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''Mio nonno Benito era un papà premuroso'', come ti cancello la Storia: Mussolini il traditore seriale che fece morire il figlio in manicomio

DAL BLOG
Di Luca Pianesi - 13 febbraio 2025

Direttore de il Dolomiti

''Mio nonno Benito era un papà premuroso''. Sta facendo il giro del web la dichiarazione di Rachele Mussolini, nipote del Duce, che ha voluto così in qualche modo correggere la Storia e quanto emerso nella serie televisiva M-Il figlio del secolo tratta dai libri di Antonio Scurati che analizza la figura di Benito Mussolini. La nipote, consigliera comunale di Forza Italia, compie uno degli errori più banali e pericolosi quando si vuol ricostruire gli eventi del passato: far passare dei ricordi familiari (quasi sempre poco affidabili ed edulcorati dalla memoria che confonde tutto, tra passato e presente) quindi la ''memoria'' per la Storia. Mussolini, per la nipote Rachele, non sarebbe stata una ''persona spietata e cattiva'' (così ha dichiarato alla stampa) ma ''un padre assolutamente normale, come tutti''.

 

La speranza è che di ''padri'' come Mussolini ce ne siano stati davvero pochi nel mondo. Il Duce, come è noto, tradì tutti e tutto, sempre e comunque, amici, affetti, il ''suo'' popolo, i suoi ideali. Fu un traditore seriale in politica (prima socialista convinto poi persecutore dei suoi ex colleghi di partito), in famiglia (ebbe innumerevoli amanti e Rachele, la moglie, passa alla storia come una delle donne più tradite, con evidenze pubbliche, di sempre), nei valori (da fervente anticlericale fu il protagonista dei Patti Lateranensi e della ricucitura tra Stato e Chiesa) e nei principi (accusò a più riprese gli italiani delle sconfitte disastrose rimediate durante la guerra al suo esercito. Un popolo per 20 anni ''formato'' alla guerra e ''tradito'' nel prova più importante, quella appunto della guerra mandato al massacro in giro per il mondo mal armato, mal guidato, mal attrezzato).

 

Basterebbe pensare al Mussolini Ultimo Atto per inquadrarlo in maniera definitiva: beccato a scappare, come un traditore, vestito con una divisa da tedesco, nascosto su un camion mentre cercava di fuggire in Svizzera. Cosa si può immaginare di peggio per un uomo che voleva guidare un impero? Ma di peggio c'è tanto e lasciando stare i grandi fatti della Storia, i disastri politici e sociali, le leggi raziali, le persecuzioni politiche, gli omicidi, le vergognose campagne coloniali, e chi più ne ha più ne metta torniamo a quel ''mio nonno Benito era un papà premuroso'' che a Trento suona davvero come un insulto.

 

Già perché proprio a Trento Mussolini dimostrò il suo senso di famiglia. Qui ebbe una moglie, Ida Dalser sposata nel 1914 (un anno prima del matrimonio con Rachele Guidi) dalla quale ebbe un figlio, nato un mese prima del matrimonio con Rachele, a metà novembre del 1915. Il bimbo si chiamerà Benito Albino e Mussolini lo riconoscerà nel gennaio del 1916 iniziando a versare a Ida Dalser un piccolo assegno mensile di duecento lire. Ida e Benito Albino, per evitare che potessero intralciare la 'marcia' trionfale del Duce nella conquista del potere e di 'sporcare' la sua immagine di ''Uomo della Provvidenza'' per il Paese, vennero poi fatti sparire. Furono massacrati, psicologicamente, socialmente, fisicamente per ordine del Duce.

 

Ida Dalser fu 'spezzata' dall'internamento nell'Ospedale Psichiatrico di Pergine e morì per emorragia cerebrale nell'Ospedale Psichiatrico di Venezia. Il figlio Benito Albino non rivide più la madre dopo che nel '26 questa fu portata a Pergine. E non vide nemmeno il padre visto che il Duce affidò ogni rapporto con lui al fratello Arnaldo. Insomma il ''papà premuroso'' sapeva di quel figlio, conosceva tutto ma non desiderava altro che liberarsene per evitare scandali e problemi per sé stesso. Come la madre anche Benito Albino morirà internato in un ospedale psichiatrico a Mombello di Limbiate e la causa della morte sarebbe da far risalire a continue iniezioni di insulina che lo mandarono ripetutamente in coma fino a ucciderlo.   

 

Insomma non proprio un ''papà come tutti gli altri''. Forse lo fu per i cinque figli avuti con Rachele Guidi? Anche qui la memoria familiare cozza con la Storia. Indubbiamente tra un tradimento e l'altro, tra un figlio illegittimo nato con altre donne e l'altro, infilato nella sua attività di dittatore del Paese avrà avuto momenti belli e chissà, pure teneri, con i figli e la famiglia ma resta un fatto, drammatico che fa scomparire l'altra frase data alla stampa da Rachele Mussolini qualche giorno fa (''quando era in casa si giocava a carte e si ascoltava la musica. Era un papà premuroso, si interessava anche del rendimento scolastico dei propri figli''): Mussolini fece assassinare il marito della figlia e padre dei suoi nipoti.

 

Mussolini, infatti, firmò la fucilazione di Galeazzo Ciano marito di Edda che in tutti i modi tentò di implorare il padre affinché lo salvasse (come noto era tra i membri del Gran Consiglio che il 25 luglio 1943 votò l'ordine del giorno Grandi che destituì Mussolini). Una vicenda shakespeariana nella quale il padre avrebbe potuto salvare il marito della figlia che ne chiedeva la grazia ma non lo fece e l'11 gennaio 1944 Galeazzo fu fucilato come un traditore.

 

''Quali sono oggi i sentimenti verso suo padre?'', chiese nel 1946 Gino De Sanctis a Edda a Lipari, durante il suo esilio per un'intervista sul Corriere della Sera. ''Io l’ho odiato, l’ho odiato mortalmente - la risposta -. Ma ora il tempo passa e non posso non ricordarmi di lui, di tutta la nostra vita in comune. L’avevo tanto amato e tanto ammirato. L’avevo conosciuto, io sola tra i figli, al tempo della miseria oltre che al tempo della gloria. Se tanti Italiani hanno creduto in lui, potevo non crederci proprio io? L’avevo creduto un forte, un superuomo. (...) Credevo che mio padre fosse il superuomo. Ora capisco che era un debole, senza carattere. E poi aveva qualcosa nell’animo che io non riesco a giudicare. Con me è stato crudele: mi ha promesso due volte solennemente che avrebbe salvato Galeazzo. Invece l’ha fatto uccidere, l’ha fatto uccidere lui''.

 

Insomma se i bei ricordi, da qualche parte, in famiglia, verranno pure conservati e coltivati (più che legittimo) la Storia condanna quest'uomo sotto ogni punto di vista. Cercare, oggi, di rivalutarne qualche aspetto è davvero impresa ardua e scorretta. Di ''papà così premurosi'' per favore non datecene più. Padre della Patria, Uomo della Provvidenza, figuro che manda il figlio in manicomio per liberarsene ne abbiamo già avuto uno. Meglio non dimenticarlo.

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