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Punti nascita, intervengono Ostetriche e Pediatri: “A Cles e Cavalese vanno chiusi non sono sicuri”. Dino Pedrotti: “Scelte politiche sbagliate che non guardano ai bambini”

La pediatra Filippi parla di “soldi buttati a cooperative private” con medici “che non possono garantire quel rapporto e quella qualità dei servizi destinati alle mamme e ai neonati”. L'Ordine delle Ostetriche sottolinea come già molte donne decidono di raggiungere Trento per partorire. Intanto le  unità operative di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali di Cles e Cavalese vanno avanti con l'utilizzo di gettonisti perché l'Azienda sanitaria non trova altro personale

Di Giuseppe Fin - 31 ottobre 2024 - 05:01

TRENTO. “I soldi che vengono spesi per questi punti nascita sono uno scandalo. Lo dobbiamo rinfacciare a quei politici che non guardano il mondo pensando alla sicurezza del bambino”. Le parole arrivano dal dottor Dino Pedrotti, classe 1932, un'intera vita dedicata ai bambini e considerato il decano della neonatologia in Trentino.  Il 'Mondo a misura di bambino', citando uno dei sui libri, non è quello di cui si sta discutendo in questi giorni, parlando dei punti nascita di Cles e Cavalese. 

 

Per garantire gli standard di sicurezza a madre e bambino i punti nascita devono avere almeno 500 parti all'anno. Per i due punti periferici trentini si è riusciti ad ottenere una deroga statale usata poi per fini elettorali. 

 

Oggi, però, i numeri dei punti nascita di Cles e Cavalese, la denatalità e l'utilizzo di un cooperativa di gettonisti per farli funzionare con un esborso di soldi pubblici non di poco conto, richiedono nuove riflessioni come richiesto anche dagli esperti, dalle ostetriche ai pediatri, che mettono al centro la sicurezza delle partorienti e dei neonati.

 

“Abbiamo dei numeri - spiega Dino Pedrotti – e abbiamo diverse dichiarazioni internazionali che ci dicono chiaramente che così non si può andare avanti. Ne ho parlato in passato anche con il governatore Fugatti e anche con Stefania Segnana quando era assessora. Purtroppo i politici guardano alle prossime elezioni e non al dopo. Occorre cercare la sicurezza del bambino, poi quando vengono fuori anche i soldi spesi è uno scandalo vero e proprio”.

 

Per Pedrotti è importante che l'azienda sanitaria riesca a fare “cultura della neonatologia” senza lasciarla “in balia dei politici”.

 

LE OSTETRICHE E I PEDIATRI
Gli 'addetti ai lavori' non hanno dubbi: i punti nascita di Cles e Cavalese devono essere chiusi perché con numeri così bassi di parti non possono assicurare la sicurezza necessaria per mamme e neonati. “Le evidenze ci dicono che nei punti nascita dove nascono pochi bambini in realtà il rischio errore o di mal gestione sono impattanti” spiega Serena Migno, presidente l'Ordine delle Ostetriche della provincia di Trento. “ Le donne – continua la presidente - seguite dal percorso nascita in Val di Non non coincidono con il numero di parti a Cles. Sono tante quelle che decidono di partorire nel capoluogo”. 

 

C'è poi la questione economica e di soldi pubblici spesi. “Potrebbero essere investiti sul territorio per nuovi servizi e le ricadute sarebbero su tutta la comunità” spiega ancora la presidente l'Ordine delle Ostetriche della provincia di Trento.

 

A parlare di “numeri di nati irrisori per garantire la sicurezza della mamma e del bambino” sono anche i pediatri. “Questi punti nascita vanno chiusi” spiega la pediatra Lorena Filippi. “Dal punto di vista della sicurezza siamo contrari a mantenere aperta una struttura destinata a chiudere per denatalità ma anche per decisioni di mamme consapevoli e responsabili”. 

 

Filippi parla di “soldi buttati a cooperative private” con medici “che non possono garantire quel rapporto e quella qualità del servizi destinati alle mamme e ai neonati”. “Il nostro lavoro – continua - oltre ad avere base scientifica, consta di parte pratica che si acquisisce sul campo. Ci sono manovre da adottare in caso di criticità che hanno bisogno di essere rinfrescate e la rarità dei parti non lo permette”.

 

I NUMERI E I GETTONISTI  (QUI L'ARTICOLO)
Da gennaio alla fine di settembre di quest'anno all'ospedale di Trento abbiamo avuto 1633  parti con una media di 5,96 parti al giorno. A Rovereto questa media è stata di 2,50 parti al giorno mentre numeri ben inferiori li troviamo nei punti nascita di Cles dove si registra una media di 0.52 parti al giorno (158 giorni non consecutivi in 9 mesi senza alcun genere di parto) e ancora più basso il dato del punto nascita di Cavalese che si ferma a 0.47 parti al giorno (169 giorni non consecutivi in 9  mesi, senza alcun genere di parto).  

 

Numeri che dovrebbero far riflettere anche dal punto di vista della sicurezza considerando che già in passato a Cavalese si è assistito anche a 12 giorni consecutivi di personale a ''braccia conserte'' (rigorosamente 24 ore su 24) perché non c'erano bimbi da far nascere.

 

A Cles, ad esempio, nel mese di settembre si sono verificati 14 parti, sei in meno rispetto ad agosto, cinque in meno di luglio. Nello stesso periodo, invece, a livello provinciale i numeri di nascite registrati dall'Apss sono andati in opposta direzione. 
Da osservare anche il numero dei cesarei.  Fino a qualche mese fa, a Cles si arrivava al 13/14%, oggi siamo oltre il 21% sul totale dei nati. Ed è un dato, si badi bene, già epurato di quelli gemellari, complicati o facenti riferimento a gravidanze " non fisiologiche". Tutte fattispecie già dirottate verso il Santa Chiara.

 

Per quanto riguarda le unità operative di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali di Cles e Cavalese la gestione del personale medico è stata affidata  alla cooperativa Novamedica. Il fabbisogno complessivo stimato indicato alla società cooperativa è di 45 turni di guardia attiva di 12 ore con reperibilità di 12 ore e  25 turni di guardia attiva di 12 ore senza reperibilità per entrambe le sedi a Cavalese e Cles.  La  durata del contratto pari a tre mesi, con decorrenza dal 21 ottobre e con possibilità di proroga per ulteriori due mesi.  L'importo complessivo a base d’asta è stato pari a 139.000 euro.  Per quanto riguarda il turno diurno/notturno di guardia attiva di 12 ore  con  reperibilità di 12 ore il costo è di 2.220 euro mentre per il turno diurno/notturno di guardia attiva di 12 ore senza reperibilità il costo è di 1560 euro

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