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Manifesti antiaborto rimossi? I Pro-vita minacciano denunce ma ringraziano Cia e Dalzocchio “che difendono la nostra campagna”

L’associazione “Pro Vita e Famiglia onlus” minaccia di denunciare chi ha fatto rimuovere i manifesti che paragonavano la pillola abortiva Ru486 al veleno: “Ringraziamo i trentini Mara Dalzocchio, Claudio Cia, Francesco Agnoli e Giuseppina Coali, che stanno difendendo la nostra campagna”

Di Tiziano Grottolo - 21 dicembre 2020 - 13:43

TRENTO. Dopo la presa di posizione del sindaco di Trento Franco Ianeselli i manifesti antiabortisti che erano stati affissi nel Capoluogo sono stati rimossi (QUI articolo), però, l’associazione “Pro Vita & Famiglia” non si è arresa affermando che sarebbe stata riproposta una nuova campagna pubblicitaria. Per il momento i nuovi manifesti non si sono visti ma la stessa associazione ha fatto sapere di aver di aver dato mandato ai legali di presentare svariati ricorsi ai Tar regionali.

 

I nostri legali sono al lavoro con decine di denunce, richieste di rettifiche alla stampa e numerosi ricorsi”, ha affermato Toni Brandi, presidente di “Pro Vita e Famiglia onlus”. Brandi ha anche ringraziato “quanti stanno procedendo a difendere la nostra campagna con mozioni e interrogazioni per la libertà di espressione e per la verità sull’aborto”, fra questi ci sono i trentini i consiglieri provinciali Mara Dalzocchio e Claudio Cia, eletti rispettivamente con Lega e Agire, ma anche Francesco Agnoli e Giuseppina Coali, che alle ultime comunali hanno sostenuto Silvia Zanetti di “Si può fare”. I due consiglieri, pur con posizioni diverse, avevano criticato la scelta di rimuovere i manifesti, che paragonavano la pillola abortiva Ru486 al veleno.

 

Dal canto suo Ianeselli aveva giustificato così la sua decisione, arrivata dopo le proteste delle associazioni che difendono i diritti delle donne: “I manifesti comparsi in questi giorni – sottolineava il primo cittadino di Trento – sono subdolamente violenti e menzogneri. Spettacolarizzano una decisione dolorosa per dare addosso ancora una volta, guarda caso, alle donne, esibendo una cultura paternalista che sembra non aver ancora recepito l’abolizione dello ‘ius corrigendi’, il supposto potere maschile di correggere e indirizzare mogli, figlie, sorelle. Il movimento che ha affisso questi manifesti se ne faccia una ragione. Non è più tempo per Biancaneve, mele avvelenate, principi e streghe. Le ragazze e le donne di questa città non si fanno intimidire. E noi difenderemo sempre la loro libertà da ogni tipo di controllo, coercizione, violenza. Ho dato disposizione di rimuovere i cartelli perché se manifestare pubblicamente le proprie opinioni è un diritto, non è tollerabile il ricorso a falsità per sostenere il proprio punto di vista”.

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