comunque ridimensionare la propria attività. "La tensione è alta e il clima pesante - dicono unitariamente le quattro sigle sindacali Filctem Cgil, Uiltec Uil, Femca Cisl e Usb -. La situazione è caotica e il fatto che si sia scesi a Novara in maniera unitaria è un gesto molto responsabile: i lavoratori ci hanno messo la faccia e hanno cercato di dare un segnale forte all'azienda".
La notizia del ridimensionamento dell'attività allo stabilimento Borgolon in provincia di Novara è arrivata come un fulmine a ciel sereno. "E' evidente - ammette Alan Tancredi della Uiltec Uil - il disappunto per la delocalizzazione dell'attività dello stabilimento piemontese, un'azienda di Giulio Bonazzi, presidente di Confindustria Trento".
Non è stata ancora avviata la procedura ufficiale, ma il destino della Borgolon, acquisita nel 2007 dal gruppo trentino, sembra ormai segnato. Dopo la vicenda del 2013 che ha visto una riduzione del 50% del personale a causa dei costi energetici che non rendevano competitiva l'azienda, arriva ora questa tegola che rischia di far chiudere definitivamente i battenti alla realtà piemontese. Allora i venti della crisi avevano portato il ramo in Croazia. Un 2013 difficile per Aquafil: l'Aquaspace di Rovereto ha sofferto un forte riduzione di circa 60 dipendenti, mentre nello stabilimento di Arco "i lavoratori - ricorda Mario Cerutti della Filctem Cgil - hanno fatto grossi sacrifici, come la riduzione delle ore e del salario, oltre al blocco dei premi. La cinghia stretta aveva però permesso l'assunzione di diverse unità".
Aquafil, uno dei principali attori in Italia e nel mondo nella produzione di fili poliammidici, gode di buona salute con circa 500 milioni di fatturato e circa 2.000 dipendenti, e rappresenta un punto di riferimento per qualità, innovazione e nuovi modelli di sviluppo sostenibile, "ma sembra - continua la Cgil - che il volume produttivo della Borgolon sia limitato e l'azienda in sofferenza. Il giro d'affari del gruppo è legato in particolare ai poli in Cina, Croazia, Germania, Gran Bretagna, Slovenia, Stati Uniti e Tailandia". In Slovenia in particolare "sono stati fatti - commenta Tancredi - oltre 25 milioni di investimenti, mentre nel 2015 si è raggiunto l'accordo per il licenziamento di 15 dipendenti allo stabilimento di Rovereto".
E sembra un po' un déjà vu, oggi le strade piemontesi sembrano portare alla Slovenia, destinazione Lubiana, mentre proprio ad Arco si affrontano le stesse tematiche di quattro anni fa in quanto l'accordo precedente è scaduto: "Certo - prosegue Cerutti - la situazione è diversa e non desta preoccupazione e allarmismo, però dobbiamo tenere alta l'attenzione: il quadro generale e il mercato del lavoro non inducono all'ottimismo. Prevale in misura sempre più diffusa un'impostazione prettamente mercantile che porta a considerare il lavoro alla stregua di una merce di scarso valore. Non si può accettare questa deriva".
L'ufficialità quindi manca, ma sembra essere questioni di giorni: il 10 marzo il presidente Bonazzi dovrebbe fare un annuncio e dall'ufficio stampa non filtrano commenti: "Per ora smentisce la notizia di una completa chiusura della sede novarese - conclude Tancredi -. Auspichiamo per rispetto verso i lavoratori, ai quali sarebbe stato proposto di venire in Trentino, l'impegno di Aquafil a operare una scelta diversa rispetto a quella già presa, anche a fronte dei risultati positivi dell'ultimo triennio".